21 febbraio 2011

"Mostra su Arcimboldo" di Luciano Luciani

Fu nel 1583 che l’imperatore Rodolfo II (1552 – 1612) abbandonò in modo definitivo la corte asburgica viennese per insediarsi fino al termine della sua vita tormentata nel castello di Hradschin sulla collina Hradcany, a Praga. Mai nessuno conobbe il motivo di tale decisione che, oltre a tutto, indeboliva la sua già scossa autorità nei confronti del fratello Mattia, suo successore dal 1612 al 1619, infido e avido di potere. C’è solo da supporre che il monarca, poco sicuro di sé e affetto da gravi turbe mentali, pensasse di trovare nella capitale boema un ambiente più conforme ai propri problemi caratteriali.

Per i suoi contemporanei e per le generazioni successive Rodolfo rimase sempre un personaggio bizzarro il cui comportamento fu sempre immerso in un clima da leggenda a causa dei suoi rapporti con alchimisti e astrologhi. Difatti, contraddittoriamente, mentre alla sua corte convenivano artisti, filosofi e scienziati quali Giordano Bruno, Giambattista Della Porta, gli astronomi Johannes Kepler e Tycho Brahe, parallelamente vi erano accolti gli alchimisti John Dee e Michael Sendivogius, il medium Edward Kelley, consigliere di Elisabetta I d’Inghilterra, il rabbino Jehuda Low, leggendario creatore del Golem, tutti operatori di riti misteriosi celebrati sulla scorta di formule magiche.

D’altra parte Rodolfo si mostrò con tutti munifico mecenate circondandosi di artisti delle più varie discipline: dall’oreficeria e lavorazione delle pietre preziose, alla pittura nell’ampia gamma delle sue tipiche espressioni, all’architettura. La sua sconfinata ricchezza gli consentì pure di accumulare un’incredibile quantità di capolavori della pittura e della scultura e reperti scientifici e pseudoscientifici, mostruosità naturali e ‘stranezze’ disparate, raccolti nella celebre e celebrata ‘Wunderkammer’, la ‘Camera delle Meraviglie’.

In questo clima culturale composito e fastoso, grazie al suo ingegno vivace, si inserì anche il pittore milanese Giuseppe Arcimboldi, detto Arcimboldo e Arzimbalda (Milano, 1527 – Milano, 1595) già noto, secondo il contemporaneo Paolo Morigia, come “pittore raro, e in molte altre virtù studioso, e eccellente… così nella pittura come in diverse bizzarrie, non solo in patria, ma ancor fuori”. Fin dal periodo viennese piacque, e non poco, a Rodolfo d’Asburgo l’ estro inventivo dell’artista lombardo che si sbizzarriva nella composizione di favolosi mezzi-busti costruiti con elementi vegetali, animali, minerali in cui i singoli componenti associati tra loro con minuziosa intuizione si combinavano per ricreare in modo illusorio l’espressione d’un volto umano.

Soprattutto affascinò l’inquietante metafora filosofica insita in figurazioni così cariche di mistero.

Purtroppo a Praga della copiosa produzione del manierista italiano è rimasto ben poco: solo alcuni lavori raccolti nel Museo Nazionale e nella Galleria Nazionale. Il resto è disperso in tutto il mondo: Vienna, Stoccolma, Parigi, Madrid, oltreoceano… Generazioni di critici d’arte hanno cercato di indagare, senza apprezzabili risultati, sulla personalità enigmatica e sfuggente di Giuseppe Arcimboldi. C’è da augurarsi che qualche risposta definitiva la possa suggerire la mostra su Arcimboldo a Milano "Arcimboldo - Artista milanese tra Leonardo e Caravaggio" che ha aperto i battenti giovedì 10 febbraio 2011, presso le sale del Palazzo Reale. Si tratta di un'esposizione molto attesa sia per l'alto valore delle opere in mostra, sia per la possibilità offerta di una visione finalmente complessiva dell'intero percorso artistico di quello che è stato l'estro di Arcimboldo. Oltre alle sue famose teste di fiori e frutti, sono infatti esposti anche dipinti, disegni, oggetti, gioielli, che, a una prima lettura, possono apparire lontani dalla produzione tradizionale dell'artista lombardo, ma, in realtà, ne favoriscono una comprensione più larga e motivata. Se appaiono in tal modo chiari i suoi ‘debiti’ nei confronti di Leonardo e i ‘crediti’ verso l’esperienza figurativa caravaggesca, è comunque indiscutibile che Arcimboldo sia stato capace di crearsi un suo mondo originale, personalissimo, geniale al limite del grottesco, già intriso di una sensibilità quasi surrealista.

Nove le sezioni in cui è articolata la mostra, le ultime tutte interamente incentrate sulle sue opere più famose: da quelle del periodo della giovinezza alle teste più note, come "L'ortolano" e la "Testa reversibile con canestro di frutta", ai disegni grotteschi.

Un aspetto fondamentale che la mostra milanese mette poi particolarmente in luce è lo stretto rapporto che esiste tra l'artista e la sua città, Milano: una questione fino ad oggi studiata in maniera ancora troppo superficiale, ma che, fino al 22 maggio 2011 (ultimo giorno utile per visitare l'esposizione) potrà essere oggetto di attenzione, di studio e, chissà, anche di qualche sorpresa.

Mostra di pittura. "Arcimboldo - Artista milanese tra Leonardo e Caravaggio" Sale del Palazzo Reale. Milano

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