15 gennaio 2014

"Anchiano. Viaggio in Media Valle" di Gianni Quilici






foto gianni quilici
Ore 12.10. Vedo lo spazio sterrato, al lato della strada, e parcheggio. Ai margini buttati là, due cavalli di frisa, e dietro di essi rifiuti vari e sacchetti di plastica. Mi sporgo e giù davanti ai miei occhi la bellezza del fiume, il Serchio. Ogni volta mi colpisce, prima di tutto, il biancore fitto dei sassi del greto, poi l’acqua che scorre tranquilla nel letto, ed ora uno dei rivoli secondari del fiume, che scende tra sassi ricongiungendosi al letto, quasi crepitando.

Ore 12.30. Anchiano. “Viale Norvegia” leggo. “Che strano la Norvegia che c’entra con  Anchiano?” penso. Dopo capisco. Ogni anno viene celebrata, il 1° maggio, la sagra del baccalà norvegese, che nasce dal gemellaggio con la città norvegese di Aaleseend, famosa appunto per il suo baccalà.
Parcheggio. Di fronte alla porta di ingresso c’è un cartello storico-informativo. Esso ci dice che Anchiano era già presente in epoca tardo-romana e che è stato il primo castello della lucchesia. Si trovava, infatti, in una posizione favorevole al controllo delle strade che andavano, l’una a Lucca; l’altra nelle Pizzorne.

foto gianni quilici
Arrivano dei bambini.  Il più grande fa la quarta elementare.  “Siete tutti nati in Italia?” chiedo poi. “Sì” rispondono in coro. “E siete fratelli e sorelle?” “No, siamo singoli” risponde uno di loro, sorridendo, e nell’arruffio delle voci che s’intrecciano “Io ho due fratelli…” “Io un fratello e due sorelle”,  schiamazzando, se ne vanno. Li fotografo da lontano, nella via che si allarga in due strade, ognuno separato  dall’altro, che continuano a parlare balzellando con l’irrequietezza irrefrenabile dell’infanzia.

foto gianni quilici
Il paese ha la chiesa di San Pietro in alto, in bella posizione, raccolta tra rocce e vegetazione, ma la facciata neoclassica, nonostante la forma equilibrata, è deludente nel grigiore del suo intonaco.
Bello, invece, il campanile merlato, con bifore, di pietre bianche e grigie con base massiccia, che termina con una cornice aggettante di solide pietre.





foto gianni quilici
Sulla facciata della chiesa leggo, invece, una epigrafe del 1920 in memoria di cinque soldati morti nella prima guerra mondiale.
“Aleggi la prece
Nella dolce aura natia
E dica loro in cielo
La tenerezza memore dei cuori”
Che fa pensare quanto allora si cercasse di legittimare, sublimandolo con un linguaggio aulico, dietro cui serpeggiava la retorica cattolica e nazionalista del sacrificio, la morte di giovani uccisi in una guerra sciagurata e criminale. Come contraltare, su un  masso di marmo, è stata, invece scritta, nel 1998, a tutti i caduti, un’epigrafe molto bella nella sua verità e asciuttezza “ Nulla è perduto con la pace, tutto è perduto con la guerra”


foto gianni quilici
Dall’alto il paese ha il fascino malinconico della mattinata grigia nelle case silenziose, che appaiono quasi indifese, con alcuni comignoli da cui spuntano sbuffi di fumo, contro lo sfondo  scuro del monte.

Scendo lungo la via della Chiesa con i sassi inseriti a costellazione, imbocco la via delle mura e arrivo ad una porta-galleria,  che dà sulla campagna. Il paese ha una sua unitarietà medievale, pur tra strade e vicoli, case gialle e case bianche, case in vendita e case ristrutturate, case abbandonate e case con belle cornici. E’ l’ora di pranzo. Il paese sembra deserto.  Vengo via pensando a quanta vita c’è dentro, che non si conosce!


Viaggio in Media Valle: Anchiano. Lunedì 13 gennaio 2014. 
 

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