04 novembre 2013

L’incipit. “Io non ho paura” di Niccolò Ammaniti



di Gianni Quilici

L’inizio (ma anche il proseguo) di “Io non ho paura” di Niccolò Ammaniti è molto cinematografico. Leggiamolo:

Stavo per superare Salvatore quando ho sentito mia sorella che urlava. Mi sono girato e l’ho vista sparire inghiottita dal grano che copriva la collina.
Non dovevo portarmela dietro, mamma me l’avrebbe fatta pagare cara.
Mi sono fermato. Ero sudato. Ho preso fiato e l’ho chiamata. - Maria? Maria?
Mi ha risposto una vocina sofferente. - Michele!
- Ti sei fatta male?
- Sì, vieni.
- Dove ti sei fatta male?
- Alla gamba.
Faceva finta, era stanca. Vado avanti, mi sono detto. E se si era fatta male davvero?
Dov’erano gli altri?
Vedevo le loro scie nel grano. Salivano piano, in file parallele, come le dita di una mano, verso la cima della collina, lasciandosi dietro una coda di steli abbattuti.

Inizia infatti con un’azione, senza spiegare niente. Lo farà dopo. Ci sono personaggi: l’io narrante, la sorella Maria, un compagno, Salvatore, ci sono altri, di cui sappiamo soltanto che stanno correndo, che la corsa è competitiva, su una collina, attraverso campi di grano. Così come accade oggi in molti film, che hanno un preambolo, non, per intenderci, il “c’era una volta”.

Ed è un’azione in corso molto visiva, una mini-sequenza cinematografica, che si potrebbe leggere utilizzando diverse inquadrature: primo piano, campi medi e lunghi, con relativi montaggi, soggettive e oggettive.

Infine delinea uno stile, lo stile di Ammaniti, che percorre tutto il romanzo: l’azione diventa anche riflessione con se stessi e questa alternanza tra agire e pensare fa diventare il pensiero stesso azione.

In questo senso il romanzo è molto adatto anche agli adolescenti.
Primo per la ragione suddetta: l’azione-pensiero coinvolge sia in direzione narrativa che nella riflessione dei temi che sviluppa.

Secondo: questi temi sono attraversati da un ragazzino, che vive la fase di passaggio tra infanzia e adolescenza, e possono durare a lungo.
Ci ritroviamo infatti: l’immaginario dell’infanzia-adolescenza tra paura e bisogno di identificazione; le dinamiche di gruppo tra leader e gregariato, crudeltà e sofferenza, tradimento e amicizia; il desiderio di avventura e di scoperta; il progressivo e doloroso distacco critico da genitori non all’altezza; l’aderenza fisica ad un luogo e a una stagione;  il rapporto (inconsapevole) con la cronaca e la storia.

Niccolò Ammaniti. Io non ho paura. Einaudi editore.
       









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