10 agosto 2009

"Vite di corsa" di Zygmunt Bauman


di Gianni Quilici

Ho scoperto tardi e casualmente in un dibattito pubblico la “società liquida” di Bauman.
Merito di Rina Gagliardi, allora senatrice di Rifondazione Comunista, che lo citò.
Mi colpì, perchè “società liquida” è una metafora che si adatta bene ai tempi che corriamo.
Così ho iniziato a comprare e a leggiucchiare i libri e gli articoli (su Repubblica delle donne) di Bauman.

Il primo libro che ho letto interamente è questo, Vite di corsa, una lezione magistrale tenuta, da Bauman, a Bologna.

La prima impressione: difficoltà ad appassionarmi, nonostante il tono discorsivo, per un linguaggio specialista, da studioso, in questo caso, sociologico. Non sarà sempre e con tutti così. Ma le esemplificazioni, le citazioni, quel particolare tipo di citazioni con definizioni o statistiche, allentano forse la tensione speculativa, la consequenzialità del ragionamento, a volte forse la perdono, facilitano la ripetizione dei concetti.

Quindi: se per un verso ho trovato osservazioni giuste, condivisibili, penetranti; per un altro la lettura non mi ha appassionato, tendeva ad annoiarmi. Diversamente da un altro studioso come Hillman [mi sono trovato, più o meno, contemporaneamente a leggere “Cent'anni di psicoanalisi”, lettere e incontri del filosofo-psicoanalista con lo scrittore e giornalista Michael Ventura], in cui, pur nella vastità di riferimenti culturali, si avverte che le argomentazioni puntano dritte “all'anima”. C'è quello, per fare un'associazione ardita, che Roland Barthes chiama “punctum”.

Detto questo, la più profonda impressione è che Bauman sia un sociologo assolutamente da leggere, per chi, oggi, voglia capire e, eventualmente, trasformare questa società agonizzante che ci ospita.

Tuttavia non è facile, anzi impossibile, raccogliere in sintesi il suo ragionamento.
Il tema centrale di questa lezione è forse la velocità non a caso presente nel titolo stesso del libro.

La velocità in un processo produttivo, che sforna continuamente nuovi oggetti, li rende desiderabili, richiedendo quindi al consumatore, se vuole “essere” all'altezza dei tempi, un continuo adeguatamento al loro mutare.
La velocità altrettanto rapida nel consumo (comprare-consumare-gettare).
Una strumentazione pubblicitaria che mira al consenso (approvazione ed inclusione come status symbol, ogni volta da rinnovare), agendo sui processi più intimi dell'identità.

Le conseguenze sulle strutture psicologiche sono “sottilmente” devastanti: cultura del presente-tirannia dell'istante, cancellazione del passato. Il tempo non è più né ciclico, né lineare, come accadeva nella società contadina e industriale, ma diventa puntillistico, frammentato, cioè, in una moltitudine di particelle separate con la facile conseguenza che i frammenti prendano il sopravvento e che diventi sempre più difficile creare narrazioni, ordini, gerarchie e sequenze evolutive.

E' questo il punto più interessante: il rapporto tra consumo, desideri e psicologie, perché è questo che ha prodotto e produce un mutamento radicale delle classi sociali, anche delle più povere.
Perché è mutata e muta la disposizione psicologica ( percezione, concentrazione), l'utilizzo del pensiero (assimilazione, elaborazione, sistemazione) in una struttura complessiva dell'esistenza, in cui compiti, responsabilità, ritmi per la loro frammentazione, forza, pesantezza, precarietà, seduzione si fanno sempre più difficili da seguire, controllare, scegliere.
Bauman, e non è il solo, ci avverte con un'analisi puntigliosa: la nostra identità di persone è pesantemente a rischio, perchè può essere, dall'alto, “assembleata e disassembleata in modo intermittente e sempre nuovo”.

Per questo, conclude Bauman “abbiamo bisogno dell'educazione permanente per avere la possibilità di scegliere. Ma ne abbiamo ancora più bisogno per salvaguardare le condizioni che rendono le scelte accessibili e alla nostra portata”.

Ma quale educazione permanente oggi è possibile che non sia anche lotta politica? E quale lotta politica oggi può avere successo se non recupera creativamente le analisi che Bauman ed altri (la scuola di Francoforte, Eriksen, Jameson, Lyotard, Sartre, Hillman, il Pasolini luterano, nonché scrittori e registi) dedicano alla società postmoderna e al mutamento corpo-anima dell'essere contemporaneo?

Zygmunt Bauman. Vite di corsa. Traduzione di Daniele Francesconi. Il Mulino. Pag. 102. Euro 10.