22 dicembre 2008

"Franny e Zooey" di J. D. Salinger


di Gianni Quilici

Confesso una prevenzione. La prevenzione che Salinger avesse scritto un solo (forse perché mitico) romanzo “Il giovane Holden”; e che gli altri si potessero ignorare.

Mi è successo di trovare su una bancarella questo Franny e Zooey per pochi euro; l'ho comprato comunque curioso, non capivo se erano due romanzi brevi o uno solo, ho iniziato subito a leggerlo e ne sono rimasto subito attratto.
[L'attrazione nasce da questo: il romanzo ti tira, non sei tu che devi tirarti il romanzo].

Eppure la storia è esilissima, non c'è una vera trama, non succede niente di rilevante da un punto di vista drammaturgico. C’è la crisi mistica di Franny, una ragazza appartenente ad una numerosa famiglia di origine irlandese composta di ex bambini prodigio. Ci sono i dialoghi tra Franny e suo fratello Zooey, tra Zooey e sua madre e l’impalpabile presenza degli altri fratelli e sorelle.

Ma cosa mi ha attratto?
Lo scandaglio psicologico. Franny, la ragazzina fragile e bellissima che Lane, il (suo) ragazzo aspetta alla stazione, non è soltanto rivelata nella sua profondità, ma questa profondità è radicale, costretta quasi senza volerlo a non accettare le approssimazioni concettuali e esistenziali di Lane. Salinger ce la presenta nella sua impossibilità dolorosa di comunicare con il ragazzo, a cui pure tiene-teneva tanto.
Con il fratello di lei, Zooey, la radicalità si moltiplica fino a diventare quasi delirante. Zooey è spietato nello smontare e distruggere sadicamente le ragioni che stanno dietro le parole ed i comportamenti falsamente intellettuali, falsamente religiosi fino, però, a diventare esso stesso vittima della sua capacità introspettiva.
Ciò che emerge in generale è la famiglia Glass, non omologabile, anzi “unica” con una madre volitiva e petulante, ed una serie di figli, oltre Franny e Zooey, di cui si parla, ma che non appaiono, uno di essi, non potrebbe: si è suicidato.

Questo scandaglio psicologico è intrinseco a uno stile inconfondibile, di cui vorrei sottolineare almeno due elementi:
i dialoghi, che sono spesso concettuali, investono la cultura, la psicologia, la religione;
e la scomposizione in dettagli di sguardi, movimenti, pensieri con una successione foto-cine-fotografica di immagini visive o psichiche, che vanno in zone oscure della psiche, poco definibili.

Se non si coglie questa psicologia comportamentale la narrazione può apparire pesante o poco scorrevole; in realtà fornisce invece quegli elementi di psicologia del profondo, che rendono articolati, sorprendenti e appassionanti i personaggi e le vicende stesse.

Jerome D. Salinger. Franny e Zooey. Traduzione di Romano Carlo Cerrone e Ruggero Bianchi. Einaudi 1979, 176 pag. € 13.50.