28 aprile 2022
" Black Blues" di Attica Locke
22 aprile 2022
16 aprile 2022
"Asiatica" di Marco Del Corona
di Giulietta Isola
“Le conversazioni di questo libro hanno l’ambizione di restituire una moltitudine di voci alle quali finora non abbiamo prestato ascolto. Un percorso arbitrario ma libero, uno dei molti possibili. Il mio, inevitabilmente. Ma un’avventura che sono felice di condividere”.
L’Asia è un continente in trasformazione e “Asiatica“ del giornalista Marco Del Corona è una lettura affascinante ed utile a comprendere i cambiamenti in atto. Si raccontano luoghi lontani, ancora misteriosi e poco conosciuti con lingue , simboli e religioni alieni dal nostro vocabolario e dalla nostra educazione, luoghi così peculiari e altro rispetto a noi per geografia o forma politica, ma ciò che rende particolarmente attraente questa lettura è la cultura che comprende tutto: politica, religione, gli usi e i costumi, la filosofia e la letteratura che spesso è una summa di tutto questo.
E’ attraverso questo strumento che Del Corona cerca di raccontare a noi europei l’anima del continente facendoci scoprire anche delle tematiche meno conosciute come la condizione femminile nella società coreana e giapponese, il nazionalismo e lo scontro tra Corea del Sud e Giappone, la libertà di espressione in Cina.
Il viaggio inizia dalle isole Dokdo al largo della Corea, un arcipelago di rocce conteso col Giappone, poi sbarca a Seoul, si sposta a est andando a Tokyo, per fare dietrofront andando prima a Pechino/Beijing e poi a Chongqing, Shangai, il Vietnam con Hanoi e la Cambogia con Phnom Penh e infine Taipei. Ad accompagnarci in ognuna di queste tappe dedicate a città dalla storia comune, appartenenti a civiltà spesso in conflitto fra loro, sono le parole di scrittori e poeti locali i quali, attraverso le proprie storie e la propria scrittura ce le raccontano.
Le loro idee e visioni e soprattutto la loro letteratura emoziona, origina dubbi e pone quesiti ed è in grado di raccontare cosa accade all’interno, avvicinandoci a Paesi molto distanti e smentendo il luogo comune che gli orientali sono tutti uguali, l’Asia è molto variegata ed i Paesi sono molto diversi come diversi sono i percorsi con i quali si confrontano con il mondo. Le diversità resteranno come pure la miriade di identità che si affermano per opposizione, per ciò che le distingue o le contraddistingue rispetto al proprio vicino nonostante le affinità, resteranno le rivendicazioni territoriali, l’interpretazione della memoria e del passato, la Cina vorrà mettersi al centro di un sistema di relazioni e di potere che faccia riferimento a lei, ma occorrerà vedere quanto Giappone, Corea e Vietnam saranno in grado di bilanciare le spinte di Pechino, in fondo non sono universi a sé stanti, ma Paesi fortemente collegati immersi nel vortice di quella modernità che contraddistingue queste regioni del mondo negli ultimi decenni.
Una lettura adatta a lettori curiosi e/o interessati all’Asia che amano conoscerla per vie non convenzionali, qui le opere letterarie si fanno specchio, riflesso e "bussola” per la comprensione delle città visitate, le conversazioni con scrittori, intellettuali, poeti, registi, testimoni diretti ci accompagnano nelle pieghe della storia e trasformano il libro in un singolare vademecum da mettere in valigia.
In tempi di riunioni via Zoom, streaming, riders e commercio online mi è parso di tornare indietro di ere geologiche quando si incontravano le persone, si esploravano le vie delle città ascoltando suoni, osservando colori, gustando sapori, la contemporaneità metropolitana di queste pagine mi ha fatto navigare fra storie, suggestioni e, al di là dei diffusi stereotipi e dei facili esotismi, ho imparato qualcosa.
