30 settembre 2009

“Mele dal deserto” di Savyon Liebrecht


di Gianni Quilici

Avevo letto di Savyon Liebrecht “Prove d'amore” (edizioni e/o), una bellissima storia d'amore ambientata a Tel Aviv in uno scenario di ricordi atroci e di segreti imbarazzanti o mostruosi, e questo libro composto di sette racconti conferma il talento e la grandezza di questa scrittrice, nata in Germania nel 1948, ma vissuta già da bambina in Israele.

Sono tutti racconti necessari, che rappresentano lo stato delle cose in Israele con il dramma dell'Olocausto sempre presente, anche quando c'è la volontà disperata di liberarsene, e con la presenza del conflitto con gli arabi, che come un'ombra si disegna nelle minuzie della vita quotidiana.

Il primo di questi racconti “Una stanza sul tetto” è forse il più bello, perché è il più compiuto, quello che forse meglio raffigura cosa significhi vivere in Israele oggi. La protagonista è un bellissimo ritratto di donna, perché ha l'efficienza e la determinazione ed anche una considerevole autonomia per decidere di far costruire una stanza sulla terrazza di casa a dei lavoratori arabi, in un periodo in cui si trova senza la presenza del marito.
Il racconto ti fa vivere i pregiudizi e la diffidenza, il disagio e la paura, l'incertezza e la durezza della donna fino ad una superiorità, che porta al disprezzo; ma nel fluire di questo rapporto anche la sorpresa e la disponibilità, perfino l'attrazione quando troverà in uno di loro cultura, attenzione, delicatezza che, per esempio, non ha mai visto nel marito. Non ci sarà giustamente un lieto fine, tutt'altro; c'è però un interagire che lascia spazio ad una simpatia, ad un intenerimento, ad un avvicinarsi verso. E tuttavia il finale amaro lascia capire come sia difficile oggi un ascolto reciproco, quanto le paure, i torti, le differenze di status, i pregiudizi siano pesanti e radicati.

Luminoso è il racconto che dà il titolo alla raccolta “Mele dal deserto”. La madre ebrea ortodossa va nel deserto per riprendere e “liberarare la figlia dal peccato”. La ragazza, infatti, è scappata in un kibbutz laico e ora qui vive con un ragazzo “come marito e moglie”. La Liebrecht accompagna la donna lungo il viaggio in autobus, ne rappresenta i risentimenti verso la figlia, ma anche i timori: la paura di essere scacciata dalla ragazza, picchiata dal suo ragazzo, di non sapere dove pernottare in una zona a lei sconosciuta. Invece scopre un calore e una disponibilità immediata e sincera ed è costretta, discutendo con la figlia, a rivedere la sua vita, il rapporto mancato con un marito freddo, chiuso ed egoista. Un racconto di trasformazione veritiero e palpabile che conquista per la precisione dei (sottili) dettagli.

Nei due racconti “Il taglio dei capelli” e “La bambina delle fragole” Savyon Liebrecht riesce a trasmettere del nazismo (il primo nella memoria, il secondo nel presente storico) un quotidiano al tempo stesso reale e allucinatorio.

Savyon Liebrecht. Mele dal deserto. Traduzione dall'ebraico di Carlo Guandalini. Pag. 153. edizioni e/o. Euro 13,42.