18 agosto 2025

"L'Erodoto che guardava i maiali e altre storie popolari" di Duccio Balestracci

 


Gli umili fanno e scrivono la storia

di Giovanna Baldini

Non solo gli scrittori di chiara fama scrivono. Nella lunga storia dell’umanità l’uomo ha sempre sentito l’esigenza di lasciare traccia di sé, dalle pitture rupestri dell’Hoggar ai diari di viaggio, alle cronache medievali e così via. Si annotano vite, azioni, fatti memorabili di famiglie, comunità agricole e società civili. Gli autori sono uomini di varia cultura, appena colti o quasi analfabeti, ma tutti ugualmente spinti dall’interesse di trasmettere ai contemporanei o ai figli e discendenti una traccia della loro esistenza nel mondo e di quello che accadeva intorno a loro.

Sono curati di campagna e montani, speziali e mercenari, guardiani di porci e vinai. Toscani e dei luoghi vicini, abitanti dell’Appennino tosco-emiliano e oltre, verso nord, modenesi, come la suora che scrisse una Cronica modenese della suor Pioppa, giornalista ante litteram del Cinquecento.

Tutto questo e molto altro si trova nel bel libro L’Erodoto che guardava i maiali. E altre storie popolari. 1300-1600 di Duccio Balestracci, storico medievale, già professore ordinario all’Università di Siena.

L’Autore si occupa della storia dal basso, quella che si trova in appunti, memoriali, diari personali e resoconti ufficiali, scritti da persone comuni, in genere poco alfabetizzate, per le quali, comunque, mettere nero su bianco fa parte del loro lavoro.

E ce ne sono molte di queste storie di gente comune: quella del muratore Gasparo, bolognese, figlio di Filippo di Domenico Nadi, conciapelli. Considerato architetto, lavorò per il duca di Milano, il signore di Mantova e costruì opere importanti a Bologna. Siamo nel XV secolo e Gasparo stesso lo lascia scritto: “Io guasparo naqui da 1418”.

Da questi e altri documenti simili, letti, trascritti, indagati dalla perizia dello storico Balestracci si ricostruisce la nostra storia, da punti di vista diversi e molto interessanti, anche sconosciuti. Si hanno, per esempio, notizie sul clima, gli inverni freddissimi, le eccezionali nevicate o il caldo fuori stagione.

E anche notizie minime e private su fatti epocali come la discesa in Italia di Carlo VIII di Francia diventano importanti. Il parroco della chiesetta sull’Appennino annota il passaggio dell’esercito, una catastrofe di morte e distruzione per la gente comune, travolta nella sua quotidianità.

La storia narrata in questo libro si può dire che è più bella e divertente di quella ufficiale. È la vita vera, senza filtri culturali o sociali, senza atteggiamenti encomiastici o furbeschi, sono fatti riportati secondo il punto di vista privatissimo dello scrivente. Gli uomini e le donne che ci parlano da un lontano passato, hanno subito, affrontato, sopportato guerre e carestie, pestilenze e malattie innominabili come la sifilide, si sono industriati nel bene e nel male per progredire, andare avanti e migliorare. Qualche volta raggiungendo traguardi ammirevoli, talaltra soccombendo.

Allora come ora.

Come Aurelio Scetti, vogatore incatenato al remo della galea “Pisana” che partecipò alla battaglia di Lepanto (1571); era stato processato per un reato che oggi definiremmo femminicidio e in segreto graziato dal granduca Medici, e tanti altri che lasciarono notizie di sé.

Meritoria la pubblicazione del libro che raccoglie numerosissime testimonianze dal 1300 al 1600.

Secondo gli intendimenti delle “Annales” la storia che si legge sui libri di scuola prima di tutti la scrisse la gente comune. Un po’ sgrammaticata e incolta, ma con tanta voglia di essere ricordata e di trasmettere ai posteri le loro esistenze: una storia sociale a lungo termine. Con una lingua parlata nelle varietà dialettali di paesi e villaggi e città: nel caso del libro, centro-settentrionali, scritta così come veniva ascoltata e intesa.

È grazie a loro che il nostro passato è presente.

L’Autore sceglie uno stile piano e un linguaggio discorsivo, adatto a un’opera di divulgazione che attragga il lettore verso la conoscenza di temi che potrebbero sembrare di scarsa fruibilità, difficili e poco interessanti.

