Una macchia incancellabile sulla coscienza europea
Ancora alla
fine del XV secolo la credenza nella stregoneria era un fenomeno episodico e in
genere legato a situazioni locali di conflitto culturale e religioso: con la
Bolla papale Summis desiderantes
affectibus di Innocenzo VIII Cybo (1484 – 1492) e con il libro il Martello delle streghe dei due
inquisitori domenicani Institor e Sprenger – “la più antica grande enciclopedia
stampata di demonologia” (Trevor Roper) – l’accanimento persecutorio nei
confronti di quanti vengono individuati come partecipi del mondo misterioso
delle forze occulte si fa organizzato, metodico, scientifico.
La stregoneria
è ormai equiparata ad una ideologia diffusa e radicata, pericolosa per le sorti
stesse della religione e della società. Di conseguenza vanno puntualmente
precisati il deterrente e le contromisure con le quali fare fronte alla
minaccia che incombe sulla cristianità, che si somma e si intreccia con le
altre sfide mortali portate alla vera religione e all’ordinato vivere civile:
l’Islam alle porte, la lacerazione del Cristianesimo tra cattolici e
protestanti, le guerre di religione e per il dominio europeo tra Francia e
Spagna con il loro triste corollario di saccheggi, violenze, carestie, epidemie…
Caccia alle streghe o alle donne?
Tormentato lo
scenario sociale in cui la demonomania si inserisce: l’insorgenza delle masse
rurali in Germania e Francia contro secolari rapporti di proprietà, la miseria
del popolo minuto delle città, gli aumenti dei prezzi e i fenomeni inflattivi,
inspiegabili per la mentalità del tempo, dovuti all’afflusso dei metalli
preziosi dai paesi extraeuropei, costituiscono i lineamenti di fondo di
un’epoca solo sfiorata dalla ragione rinascimentale e percorsa invece da odi politici,
fanatismi religiosi, convinzioni intolleranti. Ne facevano le spese i portatori
di culture minoritarie, di ideologie “deboli” e di saperi parziali: appunto la
stregoneria e la fede nel mondo magico nei suoi rituali e nelle sue pratiche da
sempre padroneggiati e gestiti quasi esclusivamente dalla componente meno forte
della struttura sociale, le donne. Ad esse si guarda con sospetto perché “fanno
nascere i bambini dei poveri, vanno a cercare gli alimenti selvatici e le erbe
medicinali che sfuggono all’occhio dei padroni, curano i malati e i feriti,
combattono i parassiti, preparano le liscive di cenere e di bacche oleose… sono
le Sibille che si rifugiano nelle grotte per sfuggire alle persecuzioni, sono
le veggenti e le fattucchiere che contrappongono simboli dialettici di realtà
produttive all’autoritarismo patriarcale dei padroni, sono le guaritrici,
levatrici, ostetriche, erboriste, conciaossa, veterinarie, naturaliste,
astrologhe, metereologhe, farmaciste e medichesse, chirurghe…Sono tutte le streghe
contro le quali si scatena il potere…e la strage delle streghe si prolunga nei
secoli che vedono sorgere la scienza moderna”. (J. Lussu)
Si può forse
spiegare così il feroce antifemminismo che segnerà tutto il triste periodo
della caccia alle streghe. Già nei manuali di stregoneria tale motivo appariva
nella sua più piena evidenza: in un trattato di demonologia del 1400 così si
esprimeva il domenicano J. Nider, “non cesso di stupirmi come il sesso debole
osi spingersi a cose così temerarie”, mentre il Martello delle streghe – 39 edizioni alla metà del XVII sec. per
50.000 esemplari diffusi tra uomini di chiesa e giudici cattolici e protestanti
– così si interrogava “…perché nel sesso tanto fragile delle donne si trova un
numero di streghe tanto più grande che fra gli uomini?”
La prima ondata persecutoria
La prima
terribile ondata di persecuzioni muove appunto dalla fine del XV sec. per
perdere momentaneamente di virulenza solo attorno al 1530. Tocca gran parte
dell’Europa: in Italia i territori di Bergamo, Brescia, la Valcamonica, la zona
del Tonale, la Valtellina, il Tirolo e al di là delle Alpi la Germania renana (
dove operano come inquisitori i due autori
del Martello delle streghe, elaborato proprio sulle
risultanze di queste esperienze), la Stiria, i Pirenei.
