20 aprile 2018

“California Kiss” foto di Elliott Erwitt


nota di Gianni Quilici

Una foto, questa di Elliott Erwitt, famosissima. Uno dei baci più visti e rappresentati, insieme a quello di Robert Doisneau.
Per una ragione immediata. La felicità di lei, che esprime con la bellezza del sorriso,  il candore dei  denti, con gli occhi chiusi come se sognasse un sogno inebriante. E si potrebbe continuare.

Ci sono tuttavia altre ragioni meno immediate da sottolineare.
Primo: l’essere incorniciati, lui e lei, in uno specchietto retrovisore rotondo, che li sottolinea, evidenziandoli nel dettaglio.

Secondo:  lo sfondo romantico, che accompagna l’incontro delle bocche con il tramonto sull’oceano increspato tra luce e ombre.

Terzo:  il bacio sospeso sul panorama oceanico, come se vi fosse proiettato e vi si depositasse, dando un senso anche surreale all’immagine.

Quarto:  uno scatto vero (ciò che accade davvero), e nello stesso tempo falso,  l’immagine è virtuale,  un puro riflesso.

Quinto: Elliott Erwitt si pone (oggettivamente) a distanza dai soggetti. Inquadra, infatti, una situazione, da una parte, molto intima; fotografandone, dall’altra, solo il rispecchiamento.  Una sorta di foto non su una realtà, ma su una riproduzione della stessa. Risultato: realizzare un’immagine ancora più complessa,  più ricca, cioè di contrasti. Sintetizzando: reale/virtuale, romantica/realistica, intima/distante.

Santa Monica, California. Elliott Erwitt. 1955

18 aprile 2018

"Exit west" di Mohsin Hamid


di Laura Menesini

Tanti gli spunti che emergono da questa lettura, innanzi tutto l'amore tra Nadia e Saeed e il loro rapporto. Ma questo amore ci porta a riflettere sulle tragiche conseguenze delle guerre e sulle migrazioni che provocano, perché la gente quando vede la propria vita in pericolo cerca la salvezza e questa, in un paese in guerra, si intravede solo nella fuga.
E la fuga avviene attraverso delle “porte” che ti teletrasportano in un  altro posto.
E così inizia la loro migrazione che li porterà a contatto con “nativi” che non gradiscono questa loro invasione e di fronte a questa nuova difficoltà vediamo reazioni diverse, da una parte Nadia che, con la sua capacità tipica femminile, cerca di adattarsi a nuove realtà, mentre Saeed si rifugia nella preghiera e nella ricerca dei connazionali.
Accanto a questa storia, molte altre, apparentemente estranee al nostro racconto, ma che ci fanno capire che “siamo tutti migranti attraverso il tempo”.
Si tratta di un romanzo al limite del fantasy, un fantasy però che ti spinge a meditare sugli enormi cambiamenti di questi tempi, sulla difficoltà di procurarsi il cibo, sulla necessità di apertura e aiuto reciproco.

Mohsin Hamid. Exit west. Einaudi editore

12 aprile 2018

"I migliori anni della nostra vita" di Ernesto Ferrero

nota di Gianni Quilici

La storia della casa editrice Einaudi vista dall'interno da uno scrittore vero.
Passano davanti ai nostri occhi i ritratti straordinari per efficacia rappresentativa di Pavese e Vittorini, di Calvino e Natalia Ginzburg, di Gadda e Ceronetti, di Bobbio e Fenoglio, di Volponi e di Sciascia, di Pasolini e Elsa Morante, e naturalmente di lui, l'editore Luigi Einaudi.

Ecco con quale efficacia Ernesto Ferrero scolpisce in poche parole  Claudio Magris:
"Sembrava un giovane ufficiale dell'esercito asburgico. Diritto, busto in fuori; chiari gli occhi, il naso forte come una sciabola, largo il taglio della bocca. Ma diversamente da un militare in carriera, era come elettrizzato dal piacere del racconto orale. Pareva che un demone sapiente apparecchiasse appositamente per lui piccole storie comiche o grottesche .... gli occhi gli scappavano da ogni parte come pesci, rideva largo, tutto il corpo era in tensione..."

Insomma per chi ama non soltanto la letteratura, ma anche i loro protagonisti come uomini o donne, questo è un libro da non perdere.


Ernesto Ferrero. I migliori anni della nostra vita. Feltrinelli.                           

