Liou
Xiaodong, uno dei pittori cinesi viventi attualmente più noti in madrepatria, è
stato invitato dalla Fondazione Palazzo Strozzi di Firenze a riflettere e
lavorare sul tema delle migrazioni ed in particolare sulla comunità cinese di
Prato, la più grande d’Europa.
Il frutto della riflessione di Xiaodong è ora
in mostra alla Strozzina: una serie di tele di grandi dimensioni, accompagnate
da un video che documenta l’esperienza dell’artista e la genesi delle sue
opere.
Xiaodong è ospite in Toscana fra l’autunno
2015 e la primavera del 2016, qui entra in contatto con la comunità cinese di
Prato e da lì parte per allargare la sua riflessione oltre i nostri confini,
verso altre zone europee coinvolte dai flussi migratori. Xiaodong compie un
vero e proprio viaggio di avvicinamento alle zone calde dell’ingresso in
Europa, ma a ritroso, rispetto alle rotte dei flussi migratori. Toccando
Vienna, Xiaodong si reca nell’isola di Kos per conoscere e vivere fra i
profughi siriani, fino a spingersi sulle coste turche, animato dal desiderio di
ritrovare la spiaggia dove Aylan, migrante di 3 anni, abbandonò il proprio
corpo nel settembre 2015.
Questo
è il viaggio compiuto dall’artista, questa la genesi delle undici grandi tele
esposte alla Strozzina. Xiaodong propone una pittura che è sintesi tra esigenza
documentaria ed interpretazione espressiva della realtà.
Con gli
occhi del cronista, studia il presente, ricerca il contatto diretto, congela le
visioni in immagini fotografiche, che sono il punto di partenza del suo
processo creativo. Con la sensibilità dell’artista rielabora, seleziona,
sintetizza l’immagine fotografica, la traspone sulla tela, talvolta cogliendo
ed evidenziando dettagli, talvolta asciugando l’immagine stessa.
Il
lavoro di Xiaodong è un lavoro en plein air, davanti al soggetto, dentro il
soggetto. In Chinatown 4 ad esempio, l’artista coglie un momento di vita
all’interno di una azienda cinese in Prato, dove lavoro e svago, attività e
riposo sono interconnesse e convivono nella stessa cultura. Nella sua pittura i
gesti di vita quotidiana acquistano così grande dignità, fino a divenire gesta
eroiche.
Xiaodong ci propone quindi una sorta di diario di viaggio, documentato da immagini fotografiche, appunti e disegni che trovano la sintesi nelle grandi tele da lui dipinte. Il suo pennello sceglie, evidenzia, seleziona, enfatizza o sfuma. La sua pittura è una pittura in bilico fra realismo di cronaca ed espressionismo emotivo. Una pittura di strada, comunque, in stretto contatto con il soggetto, quasi le sue tele fossero istantanee di vita vissuta, ma amplificate e caricate di pathos.
Quale
il fine di Xiaodong, se non quello di creare un ideale ponte fra le culture, un
percorso di avvicinamento reciproco, di scambio a metà strada, in cui l’arte
possa assumere il ruolo di interprete fra linguaggi diversi o di mediatrice,
tramite l’utilizzo dell’idioma universale dei segni e dei colori?
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