20 dicembre 2016

" Gli sdraiati " di Michele Serra



di Silvia Chessa

Per apprezzare appieno questo libro bisogna saperne cogliere l'ironia: sottesa ad ogni verbo, ad ogni virgola, ma, in assoluto, alla deliziosa iperbole dietro la quale il prezioso Michele  Serra ha velato il suo immenso affetto paterno, parlando di "sdraiati" dal sonno alla rovescia (attivi di notte dormienti durante il giorno).

Ogni romanziere romanza, e non solo dal Barocco in poi ("chi non sa maravigliar vada alla striglia!", manifesto poetico di G.B.Marino, cultore dell'artificio, che abbiamo studiato tutti, sia che apparteniamo alla "razza" degli "sdraiati", sia a quella degli svegli ed insonni)
Quello di Serra è propriamente un artificio, una grande e tenerissima figura retorica, attraverso la quale, per enfasi, intende dare a noi lettori delle vivide pennellate sulla incomunicabilità e sulle differenze generazionali.

Se ne ricavano delle annotazioni giuste, in linea di massima, divertenti e sapide per vivacità e comicità, dove la sferzante ironia verso i ragazzi (il figlio, la sua ragazza muta, assente, assorta in un misterioso altrove come una sibilla cumana) si mischia ad una altrettanto buona dose di autoironia (con cui tratteggia spietatamente se stesso e la sua generazione!).

Un registro dunque affatto critico o lamentoso, semmai lieve curioso e ironico, ottimale per osservare bene e prendere le distanze dal surplus emotivo, esattamente come Verga nei Malavoglia (sappiamo tutti, dal verismo in poi, come il tentativo di distanza fra autore personaggi-vittime perdenti, persino in Verga rimanga inclinazione e orientamento, tentativo, quindi, ma inattuabile in un a priori, e tradito, di fatto, qua e là, dall'appalesarsi fisiologico del punto di vista autoriale e del suo inalienabile aderire alle storie e alle cose trattate).

Nel caso degli "Sdraiati", la necessità di distanza era doppiamente doverosa visto che, oltre che autore, in questo specifico caso Serra era, ed è, anche padre del soggetto-protagonista (o coprotagonista) del suo libro, nonché emblema di una generazione, in fondo amata rispettata e giustamente lasciata libera (malgrado stimoli, pressanti richieste genitoriali e buffissimi pseudo ricatti), financo di attingere ad atteggiamenti, toni e registri vagamente sprezzanti e di superiorità verso gli altri...coetanei e non, che infatti puntualmente i giovani assumono.
Salvo poi pentirsene e, magari, confidare al proprio tatuatore di fiducia, di desiderare e sentire la mancanza di un maggior dialogo col proprio padre..

Buone riflessioni, dunque, e buona lettura, ricordandoci, tutti noi, che, per metafora e per estensione, essere sdraiati non vuol dire "calpestatemi", così come essere in piedi e dritti, vigili all'apparenza, non preclude l'essere elastici e comprensivi. E quel tono di chi non ostenta, sobrio e dimesso, di un Serra, è quasi sempre sintomo di intelligenza, questa sì, davvero superiore alle altre, ma che come tale mai si sentirà o si presenterà.

Buon viaggio nelle pagine di mille libri e della vita .. che la si trascorra scalando il "colle della Nasca" o sempre e semplicemente le scalette del proprio palazzo, andando a visitare i propri "vecchi", con occhi nuovi.

Michele Serra. Gli sdraiati. Feltrinelli. Euro 12,00

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