di Luciano Luciani
Mantovano, classe 1931, Gianni Madella è un pittore che ha attraversato con pienezza tutta la complessa vicenda dell’arte italiana del secondo Novecento.
Allievo di un Maestro dell’Astrattismo come Virgilio Guidi presso l’Accademia bolognese, negli anni cinquanta Madella matura le categorie concettuali e le tecniche utili al confronto con i più significativi autori italiani e stranieri del secolo scorso: le taglienti impaginature e l’affilata perfezione di Alberto Burri; i nuovi e imprevisti confini dell’emozione e della conoscenza individuati da Lucio Fontana; la spazialità carica di senso etico ed estetico di un Rothko; l’intensa e profonda esperienza informale di Fautrier; la tensione e la drammaticità informale di Pollock; la surrealtà misteriosa e cifrata di Osvaldo Licini, senza dimenticare gli interessi e gli stimoli derivanti a Gianni Madella dal suo lavoro di grafico pubblicitario esercitato per lunghi anni nella fervida Milano degli anni sessanta e settanta.
Una ricchezza di lingue sperimentali che il nostro artista assume e rielabora con originalità, posizionandosi autorevolmente all’interno della generazione post informale. Ovvero, quei pittori che hanno cercato di guardare “nella velocità post industriale, là dove le forme diventano semplici, elementari, minime”: inquiete rappresentazioni dello spazio, costruzioni di geometrie primarie, pitture monocrome che si rimettono alla luce di un solo colore. Non la logora riproposizione di gerghi e codici artistici già acclarati, ma una sperimentazione coraggiosa che miri a cogliere le mutevoli trasformazioni della luce, le sottili tensioni tra visibile e invisibile, tra il materiale e l’incorporeo.
Oggi, Gianni Madella ci racconta questa straordinaria avventura intellettuale, artistica e umana non con il segno e il colore, ma con le parole di un libro densissimo. Brama di dipinto (di spazio) desiderio di pittura (di tempo), La Vita Felice editore, una raccolta di lettere, interviste, colloqui, brevi saggi, testi di conferenze e di lectio magistralis che si dipanano nell’arco di un operoso quarantennio tutto intriso di ricerche, prove, esperimenti e tentativi d’arte.
Ne emerge il ritratto a tutto tondo di un’autentica e robusta personalità artistica, creativa e riflessiva insieme, capace d’invenzione e di netto, motivato giudizio storico/critico. Un combattente pugnace per i diritti dell’arte, un vero e proprio artista-agonista. E, infatti, il suo più affezionato recensore e studioso, Francesco Bartoli, non può non ricordare di Madella “la posizione pittorica duramente antagonista verso ogni forma di astrazione estrema” e il suo “scontro diretto con l’edonismo pittorico”. Sono possibili oggi, si interroga Madella, soluzioni diverse rispetto a una pittura che dalle babele delle lingue pittoriche intervenuta da Mondrian in poi, sembra aver abdicato a ogni suo linguaggio specifico? Esistono alternative alla velenosa miscela di velocità, forme e colori che stanno portando all’ottundimento dell’occhio umano, all’insensibilità del gusto? Sì, suggerisce Madella, con i suoi argomenti e soprattutto con il lavoro di una vita: ma solo se sapremo respingere la ricerca ossessiva del “nuovo” a tutti i costi, recuperare una velocità a misura umana, individuare “un tempo rallentato” in cui rivalutare forme cariche d’intensità fisica e morale.
Gianni Madella, Brama di dipinto (di spazio) desiderio di
pittura (di tempo), La Vita Felice
editore, Milano 2013, pp. 130, Euro 13,50
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