26 settembre 2018

"Versi che aprono spazi di libertà" di Glay Ghammuori

                                                    

                              Versi che aprono spazi di libertà


È già accaduto – e più di una volta – che uomini e donne, privati della libertà per pagare un loro debito alla giustizia, abbiano affidato alle parole della poesia sentimenti, speranze, rimpianti, sogni…
Si è già verificato. Più raramente, però, è capitato che di quei versi, magari ingenui, magari zoppicanti ma sinceri, si innamorasse Lo Scrittore di Successo: un innamoramento tale da decidere di tenere a battesimo un esordio letterario altrimenti destinato alla maledizione del silenzio.

Stiamo parlando di Marco Malvaldi, autore di punta della casa editrice Sellerio, uomo generoso e inventore dei letterari, perspicaci vecchini del celeberrimo BarLume, assunti a fama imperitura perché protagonisti di una fortunata fiction televisiva. Meno noto, invece, è Glay Ghammouri, tunisino, quarant’anni, attualmente ristretto nella Casa di reclusione di Volterra, da anni affascinato dalla forza di comunicazione della poesia
I suoi versi, inizialmente scritti su foglietti stropicciati, suscitarono l’attenzione degli insegnanti dei corsi tenuti nel carcere di Pisa.

Così lo ricorda la sua professoressa di italiano, Giovanna Baldini: “Gli dissi di continuare, di pensare, di provare a dare forma scritta alle sensazioni, qualunque esse fossero. Perché conoscere meglio se stessi attraverso le parole versate sulla pagina fa sempre bene. I soliti consigli che i professori danno agli studenti”. Però, questa volta lo studente ha dato retta alla sua insegnante  e Glay ha scelto di continuare a scrivere. Fino all’incontro con Marco Malvaldi, in carcere per un suo percorso di ricerca nelle zone più oscure della società.

Nasce così questa breve antologia poetica, Vengo dal sud oltre l’orizzonte, da poco pubblicata dalla casa editrice pisana ETS. Pagine emozionanti, struggenti in cui si intrecciano memorie personali, sentimenti di protesta esistenziale, di rabbia storico politica… Una robusta vena poetica, quella di Glay, intensa, diretta, incapace di diplomatismi e mediazioni, che non dimentica l’amore per la compagna, la famiglia, la propria terra bella e disperata.

Una vita in versi, che, proprio perché fatti di poesia, non possono essere chiusi tra le sbarre e sono capaci di regalare insperati spazi di libertà al cuore e alla testa dell’Autore.

Associazione Controluce Pisa

Glay Ghammuori, Vengo dal sud oltre l'orizzonte, con un intervento di Marco Malvaldi, copertina di Tiziano Semeraro, edizioni ETS Pisa, luglio 2018, pp. 46, Euro 10,00

12 settembre 2018

"Gli anni forti" di Paola Martini

di Giuseppe Muraca

"Gli anni forti" di Paola Martini è un romanzo autobiografico che rievoca la storia di una donna, dagli anni dell'adolescenza fino al delitto Moro, dall'esordio scolastico fino all'università, alla conquista della propria indipendenza e della propria libertà. 

Le vicende personali s'intrecciano con gli avvenimenti collettivi della storia italiana: il dopoguerra, gli anni cinquanta, il boom economico, il 68 e gli anni settanta dei gruppi extraparlamentari, del femminismo e del terrorismo. 

Paola Martini. Gli anni forti. Piero Manni, 2017. 14,00 euro

Il racconto scorre in maniera lineare, con leggerezza, spontaneità e semplicità, con passi molto intensi e dal ritmo quasi poetico.

04 settembre 2018

‘Gli anni forti’ di Paola Martini




di Giuseppe Perez

Ci sono periodi storici talmente cruciali che sembrano caratterizzati da una cesura netta che li rende fortemente distinti rispetto a ciò che viene prima e a quello che segue.
Questo romanzo ha il suo centro proprio in uno di questi periodi: le vicende personali che vengono narrate sono inserite nel vortice del decennio tra il ‘68 e il ‘78, anni frenetici e ricchi di fermenti nuovi, entusiasmo e partecipazione, concludendosi con la deriva degli anni di piombo, prima dell’avvento dell’arida stagione del cosiddetto riflusso. Ma quella è un’altra storia.
 

La protagonista, nata in una famiglia della media borghesia agiata, giunta all’età cruciale dell’adolescenza si ritrova coinvolta nel periodo della contestazione giovanile, di cui fa sue le istanze di cambiamento e modernizzazione della società, della lotta per dare maggiori opportunità alle classi sociali più svantaggiate, del rifiuto della gretta e limitata visione dei rapporti sociali, specialmente nella provincia.
Si trova così a dover conciliare il meglio della sua cultura di provenienza, impartita dalla famiglia e gli ideali della contestazione giovanile, col suo anelito per la libertà dagli schemi imposti fino a quel momento e lo spirito egualitario, la messa in discussione delle basi della società, oltre al tentativo di realizzare un autentico cambiamento nel potere politico, fino ad allora blindato dalle logiche della geopolitica dei blocchi Est-Ovest contrapposti.
 

Nel corso del romanzo si alternano, dunque, descrizioni di episodi e momenti di vita più personali a quelli collettivi, comuni a molta della gioventù impegnata degli anni’60/’70, trattati con uno stile attento ai dettagli e alla accurata descrizione di persone e luoghi tale da farne quasi la sceneggiatura di un ipotetico film, un affresco su quegli anni cruciali, il tutto con una vena di sottile ironia e qualche toscanismo che non fa che rendere più viva e vera la narrazione.
 

Un dettaglio che si può scorgere tra le righe, anche se mai esplicitamente citato durante la narrazione, è che c’è sempre la ricerca di un 'noi' nella descrizione delle vicende che si susseguono nel tempo. Che si tratti della famiglia, negli anni dell’infanzia, degli amici dell’adolescenza, dei gruppi di varia estrazione religiosa o politica della prima giovinezza o della persona con cui formare una famiglia, c’è sempre la ricerca dell’appartenenza, dell’essere elemento attivo in una comunità, piccola o grande che sia. Un 'noi' in cui l’individuo non si annulli ma di cui faccia parte per realizzarsi. 
Questo, si intuisce, è la maggiore eredità di quegli anni, in seguito cancellata dall’imposizione dell’individualismo, dell’egoismo che la società consumistica ha interesse a coltivare.
 

“Parlavamo tra noi con l’intensità e la passione di chi condivide un progetto importante. Ci sembrava che il mondo fosse in attesa proprio del nostro impegno, che contasse sulla nostra energia, sul nostro coraggio, per liberarsi dalle catene del passato.”
Questo potrebbe essere il messaggio che questo romanzo lascia al lettore che non ha vissuto quegli anni: partecipare, mettere tutto in discussione insieme agli altri, non lasciarsi rinchiudere da soli in un recinto ma coltivare insieme lo spirito critico: come direbbe Giorgio Gaber, “Libertà è partecipazione.”


Paola Martini. Gli anni forti. Manni 2017.

03 settembre 2018

“Volti metropolitani” foto di William Klein



di Gianni Quilici

Guardo la foto e mi colpisce. Però  soltanto con uno sguardo attento  mi conquista e si scolpisce.
Perché se si dà un’occhiata veloce la forza e la varietà dei volti  può essere “distratta” da uno squilibrio compositivo: il profilo in primissimo piano della ragazza che invade quasi metà dell’inquadratura. E l’occhiata sarebbe  comunque corretta se la foto non avesse quella complessità di segni difficili da cogliersi senza un’osservazione più meditata.

Mi colpiscono, infatti, in questa foto di William Klein, due elementi che, per comodità espositiva, separo, ma che inevitabilmente si fondono.

Primo elemento: l’intensità di alcuni volti e l’anonimato di altri, tutti ( o quasi)  tagliati e scolpiti nella loro inconsapevolezza, persi nei loro pensieri fatui o concentrati che siano. Su questi spicca con singolare evidenza il profilo della ragazza, per l’energia espressiva e l’incisione dello scatto.

Secondo: la profondità ritmico-musicale della composizione, nella quale i visi si scandiscono dai primissimi piani fino al campo medio nello sfondo più impersonale dell’obiettivo fotografico armeggiato da una mano.

E’ una delle numerose foto in cui William Klein, dentro una folla o un gruppo, rappresenta felicemente l’anima della metropoli, attraverso immagini ravvicinate degli attori che la vivono. Foto più o meno “rubate”,  corpo a corpo coi corpi, ripresi con grandangoli potenti, adatti a ritrarre molteplici varietà di stati d’animo e di espressioni in poco spazio, moltiplicando il rapporto tra di essi e gli sfondi.  Da qui la necessità di superare l’inquadratura perfetta in tutti i suoi molteplici canoni, in favore dell’attimo nel suo movimento, casualità, possibile deformazione, caos.