22 marzo 2011

"Mia Madre è un fiume" di Donatella Di Pietrantonio

di Caterina Donatelli

Apro il libro pensando a come sarebbe stato leggere un romanzo scritto da una persona che conosci bene: è la prima volta che mi capita.

Entro nella prima pagina da sola, ma già alla seconda sono in compagnia: io lettrice, io amica dell’autrice, l’autrice, la mia amica e autrice, i personaggi forgiati nel paesaggio abruzzese che ci ha visto crescere.

Progressivamente, arrivano l‘universo e gli affetti della scrittrice, a cui si sovrappongono per assonanze, le storie della famiglia di mia madre, narratrice per attitudine, che negli anni si è premurata di annodare alle parole, per rianimare i ricordi di un mondo andato, ucciso dal tempo. A un certo punto eravamo in troppi; avevo tutte queste presenze da amministrare e tenere a bada durante la lettura, cosa che cominciava ad infastidirmi.

Il libro è bello e tutto questo chiasso che partecipa, intralcia l’immersione totale, quel senso di esilio, di distacco che porta a una riva e perde un’altra, distoglie dal motivo che muove le ragioni del racconto.

Il racconto del rapporto tra una madre “una luna dolorosa”, persa nella malattia che ruba la memoria e una figlia impegnata a custodirla in un tela, disegnandole un’identità ripulita dalla cattiveria della realtà, per coprirla e proteggerla dal vuoto che le consuma il cervello. Due donne che si sono amate in modo diverso, dai sentimenti severi, la figlia nel tentativo di superare le ragioni di una ricerca, disperata e celata, della relazione primaria con la madre, vertiginosa assenza, incapace di slanci affettivi e per questo, tenera e fragile nella sua crudezza che contrassegna un’intera esistenza.

Attorno una terra trattenuta dalle montagne e campi da arare con mani pazienti e nodose, animali da accudire per uno scambio reciproco di vita. Gesti attenti e protagonisti come la voce narrante, fanciulla che emerge limpida dal microcosmo contadino, educata a distruggere quei luoghi con la fuga, ma composta della stessa materia, tanto da riedificarla, pezzo dopo pezzo, da adulta, in una sorta di viaggio al contrario. Un cerchio essenziale e necessario per entrambe, intrecciato al profumo dei cibi, i colori delle stagioni e i segreti di una famiglia, della provincia italiana.

Una storia accompagnata da una scrittura intima e misurata, in bilico tra presente in doppio legame al passato, lanciando sulle pagine momenti di vera poesia nella descrizione delle piccole cose, degli umori, dei destini, obbligandoti a rallentare sulle parole, a cambiare il ritmo per poterle assaporare meglio e goderne appieno l’incanto.

Un romanzo circoscritto e largo che trasforma esistenze e paesaggi concreti, in paesaggi dell’anima, evoca e rinnova di stupore i luoghi in cui sono nate quelle storie, facendomi perdere e infine, dimenticare, che l’autrice è anche la mia amica.


Donatella Di Pietrantonio. Mia madre è un fiume. Elliot Edizioni -anno 2010. 16,00




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