06 gennaio 2010

"Tre uomini in bicicletta" di Paolo Rumiz e Francesco Altan

di Gianni Quilici


E' un bellissimo libro di viaggio.
Bellissimo perché utile, ispirato, comunicativo.
Un viaggio a tre: il giornalista di Repubblica Paolo Rumiz, Altan,il più grande, con Vauro, tra i vignettisti italiani, e Emilio Rigatti, professore, nonché il più “ciclista” dei tre.
Viaggio in bici da Trieste fino a Istanbul. Duemila Km percorsi in 18 giorni. Ogni giorno una tappa.

Una scrittura rapida e sintetica, visiva e viva, ironica e evocativa, colta e popolare.
Fa venir voglia di viaggiare. Di percorrere (noi) quel viaggio. Un viaggio dalla Mitteleuropa verso l'Oriente tra covoni, prati rasati, cascate, faggi secolari, cicale, locande, temporali erranti, vento tra i pioppi, rane, grande silenzio, luna arancione, case rurali, saliscendi, oche, cantine da vino scavate nel pendio, vecchie in nero, chioschi di frutta e pomodori, macchie compatte di querce, cielo pieno di rondini, birra fresca liberatoria, gialla, color del sole, rampe brevi e durissime, fieno bagnato, campi di girasole giallo elettrico, guglie a meringa, ragazze a spasso come puledri, cavalli liberi a pelo lungo, maiali ruspanti, moschee, chiese ortodosse, cimiteri turchi, campanili a cipolla....

Fa venire voglia di viaggiare, ma anche di osservare, di memorizzare, di vivere, di trasmettere, di scrivere... Perché Paolo Rumiz non è soltanto giornalista e viaggiatore, è uno scrittore, che sa cogliere dalle cose, fulmineamente, i diversi strati, anche storici, da cui queste sono prodotte.

Un esempio tra i tanti, possibili.
Dopo aver lasciato Sofia, i tre si trovano tra villaggi sfiancati e popolati da anime morte. La strada sale fino a 1200 metri tra la pioggia battente, le betulle e nella discesa le mani si gelano. Entrano nell'unico bar che trovano zeppo di gente che mangia e beve.
Scrive Rumiz: “Non uno che alzi lo sguardo verso i visitatori. L'indifferenza è ostentata, totale. Le facce di legno. Un legno grigio, da miseria. Lo segna un nerume carbonifero, entrato nelle rughe in profondità, spalmato intorno agli occhi inespressivi, in mezzo a facce quasi andine, fisse come le teste di pietra dell'Isola di Pasqua
Si vede che lo sguardo di Rumiz sugli uomini va oltre la fotografia, incorpora la materia, una materia dura e ottusa, che ha aggrovigliato sensibilità e intelligenza, rende queste facce di uomini pittura espressionistica quasi.

E', inoltre, un libro utile, perché si può utilizzare come possibile viaggio. E', infatti, diviso in tappe, come una guida. Ogni tappa ha come copertina una vignetta di Altan, le caratteristiche tecniche del percorso, la cartina geografica del tratto percorso e l'articolo di Rumiz.

Le vignette di Altan, infine, sono, come sempre, “geniali”, sopratutto nelle battute.
La prima. Dice la donna: “Dove vai?” con il ditino inquisitorio puntato. Risponde con dolcezza l'omino con casco, bici da corsa, polpacciotti e pancetta: “A portare a spasso il bambino che è in me”.

Paolo Rumiz, Francesco Altan. Tre uomini in bicicletta. Note tecniche di Emilio Rigatti. Feltrinelli. Pag. 168. Euro 9,00.