11 dicembre 2012

"I cimiteri di Terezin" di Luciano Luciani




Perché quei cimiteri a Terezin?

 La cittadina di Terezin (in tedesco Theresienstadt, città di Teresa), piccolo centro della Boemia settentrionale a un’ora di viaggio da Praga, ricopre quasi per intero l’area di una fortezza edificata alla fine del XVIII secolo per proteggere Praga da eventuali incursioni prussiane. Trasformata un secolo più tardi in un carcere di massima sicurezza per detenuti particolarmente pericolosi, la fortezza ha lasciato non pochi resti, tuttora visibili alla periferia dell’abitato. Ma insieme a quei ruderi di un tempo, quello dell’impero d’Austria definitivamente passato, colpisce la presenza, questa assai meno remota, di estesi cimiteri ove sono allineate in ben ordinate sequenze migliaia e migliaia di candide pietre tombali.

Terezin conta solo poco più di tremila residenti impegnati nei vari settori economici (manifatturiero; agricoltura, turismo) secondo ritmi esistenziali normali e sereni: perché mai, allora, un così grande numero di tombe? Per un borgo così modesto non dovrebbe essere sufficiente un cimitero di non eccessive dimensioni per accogliere i propri morti? Perché sui marmi dei tumuli, troviamo incisi nomi slovacchi, cechi, russi, polacchi, serbi, tedeschi, ungheresi, austriaci, italiani, francesi, olandesi, nonché taluni anche, chiaramente, di origine extraeuropea?

Per rispondere a questo interrogativo occorre procedere a ritroso nel tempo sino al 1940, quando le forze d’occupazione del Terzo Reich stabilirono proprio a Terezin un importante centro di smistamento di internati politici ed ebrei. Dalla cittadina boema i prigionieri erano poi avviati ai campi di lavoro o a quelli di sterminio. Si trattava di persone tutte fortemente usurate dalle tragiche condizioni della guerra, in larga misura donne, vecchi e bambini, e le malattie e la fame mietevano una larga messe di vittime. 

Circa 200.000 internati passarono per i campi di concentramento della Gestapo a Terezin; 88.000 furono deportati verso il solo campo di Auschwitz, oltre 40.000 morirono di stenti sino a che i pochi sopravvissuti, appena 17.000, il 9 maggio 1945, vennero liberati dalle truppe sovietiche che fecero il loro ingresso in città.

Passata la bufera delle sciagurate vicende belliche, prima le autorità cecoslovacche, oggi la Repubblica Ceca curano con particolare attenzione il museo di Terezin dove sono esposti i tristi materiali appartenenti a quel tormentato periodo. Intanto, nel corso degli anni si è provveduto al laborioso riconoscimento delle salme (solo alcune sono rimaste ignote)e al riordino dei cimiteri che ospitano le povere vittime.

Ogni anno la cittadina boema conosce un massiccio arrivo di visitatori e quasi sempre il numero delle presenze supera le 200.000 unità. Vengono da ogni parte d’Europa, accomunati da un particolarissimo flusso turistico: un pietoso pellegrinaggio carico di emozione sui luoghi che videro le angustie dei loro cari congiunti. Molti hanno una tomba su cui depositare un fiore. Altri, che mai ufficialmente conobbero la fine dei loro parenti, possono solo raccogliersi in una silenziosa meditazione dinanzi alle tombe di martiri ignoti.


Nessun commento: