05 luglio 2009

"Ricordi e commenti" di Igor' Stravinskij e Robert Craft


di Maddalena Ferrari

E' una serie di conversazioni tra Stravinskij e Robert Craft, direttore d'orchestra statunitense, che è stato amico e collaboratore del compositore e ha diretto spesso le sue opere. Tali conversazioni abbracciano tutta la vita di Stravinskij, dai ricordi russi alle “Prospettive di un ottuagenario”, come s'intitola l'ultimo capitolo,

Robert Craft fa domande precise e stringate, ma dà agio al suo interlocutore di rispondere a lungo e con libertà; quasi non interloquisce con lui, limitandosi a precisare in alcune note ciò a cui Stravinskij accenna; in certi casi, cultore dell'esattezza storica, ai limiti della pignoleria, corregge i dati forniti erroneamente all'artista; inoltre interviene personalmente come narratore per il periodo per il quale non dispone di “conversazioni”e lo fa con secchezza e precisione, in modo assolutamente anonimo.

Stravinskij si diffonde nelle sue risposte, collegando elementi narrativi con riflessioni sui personaggi che ha conosciuto (musicisti, scrittori, pittori, artisti e intellettuali in genere), sulle culture e sulle opere e naturalmente sulle composizioni musicali, sue e altrui.
E' singolare il fatto che parli poco di sé, dei fatti che riguardano la sua esistenza. Fanno eccezione gli anni dell'infanzia e dell'adolescenza: i rapporti difficili con i familiari, genitori e fratelli; e poi Pietroburgo: le immagini, gli odori e soprattutto i rumori. E poi il periodo della morte della figlia, seguita, a breve distanza, da quella della prima moglie e poi anche da quella della madre: Stravinskij nota che davvero fu in grado di andare avanti solo componendo (la sinfonia in do, in cui peraltro afferma non esserci espressione dei suoi sentimenti di angoscia di quel periodo). Infine la vecchiaia, tempo di umiliazioni (“come la mia infanzia”) e di limitazioni, fisiche e mentali.

E singolare appare altresì che le grandi tragedie del “secolo breve” gli scivolino addosso, sembra, senza coinvolgerlo, anche se è costretto a farvi riferimento: le guerre, lo stalinismo, il nazismo, il fascismo (ha conosciuto di sfuggita Mussolini).

Ciò di cui a Stravinskij piace parlare sono soprattutto, come già accennato, gli intellettuali, gli artisti, non solo musicisti, che egli ha conosciuto nella sua lunga vita, e, al massimo grado, della musica, sua e degli altri compositori, del presente e del passato.
Dagli anni di Pietroburgo a quelli in Svizzera e in Francia, dal breve soggiorno in Italia a quello lunghissimo negli Stati Uniti, tutta o quasi l'intellighenzia tra fine '800 e buona parte del '900 ha avuto qualche rapporto con lui: e scorrono così i nomi di Proust, D'Annunzio, Cocteau, Céline, Majakovskij; Kandinskij, Giacometti, Rodin, Picasso; Rimskij-Korsakov, Debussy, Ravel, Satie, Puccini, Bartòk, Schönberg ...

Tra gli artisti, un ruolo di rilievo lo svolge l'impresario Djaghilev, il creatore dei “Ballet russes” e realizzatore di numerose messe in scena di opere di Stravinskij, il quale ne parla con ammirazione, ma anche con ironico distacco, in riferimento alle sue eccentricità e l'esibita omosessualità.

L' intellettuale più ammirato è Aldous Huxley, di cui il musicista ammira il “punto di vista” più vicino all'universalismo di chiunque altro egli conosca e tratteggia un ritratto affettuoso, altamente elogiativo, senza però rinunciare alla sua vena scherzosa

Tra i musicisti del suo tempo, Rimskij-Korsakov è il padre iniziatico, amato, ma a cui ci si ribella.

E Schönberg , nonostante le differenze teoriche ed estetiche, il genio riconosciuto.

Alla domanda di Craft se il xx secolo sia stato musicalmente fiorente, Stravinskij risponde con semplicità che “i voli più alti” e cioè la sua “Sagra della Primavera” (a proposito della quale tuttavia afferma di non essere tuttora soddisfatto di ogni sua parte) e “Pierrot lunaire” e “Gurre- Lieder” di Schönberg pensa che “reggano il confronto con grandi opere del passato”. E aggiunge: “ ...ma da nessun compositore del periodo moderno è sgorgato un fiume di musica paragonabile ai fiumi di Bach, Mozart e Beethoven.”

Degli autori del passato, “Monteverdi è il primo grande musicista a cui possiamo sentirci vicini”. Di Mozart, ama ascoltare più spesso di ogni altra creazione il “Flauto magico”, anzi, precisa, solo la musica dell'opera, che “accede a un'importanza indescrivibile nella coscienza umana”, per il suo significare il trionfo della Vita sulla Morte.

Ma il prediletto, sopratutto negli ultimi tempi, è Beethoven, meno perfetto di Bach e di Mozart, ma dal talento “più umano e comprensibile”. E di Beethoven l'artista analizza pezzi di partiture, esprimendo preferenze ed anche disamori, con energia, acutezza e fluidità.

Come fluido, semplice e leggero è il suo discorso sulla propria musica, di cui egli individua ascendenze e richiami, senza infingimenti, e pure difetti.
Craft gli rivolge domande precise sulle modalità di composizione delle sue opere e lui risponde con rigore e pazienza, fornendo una gran quantità di dati storico-autobiografici.

Riguardo al vero e proprio processo creativo, se il genio dell'arte rimane in fondo un mistero, come anche il rapporto tra commissione e invenzione, il compositore sa di dover seguire la logica del suo orecchio e mettersi a lavorare al piano per poter pensare, esplorando le possibilità, stabilendo rapporti melodici, armonici o ritmici. Non conosce il valore di ciò che compone, mentre lo compone. Ama tutte le sue creazionie e, come un padre, favorisce quelle più arretrate e mal formate; ma lo eccita soprattutto ciò che sta per comporre.

Stravinskij ha attraversato tutte le culture e le “mode” del '900, senza legarsi a nessuna, né fondandone di nuove; ha fagocitato tutto, rielaborandolo personalmente e originalmente, esplorando, le novità e ripercorrendo itinerari classici, con potenti invenzioni armoniche, timbriche e ritmiche spesso stupefacenti. Il testo ci dona un ritratto, che fa intravedere questa grandezza, ma che soprattutto ci permette di avvicinarci all'uomo, al suo ragionare di musica libero, senza schemi preordinati e purtuttavia con la perizia e la naturalezza di chi dalla musica è compenetrato profondamente.



Igor' Stravinskij e Robert Craft. Ricordi e commenti (Memories and Commentaries”). Traduzione di Franco Salvatorelli. Adelphi Edizioni. Pag. 414. Euro 36,00.