07 dicembre 2013

“Diario di un anno difficile” di J. M. Coetzee




di Gianni Quilici

E’ un romanzo assolutamente originale. Perché è un romanzo e nello stesso tempo  un saggio; perché sono separati graficamente, ma tuttavia  si incontrano ed interagiscono l’uno con l’altro.

Il libro si compone pagina per pagina di due (tre) parti: il saggio, il diario di lui e quello di lei. Tra loro poi si inserisce un terzo personaggio, il compagno di lei, che s’invischia pesantemente nei loro rapporti.
Lui è un anziano famoso  scrittore, con gli “occhi in pessimo stato e peggio ancora i denti” dice Lei, che ha accettato l’incarico di scrivere “opinioni forti” per un importante editore tedesco. Lei, Anya “ha capelli nerissimi e forme armoniose. Una pelle dorata (…) e un derrière talmente vicino alla perfezione da essere angelico”, così  annota lo scrittore. E lei è consapevole di questa attrazione, ci gioca pure. Scrive tra l’altro:”
Quando gli passo accanto con il mio cesto di biancheria, bado a dimenare il sedere,  il mio didietro, il mio delizioso didietro, inguainato nei jeans attillati”. 

Bellissimo l’inizio, quando lo scrittore la vede per la prima volta e ne rimane doppiamente folgorato:
La prima volta che m’è comparsa davanti è stato nel locale della lavanderia. Era metà mattina di una tranquilla giornata primaverile e io me ne stavo lì a guardare il bucato che girava, quando entrò quella giovane donna sorprendente. Sorprendente perché l’ultima cosa che mi aspettavo era un’apparizione come quella; anche perché il vestitino rosso pomodoro che portava era così succinto da essere a sua volta sorprendente”.
Ed è forse per questa seduzione visiva, oltre alla praticità di vivere nello stesso palazzo, che lui le propone di fargli da segretaria: di battere, cioè, a macchina i capitoli via via che li scrive. Lei, dopo qualche incertezza, accetta.

Lo scrittore scrive piccoli saggi su questioni di grande rilevanza politico-sociale: dallo Stato come si è configurato al concetto di democrazia oggi, da  al-Qaeda a Guantanamo, dalla pedofilia alla macellazione degli animali, dalla competizione come ideologia dominante all’evolversi e impoverirsi delle lingue, dalla vecchiaia al suicidio e molti altri temi ancora. Saggi molti acuti e controcorrente, in cui lo scrittore-Coetzee va alla radice degli oggetti presi in esami, assumendo un punto di vista radicale e umanista, inteso nel senso più ampio, che comprende, cioè, l’intero creato, natura e animali. Saggi scritti non soltanto in funzione del romanzo, ma anche e soprattutto in sé, per esprimere la sua profonda avversione contro ciò che è violenza, ingiustizia, illibertà, ma anche per rappresentare quella bellezza, che non sempre si percepisce. In uno dei capitoli finali “Sulla musica” scrive tra l’altro pensieri penetranti sul canto degli uccelli: 
Ogni grido di uccello è la liberazione di sé nell’aria, accompagnata da una gioia che possiamo capire a stento. Io! Dice ogni grido. Io! Che miracolo!  Il canto libera la voce, le permette di volare, fa espandere l’anima”

  Ma per Anya questi saggi sono all’inizio “ una grande delusione ” in quanto “, scrive solo di politica. Cerco di dirgli” scrive lei “di lasciar perdere, la gente non ne può più della politica. E non mancano certo altre cose”.
 In questo rapporto si inserisce il compagno di lei, un consulente finanziario convinto assertore del neo-liberismo, che legge i saggi e li commenta con cinico disprezzo. “Cazzate. Cazzate di ignoranti. Lui è indietro di cent’anni, viviamo in un universo probabilistico, in un universo quantistico. Schrodinger l’ha dimostrato. Heisenberg l’ha dimostrato”.
Oppure che insinua morbosamente:
Ha scelto te e non un’altra perché ti sbava dietro, Anya. Perché nei suoi sogni lascivi ci sei tu che gli succhi l’uccello vecchio, sporco e rinsecchito e dopo lo frusti col gatto a nove code”.

Il romanzo è brevissimo rispetto alla parte saggistica, ma questa essenzialità lo rende  allusivo e quindi più acuminato e misterioso nel disegnare la seduzione e il desiderio di sedurre da un lato, e nel rappresentare due “visioni del mondo” assolutamente contrapposte, dall’altro.
Tutto questo mette in moto i pensieri e le psicologie dei tre protagonisti.
Lo scrittore modificherà non le sue opinioni in quanto tali, ma l’opinione delle sue opinioni, che si fanno, in un secondo diario, più quotidiane e intime, più vicine alla sensibilità di Anya. Così parla della Linguadoca in Francia, dove per qualche anno ha avuto una casa, oppure dei “bambini” dei loro urli, o scrive pagine originali su Bach, Tolstoi, Dostoevskij, che ama svisceratamente.

Ma soprattutto muteranno i rapporti tra i tre protagonisti. Coetzee salta molti passaggi. Non sappiamo quasi nulla dei processi psicologici che intervengono all’interno  di loro e tra loro. Sappiamo che Anya compie una scelta netta di vita. Non sarà più solo o tanto la giovane donna seducente, ma narcisa, a modo suo sensibile, ma superficiale. Il rapporto con lo scrittore l’ha mutata. L’incontro finale con lo scrittore e la lettera che gli scrive  commuovono l’intelligenza.

J. M. Coetzee. Diario di un anno difficile. Traduzione di Maria Baiocchi. Einaudi. Euro 18,00       


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