Il peso della tradizione in Africa
di Giovanna Baldini
Alcuni giorni fa è arrivata da noi attraverso la stampa on line e di carta, la notizia che in Uganda le spose bambine continuano a esistere, a soffrire, a essere comprate per quattro o più mucche…
Il libro di Peace Adzo Medie, L’unica moglie, parla di questo. Non delle spose bambine, una piaga che ancora avvelena molti Paesi del Terzo Mondo, ma del peso della tradizione nella società africana. Simile al mos maiorum degli antichi Romani, alle cui leggi, non scritte ma tramandate oralmente, si attenevano tutti i cittadini di ogni convinzione, sesso, età, condizione sociale…
Il romanzo descrive la vicenda di tre persone, due donne e un uomo che, a modo loro, si impegnano per opporsi alla consuetudine per cercare di vivere la vita da individui liberi da compromessi e scelte imposte da luoghi comuni e pregiudizi.
La storia è ambientata nella capitale del Ghana, Accra, città che, a tutti gli effetti, può essere paragonata a una qualsiasi ricca metropoli del mondo di oggi.
L’Autrice, infatti, parla di quella parte della società benestante e opulenta di cui fanno parte Elikem e i suoi fratelli, imprenditori in diversi ambiti dell’economia della capitale.
Elikem, detto Eli, uno dei tre protagonisti, è un uomo moderno, ormai affermato nel lavoro, figlio prediletto di una madre esageratamente possessiva che, in nome dell’onore della famiglia, pretende di imporre la propria volontà sul futuro dei figli, e di essere ubbidita.
Eli ha una relazione con una ragazza liberiana, si amano e hanno una figlia. Muna, la ragazza straniera, non è accettata dalla famiglia e tanto meno dalla madre che ne ignora l’esistenza e, quando può, ne parla male.
Da questo piccolo granello, che inceppa l’ingranaggio del macchinario narrativo, nasce la nostra storia.
Il figlio non vuole disubbidire alla madre e nel contempo desidera mantenere il rapporto con la donna che ama. Di sua volontà la madre decide di farlo sposare a una brava ragazza del suo paese, scelta da lei secondo criteri insindacabili.
La famiglia della promessa sposa, Afi, che dà voce alla storia, scritta appunto in prima persona, accetta di buon grado il matrimonio conveniente non solo economicamente ma anche per il prestigio che ne deriva. Per Afi è un salto di qualità: si trasferirà ad Accra e comincerà a far parte della upper class della capitale.
Ma niente è come appare.
La scrittrice guida il lettore nei meandri della psicologia sociale del suo Paese, dove anche le giovani generazioni, sia pure vestite all’ultima moda, fanno i conti con la tradizione: le consuetudini familiari da rispettare, i pregiudizi, la sottomissione della donna al marito, l’educazione a sopportare i capricci di anziani e parenti.
Afi, lentamente, si accorge di essere stata usata, pedina inconsapevole in un gioco più grande di lei e si oppone. Sa di perdere tutto, ma va avanti.
Eli, marito a metà di Afi, come vuole la madre, non rinuncia a Muna. Potrebbe farlo, glielo consente la tradizione di avere due mogli, ma, in rotta col costume matriarcale, Afi chiede il divorzio: vuole essere l’unica moglie, come promesso dal contratto matrimoniale, stipulato dalle due famiglie. E, come si sa, al cuore (di lui) non si comanda.
Tutti e tre i personaggi principali si oppongono alla tradizione in nome della propria autonomia e lo fanno all’interno della società ghanese, una realtà culturalmente avanzata ed economicamente aperta alla modernità. Ma, nonostante le loro migliori intenzioni, non riescono nel loro intento.
La storia, espressa in uno stile brillante e spigliato, è divertente e appassionante. Per me ha rappresentato la conoscenza di un mondo che mi ha sorpreso: in una realtà digitale all’avanguardia esistono ancora intrecci e complotti familiari, accordi presi dalle madri per il “bene” dei figli, chi decide per gli altri e chi obbedisce sempre…
Giovani che vestono e vivono all’europea, immersi in un contesto rigidamente controllato dal mos maiorum ghanese che impedisce loro ogni libertà di scelta. Incapaci di liberazione personale perché il passato esiste e resiste e il prezzo pagato, alla fine, è altissimo e vanifica ogni personale aspettativa.
L’autrice, Peace Adzo Medie, ha circa quarant’anni, insegna presso l’università di Bristol e scrive in inglese. L’unica moglie è il suo romanzo d’esordio. È merito della casa editrice Brioschi, sempre attenta alle voci letterarie provenienti dai quattro punti cardinali, averne proposto traduzione e pubblicazione.
Peace Adza Madie, L’unica moglie, traduzione di Gabriella Grasso, collana Gli Altri, Brioschi editore, Milano 2022, p.269, euro 18,00
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