30 dicembre 2013

"Il cavallo ed io" di Camilla Palandri



Che cos'è un cavallo? Cosa sono dei cavalli in gruppo? Che rapporto si stabilisce tra uomo-donna e cavallo? Il racconto di un'esperienza reale, a volte rappresenta più efficacemente di un saggio.  

L’aria pungente del mattino domenicale ed il cielo ancora avvolto dalla nebbia sono la cornice dell’inizio.
Arrivo sempre fra i primi all’appuntamento, mi piace assaporare ancora il silenzio ed il torpore del mondo che si sveglia lentamente. Nuvoletta mi aspetta nel suo spazio recintato. Prendo la cavezza, gliela metto e la porto nel tondino a fare un po’ di corda tanto per sfogare gli ardori. Prima di ogni partenza, dopo giorni passati rinchiusi , i cavalli hanno bisogno di muoversi . Sono pieni di argento vivo,hanno tanta energia accumulata da consumare. Cambio di andature al palo,dieci minuti di riscaldamento e poi iniziano i preparativi della partenza. Si sella e si mette il morso. Nuvoletta a volte fa le storie, alza la testa ed io non riesco da sola, allora arriva Assunto e mi dà una mano.
Intanto nel piazzale si radunano i cavalieri, alcuni vengono da fuori con i propri carrelli. Quando i cavalli sono in branco inizia l’eccitazione, si scrutano l’uno con l’altro,anche fra loro come per gli umani esistono le reciproche simpatie e antipatie, non vogliono stare fermi, cominciano a scalpicciare ansiosi. A volte l’atmosfera  elettrica alla partenza, perché gli animali sono freschi e riposati e hanno bisogno di sfogarsi.

