di Gianni Quilici
“Io
e te” tra romanzo breve e racconto lungo in un equilibrio esemplare.
Pochi
personaggi, ma concentrati, messi bene a confronto e sviluppati. Una
conclusione imprevedibile. Doppia, in un certo senso. Molto cinematografico,
non a caso il film di Bertolucci.
Protagonisti: un quattordicenne e la sorellastra. Lorenzo, un adolescente nella fase più difficile della sua evoluzione psicologica, stretto tra un amore (forse) edipico con una madre iperprotettiva ed un’identità così incerta, che nel confronto con i coetanei vuole annullarsi, stare solo, diventare invisibile.
Olivia,
ventitreenne, “incredibilmente
bella.. alta due tette grandi e larghe… tantissimi capelli ricci e biondi”,
però, come il fratello scoprirà, tossico-dipendente.
La cantina, in cui Lorenzo si è rifugiato per una settimana, la settimana bianca che aveva balordamente inventato, diventa il luogo simbolo, il bunker, la tana dell’incontro-scontro con Oliva. Un incontro che attraversa diverse fasi narrative e psicologiche sottili e veritiere, per raggiungere l’acme nel momento in cui Olivia è colta da una crisi grave di astinenza. Dopo attimi di disperazione, Lorenzo diventa, in rapida successione, disponibile e attivo, fino al momento "poetico" della danza e dell’abbraccio, della catarsi e delle promesse. Potrebbe finire lì. L’epilogo sarà tanto nudo di parole quanto tragico. Non per ciò che si dice, per ciò che si lascia immaginare.
Con
in più un interrogativo: Olivia è una
finzione letteraria oppure, in qualche misura, è davvero esistita?
Dentro
questo rapporto: la famiglia. La madre molto protettiva e amata, ma che è fuori
dai processi psico-sociali del ragazzo. Il padre affettuoso, ma distaccato e
assente soprattutto da Olivia, che sente questa mancanza in modo
conflittualmente lacerante.
E
ci sono, appena abbozzati, brandelli di società. C’è la scuola con i compagni
di classe sadici e competitivi nel loro inconsapevole individualismo. Ci sono
alcuni ritratti secondari tra cui, scolpito benissimo l’ergumeno dalla “dentatura equina
e l’abbronzatura color cacao…con una voce rauca e profonda, come se parlasse
attraverso un tubo di plastica”, che va a sbattere contro la Bmw della madre,
che viene apostrofata come “stronza…troia”, mentre Lorenzo rimane in macchina
pietrificato. Un episodio soltanto, raccontato efficacemente, che lascia
trapelare l’intolleranza e la violenza, oggi vive nella pancia sociale
italiana.
Spezzoni
sociali appena abbozzati. Sufficienti, perché il lettore possa stabilire un
nesso tra crisi adolescenziale e società. Un rapporto di causa-effetto molto
implicito e, per questo, per niente meccanico.
Il
linguaggio di Niccolò Ammaniti è
veloce e essenziale e tutto interno alla storia, i dialoghi affilati e veritieri.
L’unico punto interrogativo: il racconto che Lorenzo fa alla nonna mi pare
troppo lungo.
Forse, però, sottolinea le qualità immaginative e narrative del ragazzo. Come se sotto le poche parole di tutto il romanzo si celasse uno scrittore in erba, che in quella situazione si può finalmente liberare.
Forse, però, sottolinea le qualità immaginative e narrative del ragazzo. Come se sotto le poche parole di tutto il romanzo si celasse uno scrittore in erba, che in quella situazione si può finalmente liberare.
Niccolò Ammaniti.
Io e te. Einaudi, Stile Libero. Pag. 117. Euro 10,00.
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