Attenzione questa lettura potrebbe rilevarsi una violenta istigazione all’acquisto, tanti sono gli autori ed i titoli citati, per mia fortuna molti li ho già, ma cinque/sei titoli …mi erano sfuggiti, se devo trovare una pecca alcune conoscenze sono date un po’ per scontate e questo potrebbe creare difficoltà a chi è alle prime armi con la cultura orientale, ma la curiosità vincerà su tutto. Preziosa la breve guida d'appendice che per ogni luogo trattato indica attrazioni insolite come piccoli musei, librerie, negozietti ed ovviamente tutti i libri menzionati.
“Uno dei grandi obbiettivi dei romanzi è cambiare le percezioni e dischiudere un mondo ai lettori”
ASIATICA di MARCO DEL CORONA ADD EDITORE
15 aprile 2022
"Anime baltiche" di Jan Brokken
di Marigabri
I territori di frontiera, le località miste, le città multietniche hanno purtroppo un tratto comune, qui sull’Adriatico, come sul Baltico, o sul Mediterraneo orientale […]:chi vince prende il piatto. A prescindere da chi sia il vincitore.” (postfazione di Alessandro Marzo Magno)
È così che nel racconto di Brokken quell’estremo nord non sembra poi tanto lontano da noi. Storia di terre martoriate, contese, freddamente spartite fra gli arroganti vincitori di turno: i sovietici, i nazisti.
Estoni. Lettoni. Lituani. Privati della loro identità, cacciati dalle loro case, deportati, uccisi. Non parliamo poi se sono anche ebrei, ovvero perseguitati da tutti a prescindere.
Queste sono dodici storie che raccontano le vissitudini di famiglie e soprattutto di persone, molte delle quali a noi note: Hannah Arendt, Mark Rothko, Romain Gary, Eduard von Keyserling…anime baltiche che hanno portato le loro ferite nel mondo. Spesso senza riuscire a sanarle o a dimenticarle. Ma determinati a esprimere la loro intelligenza e, per nostra fortuna, lasciando al mondo la loro arte.
Affascinanti ritratti, intimi e al contempo incorniciati da un contesto storico di cui si tracciano le principali coordinate. Quel Novecento intriso di sangue e segnato da orrori indicibili e indimenticabili (per noi che li ricordiamo, almeno).
Un viaggio nella storia, che nella singolarità esprime il suo profondo significato, ma anche un omaggio alla letteratura, alla musica e all’arte e finanche al paesaggio, naturale e urbano: città come Vilnius, Riga, Tallinn si aprono al nostro sguardo, ci immergono nell’umore e nella complessità di un’epoca, ci avvolgono nella nube di una strana, intensa nostalgia.
Jan Brokken. Anime baltiche. Iperborea.
11 aprile 2022
“A piedi” di Paolo Rumiz
di Gianni Quilici
Un viaggio di sette giorni da Trieste fino al promontorio estremo dell’’Istria, Promontore. Un viaggio che nasce da due spinte.
La prima: uscire dal chiuso del tavolino, da un sé, anche se aperto, curioso, e rompere, staccare, avventurarsi in un viaggio a piedi tra colline, montagne, paesi con negli occhi anche il mistero di ciò che non si è mai visto, che si può soltanto immaginare, che non si può prevedere, e che presenta ostacoli: fatiche, incognite, dubbi e qualche rischio.
L’altra spinta è implicita: un viaggio fisico, in cui l’esistenza diventa anche rappresentazione, corrispondenze, lettori e che può rimanere infine, come poi è accaduto, anche libro, memoria.
Ed essendo un viaggio ha bisogno di una preparazione: un sacco leggero con l’indispensabile per l’abbigliamento, due borracce d’acqua, uva secca, scarpe giuste ben collaudate, penna e taccuino, una mappa dettagliata. Ogni tappa ha una cartina disegnata con la lunghezza, il dislivello, il tempo più o meno necessario con illustrazioni di Alessandro Baronciani.
E‘ una guida?
Certamente lo è, perché suggerisce un itinerario dettagliato, tuttavia esplorativo, perché si inoltra in una natura rigogliosa e selvaggia, in cui è possibile anche incontrare lupi o addirittura orsi, dove i paesi conservano memorie del passato e sono fuori dai circuiti turistici. E quindi ecco il paesaggio aspro dei monti, le rupi vertiginose, gli strapiombi, i castelli, il sole che picchia feroce, gli incontri umani e camerateschi.
