26 settembre 2008

"PALOMAR" di ITALO CALVINO

 di Gianni Quilici

Inizio a leggere. Non mi piace ed in più, tra parentesi, mi fa dormire.
Riconosco subito che è scritto benissimo.Anzi che è scritto troppo bene.
Come se Calvino per scriverlo avesse di proposito dovuto osservare, studiare, accumulando un sapere per poi dispensarcelo, ma un po' da studioso, un po' dall'esterno. Ogni capitolo, infatti, è una dispensa di sapere specifico: i formaggi, gli alberi, le onde e così via. Questi capitoli non si saldano, rimangono uniti sopratutto dalla figura di Palomar.

In più mi infastidisce questo signor Palomar (e la signora Palomar) sia come personaggio che nel rapporto che lo scrittore stabilisce con lui. Perché lo sento falso. Un rapporto paternalistico. Come se lo scrittore dicesse a Palomar e Palomar a se stesso:"Poverino!" C'è nel profondo una filosofia. E' una filosofia della vita come contemplazione del microcosmo, ma a differenza di un Peter Handke, stando fermi. Insomma più letteratura che vita.

Italo Calvino. Palomar. Einaudi.