07 ottobre 2024

" La furia" di Sorj Chalandon

 


di Marigabri
 
Non sapevo che farmene della pietà o della bontà. Soltanto la mia vita, soltanto la mia faccia. Soltanto la mia ombra sul muro di cinta, che cercava di arrampicarsi fino ai cocci di bottiglia per raggiungere i gabbiani.”
Ecco Jules Bonneau, un adolescente nutrito dalla propria furia.
Perché come si può resistere a lungo e ogni giorno, in un riformatorio per orfani che in realtà è una colonia penale, un luogo di soprusi e inenarrabili violenze, se non diventando duri e bastardi e refrattari a ogni possibile correzione?
 
Diventando cioè “la Tigna”, soprannome che Jules si è guadagnato sopportando tutte le vessazioni, le sadiche punizioni, i lavori forzati, le umiliazioni… senza mai cedere all’autocommiserazione, alla semplice compassione, alla follia e al pianto.
 
Trovando nella propria rabbiosa immaginazione un rifugio e uno sfogo al bisogno di giustizia: aggredire, sventrare, accoltellare, infliggere le più strazianti punizioni agli oppressori, alle guardie, agli aguzzini, ai persecutori di bambini, a chi non verrà mai punito.
Fino a quando l’immaginazione rompe il vetro impercettibile e sottile che separa la fantasia dalla realtà, fino a quando cinquantasei ragazzi si ribellano, spaccano tutto, saltano sui tavoli, urlano, picchiano, feriscono chi li ha feriti, scavalcano i muri…scappano.
Ma Belle-Île-en-Mer, nome soavissimo per una orrenda prigione, si trova su un’isola: piccola, impervia, delimitata da aspri confini e protetta dall’oceano intorno.
E così tutti verranno catturati, complici i bravi francesi che si guadagnano venti franchi per ogni bambino consegnato, tutti tranne uno, colui che ci sta raccontando questa storia: Jules Bonneau, detto la Tigna.
Un narratore con cui Sorj Chalandon, per la sua storia personale (vedi “La professione del padre”) si identifica.
La terribile prigione, istituita in Francia negli anni Venti, dove molti poveri ragazzi abbandonati e sbandati vennero rinchiusi con il pretesto di essere raddrizzati e corretti, è cronaca vera, e anche quella sfortunata evasione è accaduta veramente.
Sui rari documenti ritrovati il giornalista/scrittore costruisce questa toccante, intensa, grandiosa storia di sopraffazione e volontà di riscatto. Una storia di formazione (o de-formazione) ma anche di denuncia sociale e politica. All’interno di un periodo storico fibrillante e teso che porterà all’affermazione dei peggiori regimi totalitari in Europa.
Una storia toccante che avvince e coinvolge, fa tremare di rabbia e di dolore. Una storia che, una volta iniziata, non si può più smettere di leggere.
E mentre vediamo quella furia devastante distruggere ancora, sappiamo che per guarire dovrebbe diventare una cosa soltanto: giustizia che cura.
 
Sorj Chalandon. La furia. Guanda