28 novembre 2019

"Le teste di carattere" di Franz Xaver Messerschmidt


nota di Silvia Chessa

Le teste di carattere, o Koepfe di Franz Xaver Messerschmidt (Wiesensteig, 6 febbraio 1736 – Presburgo, 19 agosto 1783): una scoperta tardiva e scioccante della particolare arte di questo scultore, perseguitato dai demoni notturni, i demoni delle proporzioni, ai quali, in una lotta impari e disperata, cercò di strappare il segreto che solo Dio detiene, ed ottenne di ricreare, almeno, in una sessantina di allucinanti busti, nei becchi umani distorti e allungati allo spasimo, lo sforzo immane di quella ricerca e delirante battaglia, personale e artistica.
Un caso lampante di Èudamonìa, o buona riuscita dei propri dèmoni.

18 novembre 2019

"Piccoli racconti di misoginia" di Patrice Highsmith


   
nota di Gianni Quilici           

Il primo racconto  troppo lineare. Il secondo migliore, ma scontato. “Che cosa ha fatto Patricia Highsmith?” penso. “Si è concessa una vacanza?”. 

Invece via via che leggo i racconti prendono forza fino a trovarne alcuni indimenticabili. Da diventare una trance de vie. Un po’ come succede in Giuseppe Pontiggia nei suoi racconti Vite di uomini non illustri.

I più belli sono: La donna oggetto, La puritana, La fattrice potente nella sua iperbolica e grottesca vicenda.  

Il campionario di donne che emerge, in questi diciassette racconti, è terribilmente feroce, da una ferocia  quasi matematica, da teorema pasoliniano. E’ come se Patricia Highsmith ci dicesse che non sempre i fatti della vita sono complessi o meglio che esiste una complessità lineare, cioè ripetitiva.

In altri termini queste donne sembrano segnate da un destino. Non si inventano. Sono quelle che sono:  finte invalide, vere assassine, mitomani, fatue, fanatiche, ossessionate,  vittime, carnefici. 

Patricia Highsmith. Piccoli racconti di misoginia. Bompiani



01 novembre 2019

"Questo il futuro che ci aspetta?" di Luciano Luciani


Giovani versus capelli bianchi

 Conoscete lo scrittore Antonio Manzini? È il romanziere che ha inventato il personaggio del vicequestore Rocco Schiavone, magistralmente portato sul piccolo schermo dall'attore Marco Giallini. 

Prima di raccontarci le avventure del suo stropicciato “eroe indagatore”, Manzini aveva scritto un libro, per tanti versi inquietante, intitolato La giostra dei criceti nelle cui pagine si ipotizza che importantissimi esponenti del nostro apparato statale concepiscano un piano, denominato “Anno Zero”, per abbattere un debito pubblico pericolosamente alle soglie del default finanziario. Un progetto tanto semplice quanto feroce: moltiplicare le dipartite degli anziani fruitori di pensione e così alleggerire la voce relativa alle spese sociali nel bilancio nazionale. 


Distopie fantapolitiche? No davvero! È notizia recente che un noto leader politico, già di professione attore comico (in verità meno che mediocre) riciclatosi come demagogo forsennato, abbia individuato un nuovo nemico da indicare alla sempre più numerosa specie degli odiatori seriali e sociali: gli anziani, parassiti della società da privare quanto prima del diritto di voto. Ecco, dopo i disgraziati sui barconi ora abbiamo un nuovo avversario da combattere: le donne e gli uomini coi capelli bianchi che con i loro trattamenti pensionistici farebbero mancare ai giovani i mezzi necessari per garantirsi un futuro dignitoso. 

Invece di prendersela con i veri detentori della ricchezza e quindi del potere - che so, per non parlare del solito Berlusconi mi vengono in mente i “paperoni” Luigi del Vecchio, patron di Luxottica: Giovanni Ferrero, il re della Nutella; Giorgio Armani, il più stilista tra tutti gli stilisti e via miliardeggiando...  -  il nostro arruffapopoli non trova di meglio che favorire un'altra frattura all'interno della società italiana: quella generazionale e dunque giovani contro vecchi. E così, oltre alla modestia degli emolumenti mensili erogati - 5,8 milioni di pensionati godono (si fa per dire!) di redditi da pensione inferiori o pari a 1000 euro - , agli acciacchi propri dell'età, a un sistema sanitario sempre più arcigno, al progressivo diradarsi delle gioie della vita e delle speranze, alle rughe sul viso e nello spirito, ora, dopo la livida lezione di un politico rancoroso, amplificata ad arte dai social media (si dice così?) i seniores dovranno imparare a guardarsi anche da figli e nipoti sempre più maldisposti verso quanti sono percepiti come i depositari di ogni bene materiale. Oggi da privare dei diritti elementari, domani chissà... Avversari da sterminare quanto prima per dividersi il bottino prima di entrare - cosa che prima o poi tocca a tutti - nel cono d'ombra della senilità.
 

Le uscite estemporanee del cinico e attempato Pennywise nostrano, oggi in grave difficoltà negli accidentati territori della politica italiana, non meriterebbero neppure una risposta se considerazioni pericolosamente simili non fossero apparse anche nella Gran Bretagna della Brexit e nell'America di Donald Trump. Dobbiamo cominciare a preoccuparci? Intanto ci torna in mente una considerazione del pittore e scrittore   Mino Maccari: “È pericoloso dare gratis ai giovani molte cose che costarono carissimo ai più anziani”.