“Voglio scrivere un racconto, scrivo e leggo per sentirmi in
compagnia … vengo da una famiglia numerosa con tante tante parole …” dice
Saman.
“Mi sembra una buona idea, una buona pratica … Il linguaggio
non è istintivo, è acquisito tra gli umani e per gli umani” commenta Piero,
comodamente seduto in poltrona.
Di fronte a lui due anime in cerca di scambi profondi: Saman
(melodie in sanscrito) e Arim (scimmia in etrusco), così amano chiamarsi fra di
loro da qualche giorno; si divertono aggiungendo ogni tanto un nuovo nome al
proprio.
Continua Piero: “Lo studio dei bambini abbandonati in natura
o gravemente trascurati ci conferma che il linguaggio verbale lo acquisiamo
dall’ambiente sociale in cui viviamo durante un periodo critico e precoce dello
sviluppo. Essere umani si diventa: questa è l’essenza dell’evoluzione
bio-culturale degli esseri umani”.
Piero è un giramondo, innamorato della sua compagna Silvana
e della nonviolenza.
Ha fatto ricerca e insegnato in varie Università occupandosi
di sviluppo biologico, neurologia, storia della medicina, educazione alla pace.
Arim è scettico sulla possibilità di cambiare a questo punto
dello stato delle cose: “Quanto mi piacerebbe vivere in una società nonviolenta!
Ma come si fa a cambiare il modo di vivere se le orecchie delle persone sono
ben tappate dalle abitudini, dalla paura del nuovo … “
“E’ vero – dice Piero – con gli adulti è difficile. Bisogna
contare più su adolescenti e bambini, più disponibili ad ascoltare e ad imitare
comportamenti diversi. Ma chi potrà essere per loro l’educatore giusto per
questa impresa culturale? La violenza l’abbiamo inventata circa 6000 anni fa e
si è trattato di una innovazione culturale. La grande Maria Montessori, che
ebbe più successo all’estero che in Italia a causa della sua incompatibilità
con il fascismo, fece scrivere sulla sua tomba in Olanda: Io prego i cari
bambini, che possono tutto, di unirsi a me per la costruzione della pace negli
uomini e nel mondo”.
Saman si alza dal divanetto per prendere un bicchiere
d’acqua dal tavolo sul quale c’è un’allegra confusione: libri, riviste,
bottiglia d’acqua con bicchieri, una piantina ed altro non meglio identificato.
Una volta seduta di nuovo, si rivolge a Piero malinconica:
“Mio caro Piero, credo di essere diventata quasi un essere umano per fortune
iniziali – il concepimento, la nascita e mia madre Antonietta innamorata dei
bambini. Avevo un cuore allargato, pronto a gioire, un cane che scodinzola mi
sentivo … poi mi sono accorta di essere in mezzo ad un sacco di gente malevola,
che nascondeva i cattivi sentimenti dietro falsi sorrisi, che parlava e
manovrava alle spalle … uomini e donne. Ho dovuto rassegnarmi: mi dovevo
proteggere. E ho fatto molta fatica perché mi piaceva sentirmi aperta,
fiduciosa, innamorata delle persone. Purtroppo l’educazione che gira in
famiglia e dovunque è competitiva e aggressiva e produce esseri poco umani,
maschi e femmine, che sono immersi nello stesso brodo culturale”.
“Beh – dice Piero – senti questa: l’Organizzazione Mondiale
della Sanità dal 1994 ha classificato la violenza come una malattia. Significa
che la maggior parte degli esseri umani del terzo millennio è malata”.
“Che peccato! – dice Saman – Tu almeno hai una certa fiducia
nelle donne, che secondo te hanno potuto mantenere, nella loro educazione, un
buon grado di umanità, poiché il processo culturale di disumanizzazione che ha
accompagnato l’invenzione della violenza ha danneggiato più gli uomini che le
donne”.
“Sai – dice Piero – ho parlato in molti paesi del mondo a
persone interessate alla promozione sociale. Ho sempre preso nota del rapporto
di genere nel pubblico: in media gli uomini sono meno del 10%. Anche nel campo
politico – politica di servizio, non di potere – ci sono tantissime donne. Del
resto esistono molte prove in varie discipline accademiche sulla posizione
centrale (non superiore) delle donne nella storia biologica, culturale e
spirituale dell’umanità. Nel periodo del Tardo Neolitico l’uguaglianza di
genere e la centralità femminile sono state sostituite in quasi tutte le
culture da diversi modelli di regimi patriarcali, con impressionanti
conseguenze negative per l’umanità.
Bisogna ricordare che durante lo stesso periodo del
Medio-Tardo Neolitico fu inventata la produzione di cibo: grandi insediamenti
umani produssero gerarchie e varie forme di violenza”.
Ora è Piero che si rinfresca la gola con un sorso di acqua.
“Una curiosità – riprende Saman –. Come mai, Piero, non fai
nessun cenno, nessuna nota sull’ipotesi fatta dall’archeologa Marija Gimbutas
circa le successive invasioni dei Kurgan provenienti dalle steppe del nord-est
verso la Vecchia Europa (dagli altipiani dell’Anatolia fino alle coste
mediterranee della Francia e della Spagna, passando per i Balcani e il
Tavoliere delle Puglie).
Nella civiltà della Vecchia Europa (più o meno dal 7500 al
3500 a.C.), fondata sull’agricoltura e sull’allevamento, non esisteva il
dominio di un sesso sull’altro, non fortificavano i villaggi e vivevano in modo
nonviolento. I Kurgan avevano il culto del valore guerriero e con la violenza e
il patriarcato pian piano riuscirono ad avere la meglio”.
