27 dicembre 2018

"Sull'acqua" di Michele Serra


di Gianni Quilici 

“Sull’acqua” a me pare grande poesia civile.
Michele Serra soggettivizza l’acqua,  mutandola in un gigantesco corpo vivente
immensa eppure invisibile,
in movimento eppure impercettibile,
inorganica eppure viva

Allo stesso modo dà un corpo pulsante a quel mondo di fuoco, di carni segnate, di vite bruciate:   le macchine delle industrie lombarde, che hanno utilizzato la sterminata falda acquifera padana, cioè milioni di miliardi di metri cubi di acqua, un mare sotterraneo, fonte millenaria dell’agricoltura, oltre che dell’industria; il suono sovrumano e profondo che queste macchine producevano per lavorare l’acciaio, spina dorsale della modernità; e soprattutto dà corpo alle  decine di migliaia di operai che questo metallo tempravano, tagliavano, curvavano, ritempravano. 

Ed ora? Dopo averne pompata dal suolo interi oceani per anni oggi questo paesaggio industriale è abbandonato, un guscio vuoto, mentre l’acqua sale sale e riaffiora e può diventare una minaccia incontrollabile.
Un’acqua sospesa, un’acqua che aspetta, che ci aspetta.
Un passato pieno, un presente vuoto, un futuro minacciosamente sospeso. Sta a noi. Sta alle nostre scelte.

Ecco che  le parole di Michele Serra diventano, prima che sia troppo tardi,  un grido sociale, poetico e insieme politico. Per come riesce a visualizzare la dimensione storica di un processo economico-sociale complesso, articolato e contraddittorio;  per l’energia intrinseca nelle parole scelte che si intreccia alla scansione martellante che insonorizza e dà quel ritmo martellante che questi processi producono.  

Michele Serra. Sull'acqua. Aboca. Euro 8,00




























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