21 gennaio 2010
Discussione su " La crisi della parola"
Mary Madda
Le radici di questo le hai indicate sinteticamente ma in modo chiaro e incisivo
Sottolineo solo quanto sia importante questo fenomeno: la parola è pensiero
Aggiungo solo che la perdita del congiuntivo è perdita del pensiero ipotetico
Luca Chiappini
Una vera e propria peste del linguaggio alla Italo Calvino, ecco un estratto delle sue "Lezioni americane" che può ricordarti qualcosa:
"Alle volte mi sembra che un’epidemia pestilenziale abbia colpito l’umanità nella facoltà che più la caratterizza, cioè l’uso della parola, una peste del linguaggio che si manifesta come perdita di forza conoscitiva e di immediatezza, come automatismo che tende a livellare l’espressione sulle formule più generiche, anonime, astratte, a diluire i significati, a smussare le punte espressive, a spegnere ogni scintilla che sprizzi dallo scontro delle parole con nuove circostanze.
Non mi interessa qui chiedermi se le origini di questa epidemia siano da ricercare nella politica, nell’ideologia, nell’uniformità burocratica, nell’omogeneizzazione dei mass media, nella diffusione scolastica della media cultura. Quel che mi interessa sono le possibilità di salute. La letteratura (e forse solo la letteratura) può creare degli anticorpi che contrastino l’espandersi della peste del linguaggio"
Mary Madda
interessante, salute- letteratura...
Antonio Nannipieri
Bell'intervento, su un tema importante. Io sono forse più ottimista, tuttavia...
Nara Ricci
Argomento complesso , credo sia importante avere una buona conoscenza della lingua, è con le parole che si esprime un concetto che sia semplice o difficile e se non si adottano termini corretti anche il senso può cambiare...
Marianne Ladi
Si assiste da tempo all'appiattimento in tutti i campi, mi chiedo se possa essere una sorta di autodifesa alla iper-stimolazione che il più delle volte subiamo passivamente.
Elisa Herbst
Mi trovo in una posizione ambivalente nei confronti di questa tua:
- mi piace, mi piaci per quello che dici, per l'appello che mandi e per come lo hai scritto;
-non mi piace, ti trovo esagerato, nel voler trovare le cause in una persona o fazione politica che in fondo ha meno colpe dei nostri singoli genitori o di tutti quelli venuti prima.
A sensazione, capisco che vuoi proporti come filosofo scrittore della tua corrente politica preferita, per gettare le basi concettuali, oltre che il corpo nella lotta... ma io che amo le forme espressive in quanto tali, provo noia e vedo banalita' nel ricondurre qualcosa di cosi' importante (come sottolineato nella fase iniziale) alla lotta contro "Berlusconi" o nella lamentela di una opposizione inesistente.
La crisi della parola e del pensiero c'e' e sai perche'? Perchè è diventata principalmente strumento politico,quindi demagogico, populista, di marketing e comunicazione di massa. Nel mio modo di vedere, chi lamenta una crisi del genere e la inserisce in quel contesto, ha solo bisogno di un nuovo piano di marketing o di aderire ad un diverso partito politico.... Altrimenti e' bene che si occupi di attingere altrove una nuova visione,quindi nuovi pensieri e parole, per far rivivere la nostra lingua e la nostra cultura. Gli anni '60 sono passati e qualcuno li ha bruciati, lasciando a noi, nuove generazioni, solo fumo e polvere in versi.
Umberto Franchi
Sono molto d'accordo con le tue considerazioni... ne aggiungerei una: le radici di "questa morte" stanno anche nella l'avidità... molta energia vitale che potrebbe essere spesa nel dare e non nell'avere, viene incanalata verso l'oggetto del desiderio e la parola viene rinsecchita dissanguata al solo fine del proprio IO...
Patrizia Cadau
Condivido pienamente e totalmente. Soiprattutto sull'ultimo punto, sulla marginalizzazione di chi cerca sempre la mediazione della ragione, la criticità di un sospetto, la curiosità di una diversa interpretazione. In una parola, la marginalizazione dell'intellettuale libero.
Le parole ce le abbiamo tutte, sono nei nostri dizionari, ma i dizionari non si usano più, difficilmente al liceo o all'università s'incontrano ancora persone capaci di stilare pensieri organizzati su carta, con una certa logica e pulizia dell'eloquio.
Accetto anche che parte del degrado, fermo restando la responsabilità del singolo, che non cresce perchè non ne ha voglia, perchè ha quattro parametri semantici di riferimento e quelli usa senza preoccuparsi che ce ne possano essere altri, accetto dicevo che parte di questo sconcio stia anche nel berlusconismo, in questo soggetto privo di morale e senso del pudore ma pieno evidentemente di carisma sulle troppe casalinghe/i di Voghera
Gianni Quilici
A tutte-i grazie e a volo d'uccello.
x Luca. La letteratura (e in generale l'arte) crea anticorpi quando è tale, ma è anche la politica, che dovrebbe, in un certo senso, "farsi letteratura", cioè analisi rigorosa, passione intellettuale, comunicazione espressiva (si pensi a Gramsci).
x Elisa. Ciò che accenno va oltre Berlusconi e il berlusconismo: riguarda la cultura di massa, i suoi contenuti e linguaggi, la società liquida analizzata da Bauman, le conseguenze psichiche che ne conseguono, affrontate da Galimberti ecc.
