09 gennaio 2014

"Paris en liberté" di Robert Doisneau




Un viaggio affascinante 
nella Parigi 
di Robert Doisneau

di Gianni Quilici

Genova. Palazzo Ducale. Lo scorso anno Steve McCurry; quest’anno Robert Doisneau. Due grandi fotografi: uno del colore, l’altro del bianco-nero; uno del vasto pianeta; l’altro di Parigi.
La mostra di Robert Doisneau, più di 200 scatti, chiuderà il 26 gennaio e, a chi può, consiglio caldamente di non perderla.

Perché è un viaggio affascinante nella Parigi muta e viva negli anni che vanno dal 1934 al 1991.
E perché Robert Doisneau è un poeta. Tutti gli artisti, in quanto tali, si potrebbe obiettare, sono poeti. Ci sono, però, modi diversi di esserlo. Doisneau lo è in modo diretto, perché coglie immediatamente il nucleo dell’emozione. Il suo rapporto è doppiamente poetico: perché ama i soggetti che ritrae e riesce a trasmetterli nella loro verità, profondità, silenzio. E questo perché stabilisce una relazione con i soggetti empatica e fraterna, anche quando lo scatto è divertito, divertente. E’, si potrebbe dire con Brecht, “la semplicità che è difficile a farsi”.

Vediamolo da vicino.
In primo luogo Robert Doisneau ha scelto come campo di esplorazione fotografica la sua città, Parigi. E lo ha fatto attraverso un orizzonte ampio, che la mostra stessa e un video, visitabile alla fine del percorso Robert Doisneau, tout simplecement di Patrick Jordu, abbondantemente documentano: dalla guerra alle barricate, dal lavoro di fabbrica alle centinaia di lavoretti di strada, dai mercati ai bistrot, dai balli agli spogliarelli, dagli atelier di moda alle gallerie d’arte, dai lungo Senna ai giardini, dalle strade del centro agli spazi aperti e desolati delle periferie, dai cani ai gatti, dai baci ai giochi; tra gente di tutti i tipi e di tutte le età: dal clochard all’alta borghesia, dai bambini alle puttane.

Con una predilezione a fotografare ciò che lui più amava:
“Quello che io cercavo di mostrare era un mondo dove mi sarei sentito bene, dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere. Le mie foto erano come una prova che questo mondo può esistere”.
Questo mondo è la Parigi popolare, umiliata, ingenua, che si arrangia, che lavora, che passeggia, che si diverte... E’ anche la Parigi degli artisti. Pittori, scrittori, registi, attrici, colti nel loro quotidiano vivere in alcuni straordinari ritratti. Prevert e Picasso, Bunuel e Orson Welles, Queneau e Simone De Beauvoir, Giacometti e Sabine Azéma, Simenon e Juliette Greco, per citarne alcuni.

Ma Doisneau non ha vissuto con gli occhi chiusi. La sua foto è anche critica, accusatoria. Lo è in modo netto, esplicito. Lo è contro la distruzione del mercato di Les Halles, di cui amava l’incredibile varietà umana. C’è una foto emblematica: l’enorme buco, su cui sorgerà il Centre Pompidou e su cui volteggiano sullo sfondo, in contrasto con il biancore di  palazzi settecenteschi,  uccelli, forse piccioni, in controluce, neri. Lo è soprattutto nelle ultime foto: la distruzione di palazzi e di vegetazione  per far posto a grattacieli anonimi in uno scenario di terra bruciata.

Prendiamo uno degli scatti più formidabili, anche perché più difficili a farsi. Non so se questo sia l'unico o uno di una serie di scatti che Robert Doisneau ha realizzato in questa situazione.
Ciò che mi pare certo è che ha toccato l'attimo, quel velocissimo momento in cui tutto miracolosamente è al suo posto.
Come si potrebbe intitolare una foto del genere?
Gli sguardi, ho pensato.
Lo sguardo dell'uomo sul quadro, del cane sul fotografo, del pittore sulla modella-quadro, del fotografo sull'insieme.

Sguardi che formano una geometria, linee che non s'incontrano, ma interessati tutti a ciò che osservano. Sguardi insomma, più esattamente qualità degli sguardi.
Il cane stupito-meditativo, il pittore imperscrutabile e, elemento centrale, l'uomo,  con il suo cappotto e cappello da borghese anni '50, le mani dietro le spalle (interessante sociologicamente), che si sporge curioso e furtivo per cogliere la pittura osé.

C'è poi un quarto personaggio, di cui si intravedono appena le scarpe femminili e la caviglia. Forse la modella del pittore. Forse no.

C'è in questo grande fotografo-poeta  francese della quotidianità un'ironia affettuosa, che ci fa sorridere, ma sopratutto ci tocca, perché  ci rende in quello scatto un mondo, lo immortala con una perfezione formale, in cui nulla è inutile e tutto significativo, anche quegli alberi nudi, quei lampioni, quel cielo grigio.   

Mostra di Robert Doisneau. Paris en liberté. 29 settembre 2013 - 26 gennaio 2014. Genova, Palazzo Ducale nel sottoporticato

da Loschermo.it del 3 gennaio 2014

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