12 marzo 2014

Pioggia di W. Somerset Maugham



di Gianni Quilici


William Somerset Maugham  è scrittore in bilico tra l‘800 e il ‘900. Dall’800 riprende la storia come concatenazione di fatti che creano sentimenti forti, collocati in un ambiente, di cui possiamo cogliere poteri, classi sociali ed ideologie; del ‘900, invece, uno stile essenziale, in cui narrazione e dialoghi sono fluidi e avvincenti.

Ciò si ritrova anche in Pioggia, un romanzo breve, che ha al centro tre personaggi principali: un medico, che più di tutti rappresenta lo sguardo sulla vicenda (anche se Maugham utilizza la terza persona), un missionario ed una giovane prostituta, che fugge dal suo passato. I due uomini con le rispettive mogli, sono costretti a fermarsi in un’isoletta dell’oceano Pacifico come pure la giovane donna belloccia e provocante.

Una delle isolette, allora colonie europee,  dove si svolgerà il racconto,  con una striscia argentea di sabbia che sale rapida a colline ricoperte da una vegetazione rigogliosa con case di erba  e un chiesuola biancheggiante, abitata da uomini e donne seminudi, con segni di malattie diffuse: framboesia,  papule deturpanti e, per la prima volta, il medico vede, anche casi di elefantiasi.

In questo scenario si inserisce una pioggia così continua ed insistente da diventare  simbolica. Scrive Maugham:
“Non era la pioggerellina inglese, che cade gentilmente sulla terra; era una pioggia spietata, in qualche modo terribile; ci sentivi la malignità delle forze primordiali della natura. Non cadeva, fluiva. Era un diluvio celeste, e batteva sul tetto di lamiera con un’intima rabbia. E a volte ti veniva da urlare perché smettesse, e poi ad un tratto ti sentivi impotente, come se ti fossero d’improvviso ammollite le ossa, ed eri infelice e scoraggiato”   

Mr Richardson, così si chiama il missionario, è presentato, già nell’ aspetto, come singolare. Alto, magro, guance cave, zigomi prominenti, aria cadaverica con, però, labbra piene e sensuali, capelli lunghi e soprattutto occhi scuri, profondamente infossati, grandi e tragici come di fuoco e vagamente inquietanti.

Ho ripreso, in sintesi, la descrizione con cui Maugham scolpisce l’aspetto psico-fisico  del missionario, perché Pioggia rappresenta benissimo ciò che si nasconde dietro un misticismo, che non ammette possibili compromessi, neppure il più naturale  buon senso.

E questa rappresentazione risulta tanto più efficace, da un lato perché possiamo leggere nel comportamento privo di pietà del missionario una cultura repressiva vendicativa, che ha bisogno, cioè, di vendicarsi di un “torto” latente; dall’altra possiamo capire solo alla fine, quando scoppia la tragedia, in modo magistralmente implicito, ciò che Mr Davidson nascondeva dietro il suo ferreo e intransigente puritanesimo. Una profondità, che diventa stile.

W. Somerset Maugham. Pioggia. (Rain). Traduzione di Franco Salvatorelli. Adelphi Edizioni.


















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