di Gianni Quilici
Ritratti di Man Ray. Un divertimento per lui e
intrigante, credo, per molti lettori, su foto sue, di più o meno grande valore,
perché in sé contengono l’anima, a volte
la sperimentazione fotografica, perché questi sono ritratti quasi tutti
di personaggi famosi, soprattutto, della pittura e della letteratura. In questo
libretto troviamo, infatti, Picasso e Matisse,
Virginia Woolf e Henry Miller, Bunuel e Eisenstein, per citarne solo alcuni.
Man Ray si è divertito a dare un voto alle sue foto: da 1 a 20, come facevano i
surrealisti, e come si fa oggi quasi dappertutto; e a dare giudizi ai
fotografati, spesso dipendenti dalla simpatia e antipatia verso il personaggio
ritratto.
I più interessanti
sono forse i giudizi critici o malevoli. Di T. S. Eliot scrive: “Non mi interessa più di quanto io non
interessi a lui”. Di Fernand Léger invece:
“La sua opera è talmente pesante che sembra tagliata nella massa”. E di James Joyce: “ Un corso di letteratura
inglese può aiutare ad apprezzarlo”. Il giudizio più amorevole forse è per Nush Eluard, la moglie di Paul:” Nessuna fotografia potrebbe restituire
il fascino e la dolcezza di questa donna”.
L’unica foto a cui
dà il massimo foto, 20, è per Juliet Ray, la moglie; 19 per Marcel Duchamp
e 18 per André Breton, Erik Satie, Marx
Ernst, Tristan Tzara, tutti suoi cari amici.
Immagino che sia
uno dei libri non pubblicati in vita, ricavati dalle carte post mortem, come
accade per gli artisti che hanno ancora un pubblico. Piacevoli, come schegge
libere da quei controlli, che soffocano quella libertà di non avere riguardi,
anche se poi non aggiungono e non tolgono nulla ai loro autori.
Il libro costa
comunque troppo rispetto alla dimensione delle pagine, ma si può sfogliare,
riflettendoci sopra, in poco tempo, in una di quelle librerie aperte alla
lettura, con sedie o poltrone, sorseggiando magari una cioccolata calda.
Man Ray. Ritratti. Edizioni A, Abscondita.
Traduzione di Guido Alberti. Pag. 73. Euro 12,50
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