12 novembre 2015

"Non è che l'inizio" di Gianni Quilici





di Maila Grazzini


Ho terminato di leggere il romanzo Non è che l'inizio, di Gianni Quilici.
Durante la lettura l'impressione principale era quella di assistere visivamente a ciò che veniva raccontato e vissuto dal protagonista e narratore. Una sorta di cinematograficità insita nel racconto, che poi non è una sorpresa, essendo l'autore prima di tutto un cinefilo e fine intenditore di cinema.

Si prende anche consapevolezza, nello scorrere delle pagine,  che questo non sia un carattere casualmente ottenuto, ma una cifra stilistica pretesa e ricercata, come l'unica modalità espressiva capace di raffigurare il presente della vita.


È infatti del presente che si parla - di un presente non necessariamente contemporaneo - in forma di diario-cronaca interiore ed esteriore di vicende personali, che non solo si vivono ma consapevolmente si osservano nel loro avverarsi. Come se l'uomo si guardasse vivere e analizzasse il suo sguardo, commentando i propri gesti e pensieri, mentre si realizzano nella loro genuina e vitale anarchia.

E' un giovane uomo che sta attraversando il momento di ingresso nella maturità dell'adulto ma non ha ancora fatto scelte definitive; è interessato al sesso e all'amore, prima e più di tutto, e alla politica, che sente sulla sua pelle, empaticamente, e vuole collaborare a determinare, come tanti altri giovani della sua generazione impegnata.

Tuttavia il suo rapporto con la politica appare un po' sfuggente: benché lo si veda coinvolto con i movimenti, collegato alle persone che più di lui sono ordinatamente inserite in quel mestiere, si percepisce anche il bisogno di un percorso libertario e la difficoltà ad inquadrarsi in visioni troppo statiche. C'è un di più sempre da conquistare, un'ansia creativa che si riversa nell'organizzare, nel fare, con un taglio da artista più che da amministratore. E traspare un'insofferenza al normale vissuto, alla ripetizione di gesti, che si scopre anche nell'ambito della scuola, luogo di mestiere accolto ma non ambito. Anche o proprio nel rapporto con colleghi e alunni si riscontra quel graffio libero dagli schematismi didattici, che però non giunge sempre ad agganciare le persone che forse avvertono, con un po' di diffidenza, la rinuncia dell'uomo a farsi maestro di una strada quieta del crescere e dell'imparare.

L'aspetto sicuramente emergente del romanzo è il realismo con cui, esente da ogni filtro, l'autore fa conoscere il personaggio e per suo tramite l'intreccio tra i pensieri e le urgenze della materia e della carne, nel connubio alchemico che come in lui sta al fondo di ogni persona e che trasuda umanità, moltiplica e trasforma le pulsioni, talvolta le lascia esplodere o le interiorizza.


 E' un personaggio che si offre nudo alla platea dei lettori, che si compiace della crudezza con cui comunica le sue sensazioni, come se ammiccasse ad una presunta reticenza di coloro che, uomini della stessa carne, non hanno il coraggio di manifestarsi con la stessa spontaneità esente da convenzionalismi di  sorta.

Per il lettore è istintivo confrontarsi, nel silenzio della lettura, con ciò che vorrebbe o potrebbe dire di sé, e avverte in qualche momento il fastidio di una tale immediatezza, di fronte a parole che espongono la verità di modi di essere che forse, in parte, gli appartengono, ma che ora vede esibiti con troppa spiazzante naturalezza.

Si può non essere d'accordo, certo, sulla mancanza di limite che informa la vita di un uomo-attore di scena e di vita, si può non sentirselo calzato addosso questo sfrontato paradigma rappresentativo, ma indubbiamente ne esce un individuo in carne ed ossa che ci è dato conoscere intimamente, nel suo mobile, trasparente e ossessivo vitalismo. Anche attraverso pensieri e comportamenti che imbarazzano.

Non è un attore solitario, il narratore, ci sono alcuni personaggi femminili - tra cui una presenza più stabile e importante - che alimentano la sua ricerca di contatto carnale, di comunicazione, di affetti,di sicurezze, vissuti però anche nella provvisorietà, fugacemente; c'è questo insistente ossimoro: la profondità di senso ricercata nel frammento, in  una vita di continua sperimentazione di sé, prima di tutto nel sesso, poi nella politica.

Un romanzo è una testimonianza di vita, ci offre uno squarcio di realtà facendoci vivere sulla pelle di altri, e questo è maggiormente possibile e interessante quando possiamo immedesimarci in esperienze che almeno parzialmente appartengono alla nostra generazione.

Qui ci sono tanti ingredienti con i quali ci sentiamo impastati, con cui confrontarci ed evocare la nostalgia di un momento in cui le storie personali diventavano specchio di un agire collettivo. Ma ciò non toglie che qui primeggi la persona nella sua particolarità esistenziale, quella persona con suoi tratti specifici che ci comunica un modo di esistere, che in quanto tale vuole rendersi modello riconoscibile.

La prosa anch'essa frammentata e scattante è in sintonia con l'incalzare quasi ossessivo dei pensieri irrequieti, registra le mosse, spesso scomposte, indotte da un istinto verso la vita che non trova sazietà. L'impulso dell'agire non può trovare del resto accoglienza sintattica nell'arco di volute ampie e distese o di pacati rettilinei. Dunque urge la brevità dell'eloquio, che si accompagna a schiettezza e semplicità di lessico, altro carattere che distingue il romanzo e contribuisce a rendere agile e coinvolgente la lettura ma che sembra un po' troppo insistito e ne enfatizza il tono prosastico, solo occasionalmente tralasciato.

Non so se sia un fatto positivo, o meno, quello di conoscere personalmente lo scrittore, ma credo che ciò aiuti a incrementare la partecipazione al suo racconto, quasi a precorrerlo. Ci si stupisce a riconoscere certi tratti della sua scrittura ed anche le azioni del protagonista si sovrappongono a quelle reali, in una sincronica auto-rappresentazione, come se si fosse in possesso di un visualizzatore pronto a decodificare l'atto nel momento in cui venga descritto.

Insomma una storia di vita vera che si legge e si vive, intimamente, gustandola con la passione genuina con cui è stata raccontata. 

Gianni Quilici. Non è che l'inizio. Tra le righe libri.  






Nessun commento: