20 gennaio 2010

"Le mari en noir" di Monica Innocenti


di Luciano Luciani

Un noir col sorriso
Diciamo la verità: il noir, inteso come la variante, metropolitana e ‘cattiva’, del tradizionale romanzo poliziesco comincia alquanto a stancare. Ormai lo praticano in troppi e i suoi sgualciti protagonisti (commissari di polizia o dei carabinieri in disarmo, avvocati falliti, giornalisti privi di qualità) che senza protettori, né mezzi, né particolari abilità, si aggirano su scenari di corruzione generalizzata e violenza diffusa sono diventati ripetitivi e sempre un po’ troppo uguali a se stessi. Poche le novità e fin troppo ferreo il rispetto di un canone mai codificato ufficialmente ma sempre vincolante.

Oddio, sempre meglio degli insopportabili Poirot, Philo Vance e dei loro innumerevoli epigoni: però, anche i simpatici antieroi, inaugurati quasi mezzo secolo fa da Scerbanenco e da allora impegnati su nostrani teatri urbani o provinciali, passando per i fasti della scuola bolognese, toscana, romana, siciliana, pugliese…, finiscono ormai per produrre nel Lettore fastidiose sensazioni di déja vu.

Un effetto di saturazione contraddetto talora e nei casi migliori dall’irruzione dell’elemento irrazionale/fantastico all’interno di una storia di quotidiana normalità (Eraldo Baldini; Enzo Fileno Carabba), dall’abilità nell’impaginazione di una vicenda complessa (Giampaolo Simi), dall’accattivante recupero memoriale in chiave giallo/noir di un Italia che non c’è più (Marco Vichi; Leonardo Gori): meno male, ma rimane l’impressione che agli occhi della critica più avvertita e dei Lettori più esigenti la grande stagione del ‘nero italiano’ appaia ormai in via di esaurimento.
Poi, però, capita di imbattersi in pagine come quelle che seguono e allora qualche speranzella sui destini dei tuoi generi e sottogeneri preferiti torna a fare capolino…

Per dirla tutta, avevo cominciato a leggere il romanzo d’esordio di Monica Innocenti pregiudizialmente provvisto di una buona dose di scetticismo, convinto di ritrovarmi alle prese con l’ennesima rielaborazione in chiave toscano/lucchese di convenzioni sapute e risapute. Invece, fin dal primo dipanarsi di questa storia, l’Autrice dimostra di conoscere bene le strade per arrivare al cuore e al cervello del suo Lettore: e se non gli fa mancare l’amore (o meglio il disamore), la violenza, la morte, l’intrigo e l’indagine, che, secondo le migliori tradizioni dell’hard boiled school, si svolge tutt’intera sotto gli occhi di chi legge, riscatta, però, i soliti Luoghi Comuni con l’ironia intelligente e lo spirito simpaticamente anarchico che, dal principio alla fine, intridono tutto il romanzo.

Accattivante il/la protagonista; credibili gli scenari provinciali (proprio questa città di Lucca con tutti i suoi hinterland dal mare della Versilia alla Piana lucchese); aggiornati all’oggi e alle sue attuali mode e manie gli stili di vita, i comportamenti, la mentalità dei personaggi.

Ma i risultati migliori Monica Innocenti li ottiene con una scrittura brillante e dalla vis comica fuori dall’ordinario: un divertente impasto, in cui la lingua di comunicazione si mescola con azzeccati toscanismi, con il linguaggio dei fumetti, con la cordiale presa in giro dei modi vernacoli di un Camilleri, con una girandola di citazioni che provengono tanto dalla letteratura quanto dal cinema americani degli ultimi trenta/quarant’anni…

Ora mescolate il tutto: aggiungeteci qualche riferimento colto alla mitologia greca, insaporite con un po’ di sesso disinibito quanto basta, inserite qua e là nei momenti giusti gli adeguati riferimenti alla magica tromba di Chet Baker… Et voilà il romanzo è servito. Un raro noir col sorriso: lieve, spiritoso, scanzonato, irriverente. Mai banale. Era da un po’ di tempo che ne sentivamo la mancanza e siamo grati a Monica per averci offerto la possibilità di tornare a gustarne il sapore.

Monica Innocenti, Le mari en noir, collana “cartacarbone” 5, Daris libri e stampe, Lucca, pp.112, Euro 7.00