Si dispone la fila nell’ordine stabilito dal nostro capogruppo, Assunto, il proprietario del maneggio ed anche la nostra guida nelle escursioni .I cavalli più riottosi di solito si mettono avanti , a volte anche in fondo.
Dipende dall’animale. Assunto spesso monta puledri sotto doma , cavalli quindi da tenere più sotto controllo perché sono le prime volte che escono alla scoperta del mondo e ne vanno controllate le reazioni, ma nelle sue mani esperte nessun cavallo diventa mai pericoloso.
Io di solito mi metto dietro ad un cavallo tranquillo , ce ne sono alcuni che proprio devo evitare, perché Nuvoletta non li sopporta e la loro vicinanza la porterebbe a scalciare.
Il primo brivido inizia appena usciti dal maneggio, in quanto ci troviamo a dover superare un sotto passo ferroviario. Prego sempre che in quel momento non passi il treno….. i cavalli sentendo quel frastuono sopra le loro teste iniziano a schizzare e siamo anche nella strada….
Poi attraversiamo la provinciale senza problemi e ci dobbiamo fare un pezzo di asfalto prima di poter entrare nei sentieri sterrati . E’ la parte più noiosa l’asfalto,però non si può fare diversamente.
Iniziano quindi le prime salite lungo i colli verdeggianti. C’è un percorso che facciamo sempre e passiamo davanti ad un allevamento di maiali che quando ci vedono arrivare, a volte, si precipitano giù in picchiata facendo confusione e può capitare che qualche cavallo s’innervosisca e scarti di lato, ma raramente. Ormai sono abituati a questo perché è un tragitto obbligato che conoscono.
In estate quando ci troviamo in questa zona ne approfittiamo per mangiare al volo le ciliegie colte direttamente dall’albero al passaggio.
I percorsi sono ogni domenica diversi però sempre su sentieri di montagna.
Dobbiamo arrivare per ora di pranzo , circa l’una, alla casetta, una piccola dimora che è stata affittata per il bivacco domenicale , dove ,oltre a consumare il pasto, ci riposiamo.
Adoro le salite anche se so che non è proprio lo stesso per i cavalli che sono costretti a portare il peso dei cavalieri. In salita andiamo sempre tranquilli , molto passo,per non affaticare gli animali.
Se il gruppo è numeroso, come capita alcune volte, si cerca di galoppare poco anche nei tratti pianeggianti, perché tanti cavalli insieme possono creare problemi quando sentono la competizione ed i rischi vanno evitati. Ma galoppare è bellissimo, una specie di danza magica in cui il tuo corpo asseconda ritmicamente il movimento del cavallo fino quasi a fondersi con esso, il vento che scompiglia i capelli, il paesaggio che scorre veloce e quel senso di libertà estrema. Quindi meglio quando siamo in pochi e possiamo concederci
questa esperienza per un lasso di tempo più lungo.
Qualche volta,quando vogliamo galoppare, andiamo verso il lago di Crocialoni ed è una meraviglia farlo sugli argini erbosi del padule. Un galoppo tranquillo, ma continuo quasi fino all’arrivo.
Durante le uscite non mancano mai gli imprevisti, ogni volta è un’avventura.
A volte all’improvviso un tronco sbarra il sentiero e allora bisogna convincere il cavallo a saltare. Nuvoletta a volte si rifiuta, allora devo scendere e convincerla a passare stando attenta che nell’impeto di superare l’ostacolo poi non mi calpesti. E’ una bella cavalla di razza maremmana migliorata, tranquilla, ma è una puledra ed ha alcune sue fisse, come le persone del resto.
I sentieri a volte sono stretti e bisogna stare sempre vicini al bordo interno, quello che è fiancheggiato dal ciglio, così se il cavallo scarta per un improvviso schiribizzo si è sicuri di non andare di sotto. E capita, mentre si procede tranquilli e beati che un rumore improvviso, un fruscio, uno svolazzo agiti l’animale. Il cavallo è un animale pauroso, basta poco per spaventarlo e allora inizia a sgroppare o scartare. Bisogna stare accorti per evitare di ritrovarsi in terra.
La parte che più detesto è la discesa, mi fa stare in tensione, ho paura che il cavallo scivoli. Ce n’è una tremenda di asfalto, molto ripida e sconnessa che sono sempre ben felice di evitare. In discesa bisogna stare rilassati, con il corpo all’indietro, assecondare il movimento del cavallo senza tirare le redini bruscamente, ma pronti a richiamarlo se si sente che va via.
Ce n’è anche un’altra in una zona molto fangosa che invece facciamo spesso. In alcuni punti i cavalli sprofondano nella melma ed io non vedo l’ora di attraversare velocemente. A volte in quel tratto anche Nuvoletta vuole andare più veloce ed io l’assecondo per uscire in fretta da quel pantano senza cadere, cosa che del resto non mi è mai capitata.
Intanto l’aria si è riscaldata, la nebbia dissolta ed il sole illumina il paesaggio circostante: ci sono punti in cui si godono panorami stupendi sulla vallata. I nostri cavalli cominciano ad essere “fumanti” per la fatica.
Durante l’escursione a me piace stare in silenzio, assaporare fino in fondo il senso di libertà che il contesto mi trasmette, io e l’animale in una perfetta sintonia. Però mi capita spesso di scambiare qualche battuta con i miei compagni di turno, cioè chi mi precede o mi segue. Di solito si parla di cavalli e cavalcate, non è certo quello il contesto per discussioni di altro genere, ma a me va bene così, come un camaleonte mi adeguo.
La dimensione del cavallo è libertà, istinto, vita naturale, niente a che vedere con il lato cerebrale dell’esistenza.
Mi piace la monta western quella che io pratico perché è la più adatta per le passeggiate e anche l’abbigliamento è molto più casual rispetto a quella inglese. Poi la sella americana dà più sicurezza ed è più comoda.
Quando arriviamo la prima cosa che facciamo è sistemare i cavalli: togliere la sella ed il sottosella che di solito è madido di sudore , steccare il cavallo e poi legarlo con la cavezza ad uno degli alberi circostanti. Mi piacciono quegli odori forti, di sudore, di sella , sono autentici . Poi c’è il momento conviviale del pranzo che si protrae per un tempo abbastanza lungo , il tempo in cui ci si rilassa e che per me è anche il più noioso, perché tutto sommato, a parte il cavallo, non ho altro da condividere con la compagnia . In questi momenti mi manca la parte mentale, lo scambio nella conversazione, mi manca la complessità.
Dopo pranzo c’è la siesta, fuori se è bel tempo , in casa se fa freddo. L’orario della partenza per il ritorno varia a seconda della stagione. Se è inverno ripartiamo abbastanza presto per essere a casa prima che faccia buio. Se è estate l’orario è spostato al pomeriggio inoltrato perché prima fa ancora troppo caldo e poi le giornate sono lunghe e non ci sono problemi.
Il viaggio di ritorno è in genere sempre più breve rispetto a quello di andata e a me piace sempre meno perché per lo più affrontiamo lunghi tratti di discesa. Anche in questo caso si varia l’itinerario, non facciamo mai la strada del mattino, ma c’inoltriamo per altri sentieri. Di inesplorati non ce ne sono però, perché a forza di andare li abbiamo girati tutti, comunque quando è un po’ che non si passa da un luogo è bello come se fosse la prima volta.
Al ritorno i cavalli sono più eccitabili, sentono l’aria di casa e spesso è proprio in questa occasione che accadono i maggiori imprevisti. Niente però che ricordi i primi tempi, quando eravamo tutti giovani e più incoscienti e allora ne accadevano davvero di avventure , a lieto fine per fortuna, ma avrebbero potuto
anche non esserlo. Cavalli che disarcionavano i loro cavalieri e poi ritornavano alla stalla attraversando la strada provinciale, galoppate folli senza pensare ai rischi della competizione quando i cavalli s’infuocano.
Era un altro periodo, adesso siamo tutti più grandi e maturi e le bravate sono dimenticate, anche perché i cavalli a disposizione hanno più “sangue” e si è consapevoli dei pericoli.
Arrivati al maneggio iniziano le operazioni di routine prima di rimettere il cavallo nel suo spazio. In estate di solito si fa anche un bel lavaggio rinfrescante, in inverno ci si limita a steccarlo e passeggiarlo un po’ per farlo asciugare.
La giornata è finita , si ritorna a casa con gli odori impressi sugli indumenti, i capelli arruffati, i pantaloni macchiati dal sudore dell’animale, gli stivali sporchi di fango e polvere, però mai stanchi, solo appagati del tempo speso in una dimensione in cui si è ritrovato il contatto con la propria parte istintiva e di conseguenza il benessere.

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