09 gennaio 2014

"Verso nord" di Willy Vlautin




di Luciano Luciani

Dolente, ma non disperato, questo Verso nord, secondo romanzo di Willy Vlautin, leader e cantante dei “Richmond Fontaine”, uno dei più famosi e riconosciuti gruppi musicali di alternative country

Il libro, apparso negli Usa nel 2008 e tradotto da Quarup, piccola ma perspicace casa editrice italiana, è, infatti, simile a una ballata triste, carica dei malumori circolanti negli States affacciati sul precario balcone di questo nostro difficile inizio di millennio. 

Ne è protagonista Allison, poco più di vent’anni, “un aspetto ordinario, magra con i capelli neri e gli occhi blu”. Una ragazza come tante che, però, vive e soffre una quasi patologica anomia e un’altrettanto grave caduta di autostima: alle sue spalle e nel suo avvenire una famiglia, a dir poco, “volatile”, studi interrotti troppo presto, un presente fatto di lavoretti insulsi, presi e lasciati. Inetta a tutto, Allison si ubriaca spesso, ma non volentieri anzi quasi coattivamente, di vodka e 7up e subisce la relazione con Jimmy, un giovanotto dalle idee poche e confuse, strafatto di amfetamine e imbrancato con gentaglia xenofoba e razzista. Un rapporto ambiguo, intriso di violenza implicita ed esplicita e Allison ne reca i segni sul corpo: non solo lividi, ma anche un paio di tatuaggi “appena sopra il culo, dove portava tatuata una svastica nera delle dimensioni della moneta di un dollaro”. Subito sopra, sulla parte sinistra, portava un tatuaggio con il simbolo della Chiesa Mondiale del Creatore. Un cerchio con iscritta una grande M”, un segno di riconoscimento dei suprematisti bianchi. Una vita a cielo chiuso, a cui Allison non trova di meglio che reagire con pratiche autolesionistiche, oppure affidando i suoi pensieri, veri e profondi, a brevi scritti di sincerità totale con se stessa, subito precipitosamente eliminati. O anche colloquiando con… Paul Newman, non solo il suo attore preferito di cui conosce a memoria tutti i film, ma surrogato fantastico della figura paterna che la consiglia senza giudicarla. Disarmata, fragile, perdente, abituata a subire senza protestare, ad accettare supinamente le scelte degli altri, perennemente impaurita, la ragazza non sembra avere grandi possibilità di risalire la china in cui la sua storia e le sue debolezze la stanno spingendo. Ma Allison è un personaggio resiliente: non si spezza e resiste, si adatta e reagisce, cerca, con sofferenza, nuove strategie di sopravvivenza e nuovi equilibri. Cambia città e fa nuove amicizie; intraprende un nuovo lavoro e chiude con l’alcool e con l’autolesionismo; decide di farsi cancellare quei tatuaggi aberranti e inizia una storia d’amore finalmente nutrita di amicizia e rispetto. Sono in pochi ad assecondare questo percorso di trasformazione: un maturo camionista che ha conosciuto il dolore, una coppia di anziani che intravvede nella ragazza i lineamenti della propria figlia, una donna obesa che l’ aiuta, ed è aiutata, a vincere la solitudine e un giovane invalido reso tale dalla violenza insensata che attraversa i nostri giorni. 

Un finale interlocutorio, ma aperto a una speranza non facile né consolatoria, rende il romanzo di Vlautin unico nel panorama letterario Usa d’inizio secolo: un libro, per dirla con le parole dell’autorevole “San Francisco Chronicle”, che “ci viene incontro con la forza della realtà e questo, ai nostri tempi, è una sorta di trionfo”.

Willy Vlautin, Verso nord, quarup. collana Badlands, traduzione di Alessandro Agus, pp. 190, Euro, 14,90.

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