21 giugno 2013

"Profumo di città" di Odino Raffaelli



di Luciano Luciani

Apprezzato “scrittore autobiografico”, in tutti i suoi libri - tre dal 2009, il primo dei quali pubblicato alla bella età di 78 anni - Odino Raffaelli ci ha abituati a una pratica delle memoria insieme sociale e sentimentale, fitta di personaggi minori, o addirittura minimi, della prima metà del secolo scorso. Storie, le sue, intrise di vita quotidiana e perciò stesso cariche di utilissime informazioni storiche, antropologiche, di costume. Sia che racconti la dura esistenza delle genti dell’Appennino tosco-emiliano tra le due guerre (Una carezza sui ricordi), sia che riporti alla memoria, sua e dei Lettori, le dure condizioni di vita dei “lavoratori del mare”, i marinai della marina mercantile, negli anni cinquanta e sessanta (La valigia sull’acqua), Raffaelli, l’occhio costantemente attento e sollecito nei confronti dei meno fortunati, mantiene anche in questo Profumo di città una lucida e inossidabile capacità di ricordare anche i particolari che sfuggono e invece sono significativi e una scrittura garbata, cordiale, fruibile. E alla fitta rete dei suoi ricordi non sfugge una vicenda dai forti connotati umani, sociali ed economici che, negli anni dell’infanzia e gioventù, lo vide testimone tanto interessato quanto discreto. Ovvero, l’emigrazione locale temporanea di giovani e giovanissime donne della montagna emiliana che, per tutta la prima metà del secolo scorso, si recavano “per serve” nelle città della costa: un cospicuo flusso di lavoratrici domestiche che nelle famiglie urbane e benestanti, in cambio dell’ospitalità e di una modestissima retribuzione, svolgevano una pluralità di funzioni ed erano al tempo stesso cameriere e badanti, balie asciutte e governanti, cuoche e bambinaie… 

Odino Raffaelli le segue passo passo queste ragazzette di montagna, spesso illetterate quando non del tutto analfabete, e ne racconta il momento triste e doloroso della partenza dalle povere famiglie d’origine e l’impatto traumatico con l’ambiente cittadino; le rare occasioni di gioia e, soprattutto, i dolori nel rapporto con la nuova famiglia che le accoglie; i numerosissimi doveri e gli scarsi diritti, senza tacere le ingenue strategie attuate da queste donne per sopravvivere e magari ritagliarsi piccoli spazi per un’esistenza decorosa e, in casi eccezionali e fortunati, vere e proprie posizioni di potere all’interno della nuova dimensione familiare.

Emerge dalle pagine di Raffaelli la narrazione puntuale e accorata di condizioni materiali di vita disagevoli e diseguali, sempre pesantemente segnate in senso paternalistico: non collaboratrici familiari, non datori di lavoro, ma “serve” e “padroni”, anzi “Padroni”. Queste lavoratrici, numerosissime (quasi mezzo milione di donne compresa tra i nove a e gli oltre 65 anni d’età) che a ridosso della Grande Guerra costituivano circa un terzo della intera forza lavoro femminile del Paese, risultarono, poi, marginalizzate anche all’interno dello stesso movimento dei lavoratori: svolgevano, infatti, una prestazione d’opera, il lavoro domestico che, privo com’era allora di regole e prescrizioni, manteneva uno “stigma d’inferiorità” che lo faceva “disprezzare e sfuggire da tutta la gioventù lavoratrice più intelligente ed evoluta” (Rignano Sullam, 1914).

Zone d’ombra, dunque, ma anche qualche luce. Tramite non pochi esempi, sempre tratteggiati “con simpatia piena d’amore” per le ragazze di montagna, l’Autore ci evidenzia anche i modi concreti con cui queste donne, entrando in relazione con situazioni sociali e culturali più mosse, più dinamiche e moderne, seppero a poco a poco, emanciparsi dai ruoli tradizionalmente assegnati loro nelle famiglie d’origine. Così, pazientemente e intelligentemente, la subalternità iniziale delle “serve” e delle balie seppe assimilare nuovi stili di vita e trasformarsi in un potente veicolo di mutamento ideologico e comportamentale che, riportato nell’ambiente domestico e nei luoghi di provenienza, ancora attardati e arretrati, contribuì, e non poco, all’onda lunga dei diritti e delle conquiste femminili.

Un processo che si fece addirittura inarrestabile dopo il secondo conflitto mondiale e dopo aver attraversato la Ricostruzione e il “miracolo economico”, la Prima Repubblica e la Seconda, dura ancora ai nostri giorni e si rivela tuttora capace di rinnovare le istituzioni e la società.



Odino Raffaelli, Profumo di città, Daris Libri e Stampe, Lucca 20013, pp. 240, Euro 12,00

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