23 settembre 2010

"L'africano" di J. M. G. Le Clézio

di Gianni Quilici

Lo aveva suggerito Giovanna Zucconi a Che tempo fa. L'ho letto, mi ha infine commosso.

E' una scheggia autobiografica, che ha come protagonista il padre dello scrittore e l'Africa.
Infatti a 8 anni lo scrittore è costretto a lasciare Nizza con la madre per raggiungere il padre, medico in Nigeria. Lì scopre la grandiosità dell'Africa, dove tutto -spazi, luce, natura- è estremo.

Scrive:”Una libertà così intensa che mi eccitava, mi inebriava, mi procurava un piacere quasi doloroso...” “La distesa d'erba davanti alla capanna era immensa, pericolosa e invitante come il mare...” “Più che il volto, l'Africa era il corpo. Era la violenza delle sensazioni, la violenza dei desideri, la violenza delle stagioni...” “Una violenza aperta,reale, chemi faceva vibrare... Temporali come non ne ho visti né sognati, il cielo come inchiostro, striato di lampi, il vento che piegava i grandi alberi...”


Ciò che non conosce, cioè non capisce, è il padre, di cui soltanto ora è capace di tracciare storia e carattere. Questo amore retroattivo verso il padre e l'Africa è lancinante.


E' una nostalgia senza nostalgia, che dilaga senza sentimentalismi, come qualcosa che si è infine capito, ma che non si può più rivivere.



J. M. G. Le Clézio.
L'africano. Traduzione di Maurizia Balmelli. Instar libri, € 10