06 giugno 2018

“Principessa sull’handicap” di Cosima Di Tommaso


di Gianni Quilici
                             E’ un romanzo, non un libro di racconti. Un romanzo che riferisce schegge di vita ad un amico, Thomas, curioso e empatico durante una vacanza in un albergo.
Ed è romanzo, perché l’insieme di queste schegge ha una continuità, delineano un’esistenza. Un’esistenza difficile, dura, a volte, sconfortante.

E’ l’esistenza di Bianca, alter ego della scrittrice Cosima Di Tommaso, che rappresenta il rapporto di una “principessa sull’handicap” con la materialità del mondo circostante: non solo con le persone, ma anche e forse soprattutto  con gli oggetti.  Gli oggetti primari, i più (apparentemente) banali: il gabinetto, il letto, gli scalini, gli interruttori e così via.

E Cosima Di Tommaso lo fa, questo è il punto, da scrittrice vera.
Creando una distanza, guardando, cioè, i fatti (quasi) al di fuori, con un umorismo al tempo stesso divertito, pungente e amaro.
Con una scrittura raffinata, precisa nei dettagli, fluida e visiva nella narrazione.
Ne viene fuori  un romanzo quasi picaresco, del tipo “le avventure tragicomiche di Bianca”, in cui la protagonista emerge come personalità complessa ironica fino  alla risata, ma anche determinata e tenace fino all’invettiva.

Proprio per questo  è un romanzo utile (anche) pedagogicamente, in quanto ti fa entrare dentro l’esistenza di una donna che da un lato – per ragioni oggettive- non ha l’autonomia del proprio corpo; dall’altro trasmette una ricchezza di umanità, di cultura, di qualità comunicativa che richiama non pietà, ne’ tantomeno la commiserazione, ma attenzione,  confronto,  riconoscimento.


Cosima Di Tommaso. Principessa sull'handicap. Edizioni Lilit Books. 2018.

05 giugno 2018

"Una questione privata" di Beppe Fenoglio


nota di Silvia Chessa

Una pagina che ho molto amato. Di una musicalità e di un ritmo serrato e preciso al millimetro. Al contempo tesa densa..asciutta. Storicamente e privatamente profonda. E di opposizione ai dettami che, a quel tempo, quasi imponevano di non scivolare nel privato.
Come se impoverisse, mentre invece avvalorava. Anche Gaber scrisse canzoni dove, ironicamente, chiedeva perdono se parlava dei fatti suoi, propri e personali. Ma tutto lo è, ogni battaglia lo deve essere, personale, oppure è falso e ipocrita opportunismo, o becera rabbia senza direzione. Soprattutto la politica. E Beppe Fenoglio lo sapeva. Di politica, di impegno civile, e sociale, si vive, combattendo e partecipando, o si muore, sempre combattendo e schierandosi, ma anche di indifferenza, non illudiamoci..poco per volta, giorno dopo giorno. In una mesta ignavia della mente e del corpo. Per le questioni pubbliche come per quelle private. In corsa per i seggi, per una poltrona, per una carriera.. Per sfuggire a un dolore, per inseguire un amore.
Corriamo da sempre...
A un metro dal traguardo, Milton è caduto.
Ma quel metro era prima, o dopo averlo afferrato?
E qui, mi dico, è questione di ottimismo.. la risposta è Sì o No a giorni ed ore alterne.
Ma serve sapere i retroscena, a spettacolo in atto ?
A me basta aver metabolizzato il ritmo.
La musicalità e la bellezza di una prosa geniale.
Mi godo la scena. Applaudo.
(Un giorno, forse, imparerò a scrivere anch'io).



Correva, sempre più veloce, più sciolto, col cuore che bussava, ma dall’esterno verso l’interno, come se smaniasse di riconquistare la sua sede. Correva come non aveva mai corso, come nessuno aveva mai corso, e le creste delle colline dirimpetto, annerite e sbavate dal diluvio, balenavano come vivo acciaio ai suoi occhi sgranati e semiciechi.
Correva, e gli spari e gli urli scemavano, annegavano in un immenso, invalicabile stagno fra lui e i nemici.
Correva ancora, ma senza contatto con la terra, corpo, movimenti, respiro, fatica vanificati. Poi, mentre ancora correva, in posti nuovi o irriconoscibili dalla sua vista svanita, la mente riprese a funzionargli. Ma i pensieri venivano dal di fuori, lo colpivano in fronte come ciottoli scagliati da una fionda. “Sono vivo. Fulvia. Sono solo. Fulvia, a momenti mi ammazzi!”
Non finiva di correre. La terra saliva sensibilmente, ma a lui sembrava di correre in piano, un piano asciutto, elastico, invitante.
Correva, con gli occhi sgranati, vedendo pochissimo della terra e nulla del cielo. Era perfettamente conscio della solitudine, del silenzio, della pace, ma ancora correva, facilmente, irresistibilmente. Poi gli si parò davanti un bosco e Milton vi puntò diritto. Come entrò sotto gli alberi, questi parvero serrare e far muro e a un metro da quel muro crollò.

