07 agosto 2019

"Svisceratissimi e sens'esempio" di Lino Dini

Quando arte e amore s'intrecciano

di Luciano Luciani
Si muove tra puntuale documentazione storico-artistica e fresca  invenzione narrativa questo Svisceratissimi sens'esempio, romanzo dell'architetto Lino Dini al suo esordio narrativo: il racconto di un singolare e tenacissimo sodalizio artistico e umano nell'Italia della seconda metà del XVII secolo. Un tempo per il nostro Paese di irreversibile decadenza - politica ed economica, di idee e di valori - lungo il quale due adolescenti lucchesi, Giovanni Coli, il maggiore, e Filippo Gherardi, di sette anni più giovane, realizzano sia un difficile e impegnativo apprendistato alla professione di decoratori e pittori, sia un complesso tirocinio alle complicatezze delle vita e del sentimento amoroso che li unisce. Per acquisire, in virtù della vocazione, tenacia e solidarietà che li lega, le abilità e le competenze necessarie ad affrontare l'ostico mercato dell'arte e delle committenze nelle due più importanti città del periodo, Roma e Venezia. Senza dimenticare mai la loro toscana piccola patria d'origine, a cui torneranno per terminare la le loro esistenze, dopo aver lasciato significative tracce di sé in importanti edifici civili e religiosi.
 

Ne fanno di strada Giovanni, campagnolo, e Filippo, cittadino, da quando - corre l'anno 1655 - hanno modo di incontrarsi nella bottega di Pietro Paolini, pittore lucchese postcaravaggesco. Quattro anni da garzoni, in cui i lavori più grossolani si alternano agli esercizi di grafica, allo studio delle tecniche atte alla rappresentazione, alle lezioni sui materiali necessari alla costituzione dei colori... 
Poi, un alito di fortuna, da raccogliere con coraggio: la possibilità di trasferirsi a Roma per mettersi alla prova con un grande dell'arte del tempo, il  celeberrimo pittore e architetto, Pietro Berrettini da Cortona, e conoscere e sperimentare le tecniche e le forme in uso nella Roma barocca. 
Tre anni d'altissima scuola, poi i Nostri spiccano il volo verso l'altra  capitale dell'arte e della cultura, Venezia, attratti dalla fama e dalle novità della ricerca artistica di pittori che si chiamano Tiziano, Tintoretto, Veronese e dove il costume diffuso è tale da prevedere anche l'amore tra due uomini. Nella città lagunare accanto ai riconoscimenti professionali e ai primi cospicui guadagni non mancano le invidie e le gelosie, talmente esasperate che Giovanni e Filippo sono fatti segno di un subdolo attentato. 
Rischiano  di morire e lo scampato pericolo consiglia i due amici a dirigersi di nuovo verso Roma, dove larga era la schiera degli estimatori e più numerose le possibilità di committenze importanti: per esempio, l'affresco della cupola di San Nicola da Tolentino; tre tele inserite nella volta della chiesa della Santa Croce dei Lucchesi, l'edificio religioso in cui erano soliti ritrovarsi quanti, originari del minuscolo Stato toscano, si trovassero a risiedere o a passare per la città dei papi; un importante affresco in palazzo Colonna per celebrare il centenario della vittoriosa battaglia navale  di Lepanto. 
Lucca, nel frattempo, non perde di vista questi suoi figli che si facevano onore per l'Italia, in contatto coi potenti e producendo per loro lavori artistici non caduchi, e li richiama con una proposta che Giovanni e Filippo non possono rifiutare: la decorazione del catino absidale della cattedrale di San Martino, incarico che, dopo qualche incertezza, viene loro affidato per la conveniente cifra di 1200 scudi d'argento. 
Tema: san Paolino e san Pietro raffigurati mentre offrono la Città delle Mura alla Trinità per intercessione della Vergine. Un lavoro impegnativo, delicato, di grande responsabilità in cui si consumeranno le residue energie di Giovanni, che morirà nel 1681 nel pieno della realizzazione dell'opera, lasciando il suo sodale per la prima volta solo a intraprendere “un altro cammino che avrebbe avuto due intenti: lasciare imperitura testimonianza del legame che li aveva uniti, e proseguire in autonomia nell'esercizio di un percorso artistico iniziato insieme” (p. 114). 

Riuscirà Filippo a mantenere tali propositi? È il tema delle ultime pagine del libro, le più intense, le più problematiche, le più belle: la narrazione di come  il senso di vuoto e il dolore, i silenzi e il tormento di un uomo privato dell'amore possano trasformarsi in una ancora più acuta sensibilità  artistica - volumi, forme, colori - e umana in un tenace, imperterrito, esercizio della memoria.
Lino Dini, Svisceratissimi e sens'esempio La storia d'arte e d'amore tra Giovanni Coli e Filippo Gherardi pittori lucchesi nell'Italia del Seicento, Faust Edizioni, Ferrara 2019, pp. 150, Euro 12,00
 

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