                                                                                                                                      [febbraio 2006]

07 aprile 2018

Gli italiani si voltano” foto di Mario Di Biasi



nota di Gianni Quilici

La forza di questa foto di Mario Di Biasi è nella sua complessa immediatezza.

L’immediatezza scatta nella selva di occhi, solo e soltanto uomini, appuntati sulla donna (si tratta di Moira Orfei), di cui vediamo soltanto il lato posteriore: alta e formosa, elegante nel suo completo bianco, che cammina regale come se fosse su una passerella, invece che su una strada-piazza di Milano.


Questo rapporto tra la convergenza di occhi maschili, tante tipologie di sguardi ( ammirato, valutativo, interrogativo, sorridente, desiderante) e la donna (inevitabilmente) puro oggetto ( in quanto altro da loro) ha una valenza che va oltre la riuscita rappresentazione fenomenologica. Una valenza sociologica.


La foto, infatti, è ed è stata utilizzata, anche simbolicamente, come passaggio tra una società contadina o paleo-capitalista ad una industrializzata consumistica. Siamo nel 1954 agli albori  del boom economico, che esploderà negli anni ’60. Ma già qui sono presenti alcuni di quei segni che questo mutamento rappresentano.


Il più banale la vespa (una soltanto, ma appunto per questo più significativa) ed un dettaglio di macchina; poi la sobrietà non stracciona e sufficientemente uniforme degli abbigliamenti maschili; infine lei come donna esibita, l’unica tra tanti uomini, da ammirare a metà tra l’ammicco erotico appena accennato delle forme (il sedere ) ed un vestito, che niente concede, oltre la castigata nudità, in una Italia, nella quale predomina incontrastata la morale cattolico-democristiana, in cui la donna ha un ruolo da passerella in certe ore e a certe condizioni, per il resto è relegata alle faccende domestiche o poco più.

Mario Di Biasi, in questo scatto, non solo ha colto l'attimo in cui Lei è al centro della foto, sfidando  (quasi) gli sguardi maschili, ma lo ha anche, in qualche misura, preparato.



Mario Di Biasi. Milano, 1954.

   

06 aprile 2018

"Effetto Sicilia. Genesi del romanzo moderno" di Carlo Alberto Madrignani



di Davide Pugnana

Per molti della mia generazione Carlo Alberto Madrignani rappresentò un modo eccentrico di stare dentro l'università, decentrato sia per costume ed eloquenza che per approccio di metodo e visione dei classici. La sua scomparsa, ormai dieci anni fa, ha scavato una profonda zona di silenzio e nostalgia in chi, come me, fu tra gli ultimi allievi a godere delle sue lezioni e della sua ironia, al cui graffio goliardico ed elegante non potei sottrarmi quando, alla prima lezione, saputo il mio luogo di nascita, definì Carrara con questa perifrasi: "Mi dica, lei che viene da quel luogo dove non batte il sole della cultura, perché ha scelto questo indirizzo?" 

Ricordo questo episodio personale mentre riapro l'ultimo saggio del professor Madrignani, che, per la sua composizione estrema e la sua limpida maturità, può essere considerato un vero e proprio testamento spirituale. "Effetto Sicilia. Genesi del romanzo moderno.", edito da Quodlibet Studio, 2007, ripercorre le opere di Verga, Capuana, De Roberto, Pirandello, intersecando il "caso" Tomasi di Lampedusa e correndo fino alla triade tardo novecentesca di Sciascia, Consolo e Camilleri, raccogliendo questi autori, o, meglio, questa funzione-Sicilia alla luce di un "rinascimento" interno alla linea (narrativa) siciliana e collocato all'altezza del 1880, data simbolica di innesco del rinnovamento espressivo. 

Parallelamente all'analisi delle opere, i capitoli disegnano, autore dopo autore, la mappa di un' "autobiografia dell'isola", con le sue leggi non scritte e la lingua propria di una cifra identitaria eccentrica; ma abbastanza potente da costruire modelli romanzeschi esportabili altrove, riuscendo così a proiettare la vita della 'periferia' sullo sfondo più ampio dei processi storici della nazione. 

In questa ricostruzione ho sempre trovato il capitolo sul "Gattopardo" un pezzo davvero magistrale nel disegno già serrato del libro. E non solo per la profondità di scavo ermeneutico, quanto per la scelta di sollevare il romanzo di Lampedusa dal suo splendido isolamento per accostarlo ai racconti. 