Ma come tutti i libri di Paolo Rumiz è molto di più di una guida, anche se questo non ha la stessa pregnanza e complessità di altri viaggi. Cito tra quelli letti Tre uomini in bicicletta, Il ciclope, Il filo infinito.
E’ un viaggio anche storico-politico “tra due mondi: le Alpi e il Mediterraneo; tre lingue: italiano, sloveno e croato; tre forti dominazioni: Roma, Venezia e l’impero d’Austria…. Un secolo fa, in questi luoghi, c’era un impero: l’impero austro-ungarico grande senza confini. Oggi l’impero si è ridotto in briciole e gli stati si sono venduti anche le strade ferrate, mandando in pensione, le linee periferiche. Privatizzazione la chiamano, ma è un gigantesco imbroglio . . . La Croazia, infatti, ha fatto una guerra in nome dell’indipendenza, ma oggi è in mano alle multinazionali”.
E infine è il viaggio di un narratore che va oltre la descrizione, raccontandoci e portandoti con sé e, qua e là, toccandoci poeticamente, quando la prosa stessa e il pensiero trasmettono, senza furbizie, emozioni.
Un esempio è questa meditazione sull’andare a piedi, un’invettiva che intreccia un pensiero certamente discutibile nella sua radicalità ad una passione sincera, umanistica .
“L’uomo che non cammina perde la fantasia, non sogna più e non legge più, diventa piatto e sottomesso, e questo è esattamente ciò che il Potere vuole da lui, per governarlo senza fatica, derubarlo di ciò che Dio gli ha dato gratuitamente e bombardarlo di cose perfettamente inutili a pagamento. Chi cammina, invece,capisce, parla con gli altri uomini, li aiuta a reagire a indignarsi contro questa indecorosa rapina che ci sta impoverendo tutti quanti. Il semplice fatto di mettere un piede davanti all’altro con eleganza, di questi tempi, è un atto rivoluzionario, una dichiarazione di guerra contro la civiltà maledetta dello spreco”
Oppure queste immagini così visive e limpide, sorprendenti e originali.
“L’alba è pulita, color mandarino”
“Scende un tramonto desertico ai colori di pesca, cui segue una notte da manuale di astronomia con greggi di stelle che migrano verso il campanile e Vega insolitamente luminosa, quasi un rogo azzurro”
Paolo Rumiz. A piedi. Universale economica Feltrinelli. Pag. 123. euro 8.50
08 aprile 2022
"Il mio giardino" di Andrea Appetito
Il mio giardino è una vasca di terra ricoperta di erbe selvatiche, visitata ogni giorno dai merli e dai gatti randagi. C'è soprattutto un via vai di gatti. Ogni tanto si avvicinano curiosi alla finestra e guardano dentro.
Dentro ci sono io, quella cosa che chiamo io e nei miei occhi c'è la luce del giardino. Il randagio mi osserva con attenzione. Credo che si trovi a suo agio nel mio giardino perché è incolto. È una vasca che accoglie i semi che il vento disperde. Qui crescono la cicoria, la rucola, l'erba cipollina e molte altre erbe di cui non conosco il nome.
Un tempo questa piccola terra era un orto e prima ancora un bosco. Non diventerà mai un prato inglese. Ho fatto un paio di tentativi ma è una materia irriducibile a qualsiasi addomesticamento. Osservo il randagio mentre studia i merli e prepara i suoi agguati tra i fiori di tarassaco e le margherite. È un lavoro difficile, ci vuole pazienza, quasi sempre finisce a stomaco vuoto. Ogni tanto incrociamo gli sguardi e non vedo differenze tra di noi. Dopo il fallimento dell'ennesima imboscata il randagio si allontana, perché non mi appartiene.
Amo la solitudine, perché nella solitudine tutto è presente. Non è il baluardo di una frontiera in attesa ma un fuoco che chiama tutto a raccolta.