31 ottobre 2008

La musica al tempo delle crociate

di Nicola Amalfitano

Deus vult! Dio lo vuole!, così Pietro l'Eremita, chiamando alle armi per la difesa del Santo Sepolcro, dava inizio alla prima Crociata, nota come "Crociata dei poveri".
Nei secoli XII e XIII il tema delle Crociate si aggiunge a quello amoroso, religioso ed epico, appartenenti alla tradizione trobadorica, e si adottano nuovi strumenti musicali sull'influsso delle sonorità orientali, principalmente arabe.
L'organo è ancora lo strumento principe per l'accompagnamento liturgico; le corti risuonano della melodica arpa e in esse si diffondono, per la loro facile portabilità, la viella ad arco, la ghironda e il liuto; si fa uso anche di strumenti più tipicamente militari quali il flauto traverso, la tromba diritta, il tamburo.
In quegli anni le forme musicali si modellano sul canto piano e il dramma liturgico, senza che il canto profano abbia guadagnato ancora una identità ben definita.
La Chiesa con la liturgia, la preghiera, il canto dei salmi quotidianamente offre occasioni di canto. Il canto "gregoriano" è preghiera: l'Antiphonarium Cento, un grande libro di canti liturgici raccolti da papa San Gregorio Magno, era legato con una catena d'oro all'altare di San Pietro per la libera consultazione di tutti i pellegrini.
Il dramma liturgico rappresenta eventi delle Sacre Scritture e talvolta episodi di vita dei santi; è una struttura con dialoghi in canto piano dove gli strumenti hanno il mero compito di sostenere la voce, accompagnandola e ripetendone la melodia.
Intorno al 1100, gradualmente si sviluppa la polifonia liturgica: all'unica linea melodia gregoriana si sovrappone una voce spostata di un intervallo di quarta o quinta, le due voci poi chiudono all'unisono. Questa tecnica di abbellimenti diventa via via sempre più sofisticata con la sovrapposizione di parti e voci diverse, dando così origine al mottetto ed alla polifonia vera e propria. Un ruolo considerevole in questo processo di evoluzione appartiene alla Scuola di Notre-Dame con i due maggiori rappresentanti, Leonin e Pérotin.
La polifonia richiede regole precise, una scala di toni esatta ed invariabile, un metodo di scrittura efficace e dettagliato che tenga conto delle armonie sempre più complicate e impossibili da ritenere a memoria.
È merito del monaco benedettino Guido d'Arezzo la codifica della moderna notazione musicale che, insieme al tetragramma, sostituisce la notazione neumatica allora in uso.
Nel XII secolo la musica profana risente ancora dell'influenza liturgica tanto da ricorrere spesso alla tecnica detta "contrafactum": si ripropongono melodie sacre dove il testo religioso viene sostituito da versi licenziosi o burleschi; ne sono massimo esempio i Carmina Burana, raccolta di canti tedeschi del 1230.
Frattanto, grazie all'opera dei menestrelli, trovatori, jongleurs, minnesänger, presso le varie corti si afferma la lirica cortese in lingua volgare; non si scrive solo secondo le convenzioni dell’amore cortese, ma si mettono in risalto anche temi guerreschi ispirati alle Crociate. I canti di crociata danno voce ai diversi aspetti del pellegrinaggio: le pie devozioni lungo il cammino, l'esortazione alla conquista del Santo Sepolcro, le dame in attesa del ritorno dei loro cavalieri. Il mottetto diventa anche strumento di satira.
Tutto questo fermento costituisce una forte spinta propulsiva che determina, finalmente, l'affrancazione della musica profana da quella liturgica; ne è testimonianza l'abbondante produzione di ballate e madrigali in Italia e Francia.

Ancora, comunque, la musica strumentale, intesa come espressione artistica autonoma, non legata a funzioni di accompagnamento, non esiste; intorno al 1325 datano i primi arrangiamenti per tastiera di composizioni vocali.