  

Duccio Balestracci, L’Erodoto che guardava i maiali e altre storie popolari 1300-1600, Editori Glf Laterza, Città di Castello (PG) 2025, pp.239, euro 20,00

 

09 agosto 2025

"Il giorno dell'ape" di Paul Murray

 


di Giulietta Isola

“Nel paese vicino, un uomo aveva ucciso la famiglia. Aveva inchiodato le porte perché non uscisse nessuno; i vicini li avevano sentiti correre per le stanze, gridare, chiedere pietà. Finita l’opera aveva rivolto la pistola contro sé stesso. Ne parlavano tutti. Che razza d’uomo bisognava essere per fare una roba simile, che segreti doveva nascondere. Le voci si rincorrevano. Tresche, droghe, file segreti nel computer. Elaine era solo stupita che non accadesse piú spesso. Infilò i pollici nei passanti dei jeans e guardò la tetra via principale del paese. Insomma, disse, almeno fai qualcosa».

                Il romanzo di Paul Murray mi ha conquistato fin dall’incipit e mi è piaciuto fino alla fine. Cosa mi è piaciuto? I diversi piani di scrittura, il ritmo, la punteggiatura estremamente scarsa, la famiglia Barnes per la quale ho provato pietà, empatia, sincera commozione. Forse c’è qualche pagina di troppo e qualche passaggio ininfluente, ma nessuno è perfetto. Qui ho letto la storia di una famiglia prima felice poi sgomenta, una famiglia tradizionale di oggi, una famiglia che mi ha intristito e fatto riflettere, fornendomi spunti di grande attualità. Murray mi ha detto cosa siamo e cosa possiamo diventare da un momento all’altro, ha cercato di spiegarmi il nostro tempo che non sempre riesco a capire. 

       La famiglia Barnes vive in una piccola cittadina dove tutti si conoscono. Dickie e Imelda sono i genitori, lui ha ereditato dal padre Maurice una concessionaria d’auto. E’ benvoluto e forse anche invidiato , sponsorizza la squadra locale di calcio ed ha una moglie bellissima Imelda, evanescente, ama gli oggetti costosi ed i vestiti firmati. Una coppia dall’aria solida, con pochi grilli per la testa e due figli Cass e Pj. Cass, appassionata di letteratura, è la maggiore, sogna di andare a Dublino per studiare al Trinity College con la sua amica Elaine. Sono inseparabili, poi distanti, poi di nuovo vicine per necessità, poi chissà. Pj, il figlio minore, è geniale, nerd, ossessivo, osservatore, spirito critico, rompiscatole. Vivono in una bella casa, circondata da un bosco pieno di scoiattoli. Questo prima dello sfascio a causa degli affari di Dickie , una questione non passeggera né rimediabile. La piccola comunità osserva i Barnes con occhi e sentimenti diversi rispetto a prima, anche all’interno del nucleo familiare le dinamiche cambiano. Imelda prende a risparmiare, Dickie sembra affetto da una malattia contagiosa ed è evitato da molti, i figli pensano di dover modificare aspettative e sogni. Macerie sopra macerie abitate dai fantasmi del passato, disastri anche ambientali di un mondo allo sbaraglio alimentano sgomento e paure che non tutti riescono a superare, Barnes inclusi che finiscono per non parlarsi più. 

      Oltre che sui Barnes lo sguardo di Murray e quindi il nostro si posa su altre famiglie, sui problemi, gioie e aspettative degli adolescenti, sul mondo della scuola, sulla poesia, sulla musica, sul clima. Questo di Paul Murray è un romanzo importante e complesso. Niente è più complicato di una famiglia che è serena, poi si sfascia, poi pare salvarsi, poi precipita di nuovo del baratro. Mi sono affezionata ai Barnes, un po’ come mi è successo con i Lambert di Le correzioni, non li dimenticherò tanto presto, le loro sofferenze, la loro incomunicabilità mi hanno emozionato. 

      Queste pagine non mi hanno confortato, mi hanno accompagnato in un viaggio difficile nelle fragilità di una famiglia in un mondo che non perdona debolezze , scivoloni e nel quale la vulnerabilità di una società che insegue la perfezione rischia di far perdere umanità. Straordinari l’intensa riflessione sul cambiamento climatico, i colpi di scena, le immagini che portano ad un finale da applauso.

Non potevi proteggere le persone che amavi: questa era la lezione della storia, e per questo motivo si rese conto che amare qualcuno significava esporsi a un livello di sofferenza radicalmente più elevato.”

IL GIORNO DELL’APE di PAUL MURRAY EINAUDI EDIZIONI