04 settembre 2019

"Una giacca bianca" di Nicolò Pintacuda


            Schegge d'erotismo per un discorso d'amore

di Luciano Luciani
 

Una giacca bianca, silloge poetica di Nicolò Pintacuda, al di là dell' apparenza slegata, frammentaria, potremmo definirlo un singolo, organico poemetto. È, infatti, composto di 95 brevi, brevissime strofe, alcune di appena tre versi, altre che arrivano sino a 12, massimo 14, quasi tutte senza titolo. Un' unica effusione poetica, spezzata, franta, singhiozzante in concisi, ridotti, intensi madrigali.
 

A parte due testi, Danae e Saffo, in cui il tono si eleva alla ricerca di modalità proprie della poesia classica, dove i testi di Catullo e i frammenti della  poetessa di Lesbo fungono da modelli e da ispirazione, il linguaggio è apparentemente consueto, quotidiano, ordinario. Ma non inganni una tale operazione lessicale perché qua e là compaiono termini preziosi, desueti, disusati: pervio; sturma; magato nel senso di ammaliato; silerchie; piroforo; stigma; pneuma... 

E poi, qua e là, disseminati nei versi. iperboli, sinestesie, allitterazioni, echi danteschi, echi biblici,  procedimenti ossimorici. Sono, quelli di Pintacuda. i frammenti di un discorso amoroso, squarci improvvisi di una dimensione intima, segreta, nascosta in cui domina un eros intenso, ricorrente, permanente, profuso a piene mani. Un lui e una lei: lei sensuale, provocante, carnale, voluttuosa; lui, il suo servus currens, ammaliato e narrante una donna tanto più indispensabile e preziosa quanto più irraggiungibile, inaccessibile e lontana. Talora assente. E l'Autore ne soffre, nella psiche e nella carne, sino a esiti di cupa solitudine e disperata desolazione. Ecco cosa racconta, con discreta eleganza e un innato senso della misura, Una giacca bianca, dal verso eponimo che dà il titolo all'intera raccolta: una storia d’amore intrisa di piacere e di sesso, anche audace, che si fanno legame profondo, complicità condivisa, amicizia, reciproco completamento. La parola più frequente che la individua, variamente coniugata, è labbra: la parte del corpo destinata sia al bacio, sia alla parola. E l'uno e l'altra legano, uniscono, congiungono, comunicano...
 

Sanno di eccitamento dei sensi, di euforia dei sentimenti e di frustrazione, queste brevi strofe elaborate da un docente universitario di matematica che ha abbandonato gli algoritmi e le teorie della probabilità per la parola poetica. Un’operazione riuscita che incide e lascia tracce profonde nella coscienza del Lettore. Esaltazione e profonda delusione esistenziale, a cui solo la memoria delle gioie godute sembra in grado di proporre un barlume di redenzione esistenziale.

Nicolò Pintacuda, Una giacca bianca, Collana Vianesca/Poesia e narrativa, Marco Del Bucchia editore, 2019, Massarosa, pp.56, Euro 10,00

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