Che cos'è un cavallo? Cosa sono dei cavalli in gruppo? Che rapporto si stabilisce tra uomo-donna e cavallo? Il racconto di un'esperienza reale, a volte rappresenta più efficacemente di un saggio.
L’aria pungente del mattino domenicale ed
il cielo ancora avvolto dalla nebbia sono la cornice dell’inizio.
Arrivo sempre fra i primi
all’appuntamento, mi piace assaporare ancora il silenzio ed il torpore del
mondo che si sveglia lentamente. Nuvoletta mi aspetta nel suo spazio recintato.
Prendo la cavezza, gliela metto e la porto nel tondino a fare un po’ di corda
tanto per sfogare gli ardori. Prima di ogni partenza, dopo giorni passati
rinchiusi , i cavalli hanno bisogno di muoversi . Sono pieni di argento
vivo,hanno tanta energia accumulata da consumare. Cambio di andature al
palo,dieci minuti di riscaldamento e poi iniziano i preparativi della partenza.
Si sella e si mette il morso. Nuvoletta a volte fa le storie, alza la testa ed
io non riesco da sola, allora arriva Assunto e mi dà una mano.
Intanto nel piazzale si radunano i
cavalieri, alcuni vengono da fuori con i propri carrelli. Quando i cavalli sono
in branco inizia l’eccitazione, si scrutano l’uno con l’altro,anche fra loro
come per gli umani esistono le reciproche simpatie e antipatie, non vogliono
stare fermi, cominciano a scalpicciare ansiosi. A volte l’atmosfera elettrica alla partenza, perché gli animali
sono freschi e riposati e hanno bisogno di sfogarsi.
Si dispone la fila nell’ordine stabilito
dal nostro capogruppo, Assunto, il proprietario del maneggio ed anche la nostra
guida nelle escursioni .I cavalli più riottosi di solito si mettono avanti , a
volte anche in fondo.
Dipende dall’animale. Assunto spesso
monta puledri sotto doma , cavalli quindi da tenere più sotto controllo perché
sono le prime volte che escono alla scoperta del mondo e ne vanno controllate
le reazioni, ma nelle sue mani esperte nessun cavallo diventa mai pericoloso.
Io di solito mi metto dietro ad un cavallo
tranquillo , ce ne sono alcuni che proprio devo evitare, perché Nuvoletta non
li sopporta e la loro vicinanza la porterebbe a scalciare.
Il primo brivido inizia appena usciti dal
maneggio, in quanto ci troviamo a dover superare un sotto passo ferroviario.
Prego sempre che in quel momento non passi il treno….. i cavalli sentendo quel
frastuono sopra le loro teste iniziano a schizzare e siamo anche nella strada….
Poi attraversiamo la provinciale senza
problemi e ci dobbiamo fare un pezzo di asfalto prima di poter entrare nei
sentieri sterrati . E’ la parte più noiosa l’asfalto,però non si può fare
diversamente.
Iniziano quindi le prime salite lungo i
colli verdeggianti. C’è un percorso che facciamo sempre e passiamo davanti ad
un allevamento di maiali che quando ci vedono arrivare, a volte, si precipitano
giù in picchiata facendo confusione e può capitare che qualche cavallo
s’innervosisca e scarti di lato, ma raramente. Ormai sono abituati a questo
perché è un tragitto obbligato che conoscono.
In estate quando ci troviamo in questa
zona ne approfittiamo per mangiare al volo le ciliegie colte direttamente
dall’albero al passaggio.
I percorsi sono ogni domenica diversi
però sempre su sentieri di montagna.
Dobbiamo arrivare per ora di pranzo ,
circa l’una, alla casetta, una piccola dimora che è stata affittata per il bivacco
domenicale , dove ,oltre a consumare il pasto, ci riposiamo.
Adoro le salite anche se so che non è
proprio lo stesso per i cavalli che sono costretti a portare il peso dei cavalieri.
In salita andiamo sempre tranquilli , molto passo,per non affaticare gli
animali.
Se il gruppo è numeroso, come capita
alcune volte, si cerca di galoppare poco anche nei tratti pianeggianti, perché
tanti cavalli insieme possono creare problemi quando sentono la competizione ed
i rischi vanno evitati. Ma galoppare è bellissimo, una specie di danza magica
in cui il tuo corpo asseconda ritmicamente il movimento del cavallo fino quasi
a fondersi con esso, il vento che scompiglia i capelli, il paesaggio che scorre
veloce e quel senso di libertà estrema. Quindi meglio quando siamo in pochi e
possiamo concederci
questa esperienza per un lasso di tempo
più lungo.
Qualche volta,quando vogliamo galoppare,
andiamo verso il lago di Crocialoni ed è una meraviglia farlo sugli argini
erbosi del padule. Un galoppo tranquillo, ma continuo quasi fino all’arrivo.
Durante le uscite non mancano mai gli
imprevisti, ogni volta è un’avventura.
A volte all’improvviso un tronco sbarra
il sentiero e allora bisogna convincere il cavallo a saltare. Nuvoletta a volte
si rifiuta, allora devo scendere e convincerla a passare stando attenta che
nell’impeto di superare l’ostacolo poi non mi calpesti. E’ una bella cavalla di
razza maremmana migliorata, tranquilla, ma è una puledra ed ha alcune sue fisse,
come le persone del resto.
