di Gianni Quilici
E’ un romanzo
assolutamente originale. Perché è un romanzo e nello stesso tempo un saggio; perché sono separati graficamente,
ma tuttavia si incontrano ed
interagiscono l’uno con l’altro.
Il libro si
compone pagina per pagina di due (tre) parti: il saggio, il diario di lui e
quello di lei. Tra loro poi si inserisce un terzo personaggio, il compagno di
lei, che s’invischia pesantemente nei loro rapporti.
Lui è un anziano
famoso scrittore, con gli “occhi in
pessimo stato e peggio ancora i denti” dice Lei, che ha accettato l’incarico di
scrivere “opinioni forti” per un importante editore tedesco. Lei, Anya “ha
capelli nerissimi e forme armoniose. Una pelle dorata (…) e un derrière
talmente vicino alla perfezione da essere angelico”, così annota lo scrittore. E lei è consapevole di
questa attrazione, ci gioca pure. Scrive tra l’altro:”
Quando gli passo accanto con il mio cesto
di biancheria, bado a dimenare il sedere,
il mio didietro, il mio delizioso didietro, inguainato nei jeans
attillati”.
Bellissimo
l’inizio, quando lo scrittore la vede per la prima volta e ne rimane doppiamente
folgorato:
“ La prima volta che m’è comparsa davanti è
stato nel locale della lavanderia. Era metà mattina di una tranquilla giornata
primaverile e io me ne stavo lì a guardare il bucato che girava, quando entrò
quella giovane donna sorprendente. Sorprendente perché l’ultima cosa che mi
aspettavo era un’apparizione come quella; anche perché il vestitino rosso pomodoro
che portava era così succinto da essere a sua volta sorprendente”.
Ed è forse per
questa seduzione visiva, oltre alla praticità di vivere nello stesso palazzo,
che lui le propone di fargli da segretaria: di battere, cioè, a macchina i
capitoli via via che li scrive. Lei, dopo qualche incertezza, accetta.
Lo scrittore
scrive piccoli saggi su questioni di grande rilevanza politico-sociale: dallo Stato
come si è configurato al concetto di democrazia oggi, da al-Qaeda a Guantanamo, dalla pedofilia alla
macellazione degli animali, dalla competizione come ideologia dominante all’evolversi
e impoverirsi delle lingue, dalla vecchiaia al suicidio e molti altri temi
ancora. Saggi molti acuti e controcorrente, in cui lo scrittore-Coetzee va alla
radice degli oggetti presi in esami, assumendo un punto di vista radicale e
umanista, inteso nel senso più ampio, che comprende, cioè, l’intero creato,
natura e animali. Saggi scritti non soltanto in funzione del romanzo, ma anche
e soprattutto in sé, per esprimere la sua profonda avversione contro ciò che è
violenza, ingiustizia, illibertà, ma anche per rappresentare quella bellezza,
che non sempre si percepisce. In uno dei capitoli finali “Sulla musica” scrive
tra l’altro pensieri penetranti sul canto degli uccelli:
“Ogni grido di uccello è la liberazione di sé
nell’aria, accompagnata da una gioia che possiamo capire a stento. Io! Dice ogni grido. Io! Che miracolo! Il canto libera la voce, le
permette di volare, fa espandere l’anima”
Ma per Anya
questi saggi sono all’inizio “ una grande delusione ” in quanto “, scrive solo
di politica. Cerco di dirgli” scrive lei “di lasciar perdere, la gente non ne
può più della politica. E non mancano certo altre cose”.
In questo rapporto si inserisce il compagno di
lei, un consulente finanziario convinto assertore del neo-liberismo, che legge
i saggi e li commenta con cinico disprezzo. “Cazzate. Cazzate di ignoranti. Lui è indietro di cent’anni, viviamo in
un universo probabilistico, in un universo quantistico. Schrodinger l’ha
dimostrato. Heisenberg l’ha dimostrato”.
Oppure che insinua
morbosamente:
“Ha scelto te e non un’altra perché ti sbava
dietro, Anya. Perché nei suoi sogni lascivi ci sei tu che gli succhi l’uccello
vecchio, sporco e rinsecchito e dopo lo frusti col gatto a nove code”.
Il romanzo è
brevissimo rispetto alla parte saggistica, ma questa essenzialità lo rende allusivo e quindi più acuminato e misterioso
nel disegnare la seduzione e il desiderio di sedurre da un lato, e nel
rappresentare due “visioni del mondo” assolutamente contrapposte, dall’altro.
Tutto questo mette
in moto i pensieri e le psicologie dei tre protagonisti.
Lo scrittore
modificherà non le sue opinioni in quanto tali, ma l’opinione delle sue
opinioni, che si fanno, in un secondo diario, più quotidiane e intime, più
vicine alla sensibilità di Anya. Così parla della Linguadoca in Francia, dove
per qualche anno ha avuto una casa, oppure dei “bambini” dei loro urli, o
scrive pagine originali su Bach, Tolstoi, Dostoevskij, che ama svisceratamente.
Ma soprattutto
muteranno i rapporti tra i tre protagonisti. Coetzee salta molti passaggi. Non sappiamo quasi nulla dei processi
psicologici che intervengono all’interno
di loro e tra loro. Sappiamo che Anya compie una scelta netta di vita.
Non sarà più solo o tanto la giovane donna seducente, ma narcisa, a modo suo
sensibile, ma superficiale. Il rapporto con lo scrittore l’ha mutata. L’incontro
finale con lo scrittore e la lettera che gli scrive commuovono l’intelligenza.
J. M.
Coetzee. Diario di un anno difficile. Traduzione di Maria Baiocchi. Einaudi.
Euro 18,00
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