Berlusconi e il berlusconismo hanno portato un di più, ciò che notate anche tu e Patrizia, la parola usata come pubblicità aggressiva, che cerca di imporre l'irrazionalità come pensiero e che esclude il confronto serrato, ma di ascolto reciproco, sulle cose.
Esempio: come si può discutere seriamente sul processo breve o sul consiglio superiore della magistratura che è di sinistra... Con la DC si poteva... oggi non più e questo "modo di essere" si allarga allo spettacolo di intrattenimento, ai talk show... Non tutti sono così lo sappiamo e questo ci dà energia, immaginazione, desideri...
Ilaria Pieroni
..tanto banali, come considerazioni, non direi....giusto adesso sto leggendo un libro che alla sua maniera affronta anche quest'argomento... "Farenheit 451"di Ray Bradbury.. molto surreale, ma passa il messaggio...
Mary Madda
Dopo una conversazione di oggi, mi è venuto in mente come si potrebbe analizzare l'uso di parole che da sole aprono problemi etici, politici, scientifici, un esempio "razza",
Gretel Fehr
Succede che si confonde la causa con l'effetto, il significato con il significante, in questa corsa all'ultima parola...
Mary Madda
Ci sono diversi fenomeni, come il cambiamento di significato per uno stesso significante oppure la sostituzione di significati a un significante,...
Mi viene in mente Nanni Moretti in Palombella rossa :- Ma come parli???
Ilaria Sabbatini
E' da un pò che rifletto su questo tema anche perché per me è un problema pratico, dato che con le parole e coi concetti ci lavoro.
Ho riscontrato, dal lato storiografico, che mancano parole nuove adeguate ai concetti che via via si vanno rinnovando. E al contempo ho verificato che non è solo un problema della storiografia o delle discipline sorelle, ma anche delle riflessione politica intesa nel senso ampio e non nell'accezione strettamente partitica. I partiti inventando parole d'ordine, slogan, che proprio per la natura si richiamano a concetti diffusi e facilmente individuabili. La riflessione politica invece è qualcosa di diverso. Non di più alto o più basso. Non ne faccio una questione di dignità. Ma semplicemente di diverso.
La riflessione politica (come la riflessione storica, quella letteraria, quella sociologica e via dicendo) dovrebbe essere una "punta" di diamante. Dovrebbe essere, per usare una metafora, come il rostro di una nave rompighiaccio che apre una strada nuova, a volte sconosciuta, da sperimentare. E in questo processo di esplorazione dei significati si dovrebbero generare i significanti nuovi - le parole - che seguono i concetti nuovi dando loro la possibilità di essere trasmessi da una persona all'altra. Una sorta di ali che permettano alla crisalide mutata in farfalla di girare liberamente.
Il problema è che questo processo di esplorazione si è fermato, o comunque procede a fatica, cosicché non nascono parole nuove e per i pochi concetti nuovi che vedono la luce non ci sono abbastanza "pensatori" a tenerli a battesimo con un loro nome. La riflessione politica si è seduta e ha pensato di poter vivere di rendita di tutti i pensieri che ha generato in passato, ma non è così. Non può essere così. La società cambia e con essa i fenomeni e con essi i concetti e con essi le parole che li descrivono.
Il problema è soltanto uno: se il linguaggio della politica non produce più concetti (e intendo analisi, filessioni e progettualità) chiediamoci chi li produce...
Laila Pifferi
la crisi della " parola " è parallela ad altre crisi cui assistiamo quotidianamente. La povertà di linguaggio deriva da una insufficiente conoscenza di noi stessi, delle nostre origini, delle nostre idee che vanno a morire nell'indifferenza, nostra e altrui. Avere un'ideale, un sogno anche, qualcosa che ci spinga in una certa direzione, cercare di capire, informarsi, discutere, proporre...Cercare altre fonti di informazione, costruire i nostri pensieri in base a ciò che è più vicino alla verità, coltivare la nostra fantasia cercando di coglierne il frutto nelle sensazioni, nelle emozioni, nella sensibilità di cui spesso ci vergogniamo. Non avere paura ad esprimere un pensiero, per quanto possa essere illogico o strampalato, è comunque qualcosa che può portare ad intuire ciò che si nasconde nella stereotipata elaborazione razionale di cui siamo spesso vittime consapevoli. Ascoltare, privilegiare l'ascolto perchè permette di osservare chi sono gli altri, e di conseguenza chi siamo noi.
Le diversità portano a capire meglio le verità, le verità ci avvicinano agli ideali, gli ideali ci permettono di "essere", e di "volere".
Leggere, di tutto, sempre, sottolineando, estraendo, facendo nostri i concetti in cui crediamo, sperimentando le idee altrui, liberandoci dai pregiudizi, dai condizionamenti. Le parole sono la vera azione, il movimento che permette la crescita intellettuale, la nostra arma di difesa contro l'arroganza del tempo che viviamo, contro i falsi idoli che creano disuguaglianza, ingiustizia, schiavitù morale ed intellettuale...
"Noi"...che bella parola!