20 gennaio 2010
"La crisi della parola" di Gianni Quilici
Spesso usiamo un linguaggio fatto di parole morte,
di cliché, di ripetizioni, di termini generalizzati e convenzionali,
senza neppure quella necessità che viene dalle contraddizioni della vita...
C'è, da tempo, una crisi della parola,
c'è una crisi dei contenuti che stanno dentro le parole
c'è la necessità di "curare le parole", di inventare un nuovo vocabolario-linguaggio
fatto di concretezza e di ricchezza, di tensione intellettuale e di ricerca, di ritmo e di emozione, di verità.
Quali sono le radici di questa “morte”, mi chiedo.
Rispondo per titoli, ossia schematicamente.
Nella stupidità della cultura di massa
Nel sovraccarico di informazione e di frammentazione della “società liquida” in corsa.
Nella violenza con cui il berlusconismo si è insediato nel pre-conscio della maggioranza della Popolazione.
Nel conformismo dell'opposizione che nella ricerca interclassista e moderata della mediazione non dice le verità, non “parla” alla coscienza e cultura del Paese.
Nella marginalizzazione di chi, invece, è radicale (va alla radice) nelle analisi ed è espressivo e vibrante nella comunicazione.