Tra questi spicca "Lighea", un racconto straordinario, che fa venire in mente l'influenza tutt'altro che superficiale di Stendhal sulla scrittura di Tomasi: un lievito segreto e permeante la cui corposità lavora sottopelle, a livello di processo creativo, di strutture profonde di immaginario e di stile. Un piccolo assaggio da "Lighea" alla memoria di un grande maestro quale fu il professor Madrignani, che riuscì a depositare in "Effetto Sicilia", quasi con noncuranza, una bellissima definizione di letteratura: "una forma d’interrogazione e potenziamento per cui il vero artistico aiuta a capire il vero reale, e in più offre al lettore non una soluzione, ma un discorso aperto, potenzialmente predisposto a un susseguirsi di suggestioni da intendere come un ideale completamento e rinnovamento di quanto crediamo di sapere."

"Il caldo era violento anche ad Augusta ma, non più riverberato da mura, produceva non più una prostrazione bestiale ma una sorta di sommessa euforia, ed il sole, smessa la grinta sua di carnefice, si accontentava di essere un ridente se pur brusco donatore di energie, ad anche un mago che incastonava diamanti mobili in ogni più lieve increspatura del mare. Lo studio aveva cessato di essere una fatica: al dondolio leggero della barca nella quale restavo lunghe ore, ogni libro sembrava non più un ostacolo da superare ma anzi una chiave che mi aprisse il passaggio ad un mondo del quale avevo già sotto gli occhi uno degli aspetti più maliosi. Spesso mi capitava di scandire ad alta voce versi dei poeti e i nomi di quei Dei dimenticati, ignorati dai più, sfioravano di nuovo la superficie di quel mare che un tempo, al solo udirli, si sollevava in tumulto o placava in bonaccia."

Carlo Alberto Madrignani. Effetto Sicilia. Genesi del romanzo moderno. Quodlibet Studio, 2007, 

“Siamo gli eroi del circo” di Alessandra Altamura


di Laura Menesini

In questo breve ma intenso racconto, l'autrice ci mostra la realtà di gente che, fuggita dalla Siria in fiamme e riparata in Turchia a Mardin, ricorda la vita passata, la convivenza e la fratellanza del tempo perduto.

Talal, il protagonista, appartiene a una famiglia musulmana, vicina di casa e molto legata a una famiglia armena. I ragazzi crescono insieme, sono come fratelli, i padri discutono accanitamente di politica ma l'amicizia li accomuna e tutte le divergenze vengono superate. Il nonno racconta storie e affascina i ragazzi. Tutto questo viene spazzato via dalla guerra, assurda e inconcepibile che porta morte e distruzione. Le famiglie scappano chi da una parte chi dall'altra, ma il ricordo di quella vita, di quei primi sentimenti amorosi è sempre molto forte. L'amore è il vero motore della vita e  Talal, pur comprendendo che la sua è una storia impossibile, ci svela i primi forti moti dell'animo umano, quel desiderio che ti spinge nei posti più impensati, che ti brucia le vene.

Tutto questo è passato, la Siria è martoriata da una guerra senza fine, voluta e condotta da gente al di sopra degli interessi dei singoli cittadini, mentre questi ultimi sono le vere vittime!

E nella nuova vita irrompe l'attività circense, organizzata e guidata da operatori internazionali e l'attività circense ti costringe a misurare le tue forze e a spingerle oltre, ti costringe a fidarti dei tuoi compagni, a mettere sulla faccia il naso rosso.

La guerra ha sottratto a Talal l'adolescenza, l'ha fatto diventare adulto all'improvviso, ma la voglia di vivere e di recuperare il tempo perduto è forte, fortissima! Intanto studia medicina così potrà aiutare i tanti feriti, mentre si appassiona al circo e alla giocoleria e ricorda con struggimento e dolcezza infinita i bei momenti trascorsi ad Aleppo.

La nostra giovane autrice ha trascorso diversi giorni a Mardin ad ascoltare le storie di queste persone e ce le presenta col suo stile inconfondibile, lineare e struggente, rispettando le opinioni di tutti e mostrandoci la sensibilità e la capacità di collaborazione di un popolo martoriato.
Il libro verrà a breve presentato anche in una versione trilingue: italiano, inglese e arabo.

Alessandra Altamura “Siamo gli eroi del circo”  Edizioni Il Foglio