Cresce a
livelli paranoici il potere dell’Inquisizione, in modo particolare quella
spagnola che nel suo furore integralista non distingue più ormai tra eretici e
adoratori di Satana, tra stregoni ed ebrei. Tra la fine del XV e l’inizio del
XVI sec., la repressione cattolica superò tutti gli orrori di cui pure quei
tempi non sembravano per niente avari. Alle epurazioni promosse da Tommaso
Torquemada (1420 - 1498), confessore di Ferdinando II il Cattolico e di
Isabella di Castiglia, dal 1483 Grande Inquisitore di Spagna, sono attribuite
almeno 10.000 vittime l’anno per un quindicennio, mentre l’Inquisizione
italiana nella sola Lombardia nei primi trent’anni del secolo, sotto l’accusa
di stregoneria avrebbe mietuto almeno 25.000 vittime.
Non c’è angolo
di Europa, cattolica o protestante che venga risparmiato: la responsabilità
nella recrudescenza delle persecuzioni registratasi nel decennio 1560 -1570
“non è esclusivamente dei protestanti o dei cattolici, ma di entrambi: o meglio
della lotta tra costoro… Lo scontro frontale tra cattolici e protestanti che
esprimevano due forme di società reciprocamente incompatibili, riporta gli
uomini all’antico dualismo tra Dio e Satana, e lo sconcio serbatoio d’odio che
sembrava stesse prosciugandosi, venne rapidamente riempito…” ( Trevor Roper )
“Non lascerai vivere la strega”
Anche la
intransigente conformità dei luterani alla Bibbia – nell’Esodo 2218 è scritto
“non lascerai vivere la strega” – determina stragi simili a quelle che segnano
tristemente il mondo cattolico. Intere regioni dell’Europa protestante
risultano spopolate dalla ferocia persecutoria della stregoneria dei riformati,
ossessionati, al pari dei cattolici, dal fantasma della stregoneria. Anch’essi
avranno il loro Torquemada nella figura del terribile giudice Carpzovius, che
avrebbe firmato personalmente almeno 20.000 sentenze di morte.
Eccessive tali
cifre, lievitate nel calore delle polemiche religiose? Forse: certo è che nella
Germania del XVI sec. che aveva conosciuto prima la diffusione della Riforma e
la resistenza cattolica poi, la controffensiva della Chiesa di Roma guidata dai
Gesuiti e l’opposizione protestante, si ebbero da una parte e dall’altra dei
veri e propri eccidi. Bastino alcuni esempi: se nel 1582 i protestanti mandano
sul rogo 133 streghe a Quedlingburg e 300 tra streghe e stregoni ad Ellwangen,
i cattolici non sono da meno arrivando a bruciare tutte le donne di due
villaggi alla periferia di Treviri nella regione del Palatinato, oppure
inquisendo per stregoneria talmente tanta gente che nella città bavarese di
Bamberga fu necessario costruire nuove carceri appositamente per la detenzione
di quanti erano accusati di pratiche diaboliche.
Neppure la
Francia del ‘500 fu risparmiata dalle stravolte manifestazioni della caccia
alle streghe: questa era già iniziata negli anni di re Francesco I di Valois
(1515-1547) e aveva trovato ulteriore alimento nello scontro politico-religioso
tra cattolici e ugonotti. Inquisizione e giustizia secolare facevano a gara nel
perseguitare i culti del mondo magico che dovevano essere ampiamente praticati
e diffusi se nel 1575 l’Inquisizione calcolava che nel solo regno di Francia
vivessero e operassero più di 100.000 tra streghe, stregoni, fattucchiere e
maliarde. E’ in questo periodo che nel solo distretto di Saint Claude un
magistrato, il famigerato Boguet, fece bruciare oltre 1500 streghe, mentre
nella cattolicissima Lorena un altro procuratore generale, il Remy, riuscì a
far condannare a morte almeno 1000 persone.
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