20 dicembre 2017

"Rulli di tamburo per Rancas" di Manuel Scorza

di Giulietta Isola
 

"Dove andremo a finire? Dove vorranno i nostri piedi.E' li' che andremo a finire"
Il peruviano Scorza inaugura con questo romanzo la sua "Ballata", il cosidetto ciclo andino nel quale ci racconta la lotta dei comuneros realmente avvenuta negli anni Sessanta.
Una straordinaria pentalogia che risulta purtroppo monca non essendo mai stata ripubblicata nella sua interezza.
 

Nel misero villaggio di Rancas, sulle montagne, un giorno arrivano degli uomini vestiti con giacche di pelle nera, sono scesi dal treno con grandi balle di filo di ferro, cominciano a piantare dei pali ogni pochi metri per costruire il "Recinto". I vicoli bianchi della cittadina ed i suoi abitanti sono inermi di fronte alla Cerro de Pasco Corporation che, con la connivenza dei latifondisti locali fra i quali il perfido Montenegro,vengono privati di pascoli, colli, montagne, non rimane loro ne' un filo d'erba ne' una zolla di terra, sono costretti a far pascolare le loro pecore nei cimiteri. Affamati ed esasperati, delusi dall'esito delle proteste del loro Personero, Don Ravera, decidono di intraprendere la lotta armata, una lotta per la sopravvivenza ed uno scontro impari con le forze del capitalismo che fallira' miseramente. Le loro armi rudimentali, solo fionde e sassi, niente potranno di fronte alla Guardia Civil che distruggerà il villaggio, incendiando case ed uccidendo i suoi abitanti. Sottoterra, in quei cimiteri si ritroveranno e riuniti parleranno dei soprusi e delle violenze subite. Il filo si estende chilometro dopo chilometro, anche Hector Chacon, personaggio realmente vissuto e protagonista, soprannominato il Nittalope, dopo aver guidato la resistenza e miseramente fallito l'uccisione di Montenegro, con la sua banda è costretto a fuggire sulle montagne e vivere da bandito.
 

Un testo non classificabile, a cavallo fra letteratura e sociologia, dal potente valore storico e sociale che racconta, per far conoscere e tramandare, la denuncia di un popolo. Nelle pagine scorre la voce del povero, dello sradicato, dell'esiliato, il ritmo lento ed asciutto è carico di immagini, la poesia di alcune parti si alterna con la cronaca di altri.

 Scorza mischia ed alterna nei capitoli la storia degli eventi per poi interrompersi e raccontare la storia sociale e politica del Perù. La sua qualità narrativa è altissima, il racconto di marginalità e difficoltàa, la lotta per i diritti elementari, il potere corrotto ed asservito rappresentano la storia di un Paese intero, ma anche la triste attualità' di molti Paesi dell'America Latina. 

Si avverte la sua solidarietà e partecipazione ed ho capito perchè molti indios ne conoscono intere parti a memoria, considerano queste pagine la loro storia epica, qui c'e' l'anima di un paese intero, delle sue contraddizione ma anche delle sue emozioni, il sorriso ed i legami sodali.
 

La lettura non è semplice, la realtà storica cerca, nelle trame occulte degli avvenimenti, una logica non sempre presente, ma il senso di straniamento sparisce velocemente; sarete li' a lottare spalla a spalla con Chacon e gli altri, a rivendicare i vostri diritti su una terra che vi è stata rubata senza chiedervi ne' autorizzazioni, ne' permessi, sarete terra, aria e montagne.
 

Una rilettura a distanza di molti anni motivata da un viaggio, ma mentre scorrevano le pagine scorrevano anche, davanti agli occhi e nella mente, ricordi e suggestioni di una storia dei nostri giorni che ho appassionatamente seguito: la questione Mapuche/Benetton con il monito che dalla Storia sembriamo non aver imparato niente, continuamo a ripetere gli stessi errori.
  

E' cronaca recente (agosto 2017) l'arresto di un uomo dallo sguardo fiero e dai profondi occhi neri, il leader dei Mapuche, l'ultimo esponente di una stirpe indigena che tra il 1600 e la fine dell'800 dominava la Patagonia, prima di essere spazzata via dagli argentini. La loro terra era una fascia ininterrotta che si estendeva dalla costa atlantica a quella pacifica, oggi la comunità è ridotta a poche migliaia di persone e la lotta arcaica contro un gigante politicamente appoggiato ed econonomicamente potente sembrava impossibile. Il gruppo Benetton è presente su un territorio di 900 mila ettari, un gruppo di indigeni ha invaso una parte della proprietà creandovi alcuni villaggi, come una fenice dalle sue ceneri, in una civilta' dispersa e relegata in alcune riserve, si sono riaccese speranze mai sopite.La Costituzione Argentina riconosce ai Mapuche quelle terre, il Cile coinvolto non ne vuol sapere ed i Mapuche resistono, scompaiono attivisti secondo i ben noti metodi della dittatura argentina, ma l'incendio non si spenge ed allora non resta che colpire il leader.
 

Huala e' stato imprigionato, dal carcere afferma "Siamo stanchi dell'oppressione,del furto delle nostre terre, siamo stanchi che ci ammazzino e ci arrestino quanto vogliono" e fuori dal carcere un cartello "Il paradiso perduto non puo' attendere".
La strada per raggiungerlo mi pare lunga ed impervia, ma rimane la forza del pensiero, delle braccia e la speranza che ogni lotta non sia mai vana.


MANUEL SCORZA. RULLI DI TAMBURO PER RANCAS.  EDIZIONI FELTRINELLI


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