“Non ti rispondo oggi … la prossima volta che ci vediamo,
spero a breve, saprò soddisfare la tua curiosità …”
Arim propone di fare due passi in giardino, visto che c’è ed
è anche grande: “E’ il primo giorno di primavera, andiamo fuori e intanto
faccio una domanda a Piero sulla nascita della violenza. Tu sostieni, insieme
ad altri studiosi, che la violenza fu la conseguenza della produzione di cibo
in tre punti diversi del pianeta: Turchia Orientale e Mesopotamia, America
Centrale, Cina del Sud, con le stesse conseguenze negative che poi si diffusero
nel pianeta. Perché il passaggio a comunità più numerose provocò quella che tu
definisci una tragedia?”
“Il comportamento sociale nonviolento degli uomini
paleolitici era in armonia con le piccole dimensioni delle loro comunità, che
permettevano loro di conoscersi e di praticare solidarietà e cooperazione.
Molti aspetti del comportamento sociale degli esseri umani paleolitici sono
stati rilevati dagli antropologi che vissero a lungo con le culture di
cacciatori-raccoglitori nomadi di oggi – i paleolitici attuali – durante il
secolo scorso. Possiamo anche dire che l’invenzione della produzione di cibo
comportò un aumento di tecnologia, che fu accompagnato da una perdita di
umanità. La specializzazione professionale portò ad una stratificazione
sociale, senza particolari pianificazioni politiche. Più tardi si sarebbero
avute consapevoli strategie sociali basate sulla violenza uomo-contro-uomo”.
Fiori dappertutto mentre passeggiano lentamente nel
giardino.
Saman si ferma davanti ad una mimosa fiorita: “Piero,
leggevo qualche giorno fa un’intervista a Frans de Waal, il noto etologo
olandese che insegna negli Stati Uniti ad Atlanta. Ad un certo punto parla dei
Bonobo, i primati altamente socievoli e pacifici del Congo, i più vicini a noi
nella scala evolutiva. Dice che i Bonobo vanno presi sul serio, perché ci
raccontano che nell’evoluzione abbiamo ereditato attitudini più pacifiche e
cooperative di quanto pensassimo prima, senza bisogno di tutto questo
contributo della civilizzazione. Siamo meno aggressivi di quanto pensiamo di
essere.
La guerra è un’invenzione recente”.
“Sì, un’invenzione recente. Soprattutto sulla base di quello
che sappiamo delle culture pacifiche ancora viventi sulla terra, ma anche da
quello che ci ha tramandato l’arte rupestre paleolitica possiamo parlare di una
nonviolenza che è durata per almeno 50.000 anni, ma molto probabilmente per
circa 200.000 anni. Negli ultimi circa 5000 anni abbiamo perso – ma solo
culturalmente – le caratteristiche di comportamento sociale tipiche degli
esseri umani, quelle che hanno permesso ai nostri antenati di evitare
l’estinzione durante i centomila, forse anche duecentomila, anni precedenti.
Insomma bisogna ri-umanizzare l’attuale società violenta. La specie umana
potrebbe estinguersi in tempi abbastanza brevi, a causa del livello
insostenibile di violenza uomo-contro-uomo e uomo-contro-ambiente”.
Saman e Arim devono rientrare a casa per la cena: “Dobbiamo
andare purtroppo – dice Saman -. Ci piacerebbe poter continuare a parlare con
te, c’è calma e profonda attenzione alle parole … “
“Con voi c’è buon ascolto e vi ringrazio – dice Piero,
accompagnandoci al cancello -, ma vorrei aggiungere alcune cose importanti:
modeste modificazioni genetiche e importanti modificazioni culturali (da cui il
termine evoluzione bio-culturale) hanno fatto emergere, circa 200.000 anni fa,
la nuova specie Homo Sapiens da una varietà di forme di Ominidi che esistevano
in Africa. La cultura è trasmessa da una generazione all’altra in modo diverso
dall’eredità genetica, ma con lo stesso grado di fedeltà. Il fatto che il
cervello degli esseri umani appena nati non sia ancora completo dal punto di
vista funzionale può spiegare la diversità culturale degli esseri umani e come
nonviolenza e violenza siano state trasmesse da una generazione all’altra per
periodi evolutivi molto lunghi.
La definizione del comportamento sociale avviene attraverso
l’imitazione degli adulti da parte dei bambini e degli adolescenti (non
attraverso l’eredità genetica), questo spiega l’esistenza di circa 6000 diverse
culture esistenti al mondo. La trasmissione culturale del comportamento sociale
è così precisa che le diverse culture rimangono tali per lungo tempo e si è
tentati di pensare che si tratti di una trasmissione genetica, benché basti una
conoscenza elementare della biologia per capire che non è possibile”.
Dopo queste parole ci salutiamo con la promessa di vederci
presto.
Arim si affretta lungo la discesa che porta al parcheggio,
Saman procede lenta, con calma.
Le viene in mente il bel libro “Il calice e la spada” di
Riane Eisler, suggerito da Piero, dove a proposito della nostra cacciata dal
Giardino dell’Eden si scrive che si tratta di racconti basati su realtà
precedenti, sui ricordi popolari delle prime società agricole o neolitiche, che
piantarono i primi giardini su questa terra. E ancora si scrive che l’antico
poeta greco Esiodo parlò di una stirpe aurea che lavorava la terra in serena
tranquillità, prima che una stirpe inferiore introducesse il suo dio della
guerra.
Ispirato dal libro di Piero P. Giorgi
“La rivoluzione
nonviolenta”
Gabrielli editori, 2019.