01 marzo 2020

"Poesia" di Mirta Vignatti


      Mirta Vignatti. Foto di Violetta Barone

In me
al lume
della luna d’aprile
è sceso il volo
del desiderio
di non esser
più io.
          Mirta Vignatti

di Gianni Quilici
Sono soltanto sei versi, ma, questa  immagine, questo canto, esprimono una sottile profondità. Una profondità leggera, quasi evanescente, perché  desiderio di un attimo.  Se tuttavia questi versi sono ridotti a parafrasi ecco che appaiono banali.  Esempio: la luce della luna suscita il desiderio della protagonista di non essere più se stessa.

Leggetela, invece, più volte, visualizzate l’immagine,  assaporate la parola distillata in versi brevissimi, percepite quel ritmo in cui i versi si snodano  fino a quando veloce  il desiderio … sparire, dissolversi. Sparire dove, ci si potrebbe chiedere?  Apparentemente nel nulla. In realtà in quel desiderio. Nel nulla da quel desiderio. Ciò che rimane, però, non sono pensieri, ma  echi, risonanze indefinite come desiderio di trascendenza.     

E si potrebbe aggiungere, andando nei dettagli: bello l’inizio come sospiro perentorio (“In me”), come la scelta della parola intima, patriarcale (“al lume” invece che “alla luce”), inoltre il rapporto implicito e rapido del desiderio tra l’io e la luna  ( “è sceso il volo/ del desiderio),  infine la chiusa che proietta l’indefinitezza (“non esser/ più io).

Un’emozione, che diventa desiderio oltre il dicibile, che Mirta Vignatti  rappresenta con sinteticità e verità.  

da Mirta Vignatti. Accarezzando l'azzurro. Acariciando el azur" 1995     


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