I sentieri a volte sono stretti e bisogna
stare sempre vicini al bordo interno, quello che è fiancheggiato dal ciglio,
così se il cavallo scarta per un improvviso schiribizzo si è sicuri di non
andare di sotto. E capita, mentre si procede tranquilli e beati che un rumore
improvviso, un fruscio, uno svolazzo agiti l’animale. Il cavallo è un animale
pauroso, basta poco per spaventarlo e allora inizia a sgroppare o scartare.
Bisogna stare accorti per evitare di ritrovarsi in terra.
La parte che più detesto è la discesa, mi
fa stare in tensione, ho paura che il cavallo scivoli. Ce n’è una tremenda di
asfalto, molto ripida e sconnessa che sono sempre ben felice di evitare. In
discesa bisogna stare rilassati, con il corpo all’indietro, assecondare il
movimento del cavallo senza tirare le redini bruscamente, ma pronti a
richiamarlo se si sente che va via.
Ce n’è anche un’altra in una zona molto
fangosa che invece facciamo spesso. In alcuni punti i cavalli sprofondano nella
melma ed io non vedo l’ora di attraversare velocemente. A volte in quel tratto
anche Nuvoletta vuole andare più veloce ed io l’assecondo per uscire in fretta
da quel pantano senza cadere, cosa che del resto non mi è mai capitata.
Intanto l’aria si è riscaldata, la nebbia
dissolta ed il sole illumina il paesaggio circostante: ci sono punti in cui si
godono panorami stupendi sulla vallata. I nostri cavalli cominciano ad essere
“fumanti” per la fatica.
Durante l’escursione a me piace stare in
silenzio, assaporare fino in fondo il senso di libertà che il contesto mi
trasmette, io e l’animale in una perfetta sintonia. Però mi capita spesso di
scambiare qualche battuta con i miei compagni di turno, cioè chi mi precede o
mi segue. Di solito si parla di cavalli e cavalcate, non è certo quello il
contesto per discussioni di altro genere, ma a me va bene così, come un
camaleonte mi adeguo.
La dimensione del cavallo è libertà,
istinto, vita naturale, niente a che vedere con il lato cerebrale dell’esistenza.
Mi piace la monta western quella che io
pratico perché è la più adatta per le passeggiate e anche l’abbigliamento è
molto più casual rispetto a quella inglese. Poi la sella americana dà più
sicurezza ed è più comoda.
Quando arriviamo la prima cosa che
facciamo è sistemare i cavalli: togliere la sella ed il sottosella che di solito
è madido di sudore , steccare il cavallo e poi legarlo con la cavezza ad uno
degli alberi circostanti. Mi piacciono quegli odori forti, di sudore, di sella
, sono autentici . Poi c’è il momento conviviale del pranzo che si protrae per un tempo
abbastanza lungo , il tempo in cui ci si rilassa e che per me è anche il più
noioso, perché tutto sommato, a parte il cavallo, non ho altro da condividere
con la compagnia . In questi momenti mi manca la parte mentale, lo scambio
nella conversazione, mi manca la complessità.
Dopo pranzo c’è la siesta, fuori se è bel
tempo , in casa se fa freddo. L’orario della partenza per il ritorno varia a
seconda della stagione. Se è inverno ripartiamo abbastanza presto per essere a
casa prima che faccia buio. Se è estate l’orario è spostato al pomeriggio
inoltrato perché prima fa ancora troppo caldo e poi le giornate sono lunghe e
non ci sono problemi.
Il viaggio di ritorno è in genere sempre
più breve rispetto a quello di andata e a me piace sempre meno perché per lo
più affrontiamo lunghi tratti di discesa. Anche in questo caso si varia
l’itinerario, non facciamo mai la strada del mattino, ma c’inoltriamo per altri
sentieri. Di inesplorati non ce ne sono però, perché a forza di andare li
abbiamo girati tutti, comunque quando è un po’ che non si passa da un luogo è
bello come se fosse la prima volta.
Al ritorno i cavalli sono più eccitabili,
sentono l’aria di casa e spesso è proprio in questa occasione che accadono i
maggiori imprevisti. Niente però che ricordi i primi tempi, quando eravamo
tutti giovani e più incoscienti e allora ne accadevano davvero di avventure , a
lieto fine per fortuna, ma avrebbero potuto
anche non esserlo. Cavalli che
disarcionavano i loro cavalieri e poi ritornavano alla stalla attraversando la strada
provinciale, galoppate folli senza pensare ai rischi della competizione quando
i cavalli s’infuocano.
Era un altro periodo, adesso siamo tutti
più grandi e maturi e le bravate sono dimenticate, anche perché i cavalli a
disposizione hanno più “sangue” e si è consapevoli dei pericoli.
Arrivati al maneggio iniziano le
operazioni di routine prima di rimettere il cavallo nel suo spazio. In estate
di solito si fa anche un bel lavaggio rinfrescante, in inverno ci si limita a
steccarlo e passeggiarlo un po’ per farlo asciugare.
La giornata è finita , si ritorna a casa
con gli odori impressi sugli indumenti, i capelli arruffati, i pantaloni macchiati
dal sudore dell’animale, gli stivali sporchi di fango e polvere, però mai
stanchi, solo appagati del tempo speso in una dimensione in cui si è ritrovato
il contatto con la propria parte istintiva e di conseguenza il benessere.
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