12 gennaio 2013

"La caccia alle streghe" di Luciano Luciani



Una macchia incancellabile sulla coscienza europea


Ancora alla fine del XV secolo la credenza nella stregoneria era un fenomeno episodico e in genere legato a situazioni locali di conflitto culturale e religioso: con la Bolla papale Summis desiderantes affectibus di Innocenzo VIII Cybo (1484 – 1492) e con il libro il Martello delle streghe dei due inquisitori domenicani Institor e Sprenger – “la più antica grande enciclopedia stampata di demonologia” (Trevor Roper) – l’accanimento persecutorio nei confronti di quanti vengono individuati come partecipi del mondo misterioso delle forze occulte si fa organizzato, metodico, scientifico.
La stregoneria è ormai equiparata ad una ideologia diffusa e radicata, pericolosa per le sorti stesse della religione e della società. Di conseguenza vanno puntualmente precisati il deterrente e le contromisure con le quali fare fronte alla minaccia che incombe sulla cristianità, che si somma e si intreccia con le altre sfide mortali portate alla vera religione e all’ordinato vivere civile: l’Islam alle porte, la lacerazione del Cristianesimo tra cattolici e protestanti, le guerre di religione e per il dominio europeo tra Francia e Spagna con il loro triste corollario di saccheggi, violenze, carestie, epidemie…

Caccia alle streghe o alle donne?

Tormentato lo scenario sociale in cui la demonomania si inserisce: l’insorgenza delle masse rurali in Germania e Francia contro secolari rapporti di proprietà, la miseria del popolo minuto delle città, gli aumenti dei prezzi e i fenomeni inflattivi, inspiegabili per la mentalità del tempo, dovuti all’afflusso dei metalli preziosi dai paesi extraeuropei, costituiscono i lineamenti di fondo di un’epoca solo sfiorata dalla ragione rinascimentale e percorsa invece da odi politici, fanatismi religiosi, convinzioni intolleranti. Ne facevano le spese i portatori di culture minoritarie, di ideologie “deboli” e di saperi parziali: appunto la stregoneria e la fede nel mondo magico nei suoi rituali e nelle sue pratiche da sempre padroneggiati e gestiti quasi esclusivamente dalla componente meno forte della struttura sociale, le donne. Ad esse si guarda con sospetto perché “fanno nascere i bambini dei poveri, vanno a cercare gli alimenti selvatici e le erbe medicinali che sfuggono all’occhio dei padroni, curano i malati e i feriti, combattono i parassiti, preparano le liscive di cenere e di bacche oleose… sono le Sibille che si rifugiano nelle grotte per sfuggire alle persecuzioni, sono le veggenti e le fattucchiere che contrappongono simboli dialettici di realtà produttive all’autoritarismo patriarcale dei padroni, sono le guaritrici, levatrici, ostetriche, erboriste, conciaossa, veterinarie, naturaliste, astrologhe, metereologhe, farmaciste e medichesse, chirurghe…Sono tutte le streghe contro le quali si scatena il potere…e la strage delle streghe si prolunga nei secoli che vedono sorgere la scienza moderna”. (J. Lussu)
Si può forse spiegare così il feroce antifemminismo che segnerà tutto il triste periodo della caccia alle streghe. Già nei manuali di stregoneria tale motivo appariva nella sua più piena evidenza: in un trattato di demonologia del 1400 così si esprimeva il domenicano J. Nider, “non cesso di stupirmi come il sesso debole osi spingersi a cose così temerarie”, mentre il Martello delle streghe – 39 edizioni alla metà del XVII sec. per 50.000 esemplari diffusi tra uomini di chiesa e giudici cattolici e protestanti – così si interrogava “…perché nel sesso tanto fragile delle donne si trova un numero di streghe tanto più grande che fra gli uomini?”

