Dolce madre, più non
riesco a tessere la tela
amore mi ha preso d’un
giovinetto
e la molle Afrodite.
Saffo
di Fortunata Romeo
Cito a memoria, così come riaffiora nel
ricordo, questo frammento di Saffo. Ho cercato invano la traduzione che riporto
e di cui non ricordo l’autore. Ho deciso i proporla comunque, perché
nessun’altra versione di quelle da me trovate, ha la stessa chiarezza
espressiva .
Da molti anni, dai tempi del Liceo,
conservo nella memoria e ancor più nel mio cuore questi brevi versi, che non finiscono mai di
commuovermi per la loro delicatezza e forza.
La considero ancora oggi nell’età e nell’epoca del disincanto, dopo infinite
letture sulle cose d’amore, una delle
più tenere poesie sull’innamoramento.
In questo frammento è riconoscibile tutta la maestria di Saffo nel
tratteggiare immagini indelebili.
In tinte
tenui e vibranti qui la poetessa
dipinge la magia del sorgere dell’amore nell’animo umano.
Il
verso, dolce madre, già è verso d’amore, amore per la madre, intriso
di nostalgia, perché sta per lasciare il posto al nuovo sentimento che la
giovane fanciulla annuncia.
Cogliamo nei versi successivi l’essenza
dell’amore nel suo nascere con l’impossibilità di proseguire nell’ordinario,
nella vita quotidiana, non posso più
tessere la tela, dice la fanciulla, amore che dis-trae, conduce altrove, che
impedisce di restare fedeli a ciò che si era, che richiede l’abbandono di abitudini care.
Amore
mi ha preso, di un giovinetto , altre
traduzioni dicono, soggiogato, domato
l’innamorato è preso, soggiace, non sceglie,
vittima compiacente e complice di un
evento ineluttabile, la cui causa è divina... e la molle Afrodite….
L’aggiunta di una personalizzazione
dell’amore nella figura della dea che lo incarna, suggerisce senza necessità di altre parole, un’immagine
di eccezionale bellezza e sensualità.
In una parola, nella dea, scorgiamo il
carattere di amore.
E comprendiamo perché davvero continuare a tessere la tela non è più possibile, se
l’amore ci ha presi.
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