Beppe Fenoglio, Una questione privata. Einaudi.

04 giugno 2018

"Laura Morante, in punta di piedi" di Stefano Iachetti


di Gordiano Lupi (www.infol.it/lupi )

Stefano Iachetti è autore che conosco bene per aver apprezzato un suo pregevole testo su Asia Argento e soprattutto in libro di interviste alle protagoniste del cinema thriller italiano degli anni Settanta (La paura cammina con i tacchi alti, Il Foglio). 
Non delude neppure in questa agile ricostruzione della carriera cinematografica di Laura Morante, attrice in punta di piedi perché i suoi primi passi - è proprio il caso di dirlo! - li ha mossi come ballerina. Il libro analizza la vita artistica di un’attrice raffinata, a me cara sia per aver avuto i natali a Bagnore di Santa Fiora (luogo proustiano della mia infanzia), sia per averla apprezzata per la prima volta - in tutta la sua selvaggia bellezza - in Bianca di Nanni Moretti. 

Iachetti parla dei primi anni sulle tavole del palcoscenico teatrale con Carmelo Bene, delle frequentazioni cinematografiche con Giuseppe Bertolucci (Oggetti smarriti, La tragedia di un uomo ridicolo) e Nanni Moretti (Sogni d’oro, Bianca, La stanza del figlio...) - che la trasforma in attrice simbolo - ma anche dei film con Pupi Avati (Il nascondiglio, Il figlio più piccolo...), Carlo Virzì, Gabriele Salvatores... Non mancano note critiche e ricordi sulle due prove da regista di Ciliegine e Assolo, film risolti e convincenti, che hanno avuto poco pubblico ma molta critica entusiasta. 

Laura è attrice che piace a Nanni Moretti perché non ruba i primi piani e sa gestire il suo ruolo senza essere invadente, mentre Pupi Avati le contesta un eccesso di partecipazione alla scrittura, che non ritiene compito di un attore. 

Attrice sui generis, vocazione da scrittrice per il momento repressa, ma allevata come nipote prediletta di Elsa Morante (La storia, Il mondo salvato dai ragazzini...), quindi dobbiamo attenderci opere da autrice, come già fa notare la sua ambizione a diventare regista. Laura Morante ama affrontare nuove sfide, perché ogni volta che ricomincia da capo le sembra di ritornare adolescente e di dedicarsi a un mondo nuovo e inesplorato, lo dimostra la sua carriera: danza, teatro, cinema, regia, senza soluzione di continuità. 

Il libro di Iachetti è corredato di molte foto a colori e in bianco e nero tratte dai film di Laura Morante e dal suo album privato, stampato benissimo su carta fotografica, di grande ed elegante formato, come i classici libri di cinema curati dal Centro Sperimentale. 

Molte interviste, tra le quali spicca per la sua assenza (inspiegabile) Nanni Moretti, il regista che ha lanciato Laura, forse - come fa notare Iachetti con spirito citazionista - avrà pensato che non partecipando si sarebbe notato di più. Ma ci sono Pupi Avati, Carlo Verdone, Michele Pacido, Gianni Amelio e molti altri che hanno guidato Laura Morante, così come la protagonista commenta la sua carriera con arguzia e intelligenza, ricordando la famiglia e gli anni giovanili. 
Un libro imperdibile per i fan della Morante e per gli amanti del cinema italiano. Costa solo 22 euro (edizione di pregio) e li vale tutti.

 Stefano Iachetti.Laura Morante, in punta di piedi. 
Edizioni Sabinae - CSC Cineteca Nazionale

Pag. 170 - Euro 22. Grande formato - Illustrato - carta patinata