La prima ondata persecutoria

La prima terribile ondata di persecuzioni muove appunto dalla fine del XV sec. per perdere momentaneamente di virulenza solo attorno al 1530. Tocca gran parte dell’Europa: in Italia i territori di Bergamo, Brescia, la Valcamonica, la zona del Tonale, la Valtellina, il Tirolo e al di là delle Alpi la Germania renana ( dove operano come inquisitori i due autori  del Martello delle streghe, elaborato proprio sulle risultanze di queste esperienze), la Stiria, i Pirenei.
Cresce a livelli paranoici il potere dell’Inquisizione, in modo particolare quella spagnola che nel suo furore integralista non distingue più ormai tra eretici e adoratori di Satana, tra stregoni ed ebrei. Tra la fine del XV e l’inizio del XVI sec., la repressione cattolica superò tutti gli orrori di cui pure quei tempi non sembravano per niente avari. Alle epurazioni promosse da Tommaso Torquemada (1420 - 1498), confessore di Ferdinando II il Cattolico e di Isabella di Castiglia, dal 1483 Grande Inquisitore di Spagna, sono attribuite almeno 10.000 vittime l’anno per un quindicennio, mentre l’Inquisizione italiana nella sola Lombardia nei primi trent’anni del secolo, sotto l’accusa di stregoneria avrebbe mietuto almeno 25.000 vittime.
Non c’è angolo di Europa, cattolica o protestante che venga risparmiato: la responsabilità nella recrudescenza delle persecuzioni registratasi nel decennio 1560 -1570 “non è esclusivamente dei protestanti o dei cattolici, ma di entrambi: o meglio della lotta tra costoro… Lo scontro frontale tra cattolici e protestanti che esprimevano due forme di società reciprocamente incompatibili, riporta gli uomini all’antico dualismo tra Dio e Satana, e lo sconcio serbatoio d’odio che sembrava stesse prosciugandosi, venne rapidamente riempito…” ( Trevor Roper )

“Non lascerai vivere la strega”

Anche la intransigente conformità dei luterani alla Bibbia – nell’Esodo 2218 è scritto “non lascerai vivere la strega” – determina stragi simili a quelle che segnano tristemente il mondo cattolico. Intere regioni dell’Europa protestante risultano spopolate dalla ferocia persecutoria della stregoneria dei riformati, ossessionati, al pari dei cattolici, dal fantasma della stregoneria. Anch’essi avranno il loro Torquemada nella figura del terribile giudice Carpzovius, che avrebbe firmato personalmente almeno 20.000 sentenze di morte.
Eccessive tali cifre, lievitate nel calore delle polemiche religiose? Forse: certo è che nella Germania del XVI sec. che aveva conosciuto prima la diffusione della Riforma e la resistenza cattolica poi, la controffensiva della Chiesa di Roma guidata dai Gesuiti e l’opposizione protestante, si ebbero da una parte e dall’altra dei veri e propri eccidi. Bastino alcuni esempi: se nel 1582 i protestanti mandano sul rogo 133 streghe a Quedlingburg e 300 tra streghe e stregoni ad Ellwangen, i cattolici non sono da meno arrivando a bruciare tutte le donne di due villaggi alla periferia di Treviri nella regione del Palatinato, oppure inquisendo per stregoneria talmente tanta gente che nella città bavarese di Bamberga fu necessario costruire nuove carceri appositamente per la detenzione di quanti erano accusati di pratiche diaboliche.
Neppure la Francia del ‘500 fu risparmiata dalle stravolte manifestazioni della caccia alle streghe: questa era già iniziata negli anni di re Francesco I di Valois (1515-1547) e aveva trovato ulteriore alimento nello scontro politico-religioso tra cattolici e ugonotti. Inquisizione e giustizia secolare facevano a gara nel perseguitare i culti del mondo magico che dovevano essere ampiamente praticati e diffusi se nel 1575 l’Inquisizione calcolava che nel solo regno di Francia vivessero e operassero più di 100.000 tra streghe, stregoni, fattucchiere e maliarde. E’ in questo periodo che nel solo distretto di Saint Claude un magistrato, il famigerato Boguet, fece bruciare oltre 1500 streghe, mentre nella cattolicissima Lorena un altro procuratore generale, il Remy, riuscì a far condannare a morte almeno 1000 persone.

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