03 luglio 2009

"Sillogismi dell'amarezza" di E. M. Cioran


di Gianni Quilici


Sono aforismi divisi in brevi capitoli: Atrofia del verbo, Lo scroccone dell' Abisso, Tempo e anemia, Occidente, Il circo della solitudine ecc, ecc.

Li leggo con fatica e fastidio.
Non tutti li capisco.
Invece di spremere il pensiero, istintivamente li sorvolo.
In più: di Cioran è il primo libro che affronto.
Ciò che scriverò, quindi, è soltanto un appunto “aperto” innanzitutto a me stesso.

Mi piace l'aforismo. Concentra al massimo un pensiero o lo articola sintetizzandolo.
Questi aforismi, però, mi appaiono privi di quel pensiero lungo che, attraverso un montaggio agile, li collega tra loro come avviene, per esempio, straordinariamente in Nietzsche.
Soprattutto diversi di questi aforismi mi sembrano discutibili e/o inessenziali.

C'è al fondo di Cioran un dolore, uno scetticismo, che invece di farsi conoscenza-rappresentazione, diventa gusto di un paradosso esibito, individualista ed insieme narcisista.

Qualche esempio:
“A che pro disfarsi di Dio per ricadere in se stessi? A che pro questa sostituzione di carogne?”
Tutte carogne: l'immaginazione ipotetica (Dio), la realtà ipotetica (l'io). Domande: perché leggere? Perché scrivere? Perché filosofare?
Oppure questi due:
“Passata la trentina, non ci si dovrebbe interessare agli avvenimenti più di quanto un astronomo non si interessi ai pettegolezzi” e “Ogni forma di indignazione, dalla semplice protesta fino alla ribellione luciferina, segna un arresto nell'evoluzione mentale”
Sono riflessioni non solo discutibili, per niente dialettiche, ma banali, perché nella loro unilateralità non portano ne' conoscenza, ne' (la disperazione della) poesia.

Ciò non toglie l'acutezza di certi paradossi, la sorpresa di certe sintesi. Un esempio?
“L'arte di amare? E' il saper unire a un temperamento di vampiro la discrezione di un anemone”.

E. M. Cioran. Sillogismi dell'amarezza (“Syllogismes de l'amertume”) traduzione di Cristina Rognoni. Piccola Bibilioteca Adelphi. Pag. 125. Euro 8,00.