di Gianni
Quilici
Jonas Bendiksen è un giovane fotografo
norvegese, legato alla agenzia Magnum, che lavora su dei progetti. “The places
we love” è uno di questi. Esso nasce da un dato innanzitutto statistico: più di
un miliardo di uomini e donne vivono in baraccopoli e favelas in continuo
aumento, concentrate soprattutto ai margini delle grandi città. Da qui la
spinta a sperimentare con i propri occhi in quali condizioni vivono: condizioni
economiche, sanitarie, sociali.
Bendiksen ha scelto le bindovilles di
quattro metropoli: Mumbai in India, Jakarta in Indonesia, Nairobi in Kenia, Caracas in Venezuela. In The places we live sono presenti,
volendo schematizzare, tre tipologie di scatti: un quadro d’insieme nel
brulichìo in cui le baracche si mescolano ai grattacieli; un campo medio che
coglie il rapporto tra i corpi e il contesto ambientale fatiscente in cui
vivono; ed infine gli interni di famiglia con persone in posa tra l’arredamento e oggetti vari, che
li circondano e che, in qualche misura, li scoprono.
Prendiamo una delle foto, che meglio può
sintetizzare l’intera mostra. Questa che vediamo scattata in India, a Mumbai.
Una bambina, a piedi scalzi, al centro dell’immagine cammina lungo la
conduttura dell’acqua. Intorno, in un caos di sacchi, stracci, rifiuti, le baracche fragilissime di
legno, di stoffa, di lamiere accatastate l’una addosso all’altra. Segni di
miseria o di povertà, di degrado ambientale, di abbandono del “pubblico”. Però,
guardando i giovani presenti, si respira quella normalità, che ritroviamo in quasi
tutte le famiglie, che diviene decoro pieno di colori ( Nairobi), o si
intravedono segnali di una
occidentalizzazione in corso (Jakarta, Caracas) con i condizionamenti che essi
comportano. Osserva lo stesso Bendiksen:
“Ma
quello che davvero mi ha spinto ad ampliare il progetto è che sono rimasto sopraffatto dalla normalità
di questi posti. Tra i cumuli di spazzatura vedi persone ordinarie che vivono
vite normali, alle prese con i problemi delle persone qualunque in qualsiasi
altro posto. Aiutano i figli a fare i compiti, tentano di sbarcare il lunario,
di tenere unita la loro famiglia”.
In queste foto c’è quindi un intento
sociologico molto evidente: rappresentare visivamente una condizione che
appartiene ad una parte considerevole del Pianeta, ma anche scattare immagini
che vadano, e per alcune accade, oltre la testimonianza.
JONAS BENDIKSEN
Jonas Bendiksen è nato in Norvegia nel 1977. Ha cominciato la sua
carriera a 19 anni come tirocinante negli uffici di Magnum a Londra, prima di
trasferirsi in Russia per perseguire la propria carriera come fotogiornalista.
Durante i sette anni trascorsi là, Bendiksen ha fotografato storie dalle
perifierie dell' ex Unione Sovietica, un progetto che è stato pubblicato in un
libro sorprendente Satellites (2006).
Il suo lavoro si focalizza spesso sulle comunità isolate e
sulle enclavi. Nel 2005 ha
cominciato a lavorare su The Places We Live, un progetto
sulla crescita delle slum in tutto il mondo, progetto che combina fotografia,
video e registrazioni audio per creare installazioni tridimensionali.
Ha ricevuto numerosi premi tra i quali l'Infinity Award
dall'International Center of Photography nel 2003. Tra i suoi clienti il National Geographic, Geo,
Newsweek, il Sunday Times Magazine, Independent on Sunday Review e il
Rockfeller Foundation.
da " Lo schermo.it
Jonas Bendiksen. The Places We live. Promossa da Photo Lux Festival.
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