03 novembre 2010

"Sogni perduti" di Luigi Martini

di Gianni Quilici

C'è una ragione per cui Luigi Martini, ex calciatore della Lazio-scudetto, può risultare con questo libro autobiografico Sogni perduti (Mursia editore) come un personaggio forse unico nel panorama calcistico di questi decenni.

In questo libro, infatti, la sua vita viene scandita da sogni, che diventano scelte e da scelte che diventano anche svolte radicali. Sono queste svolte, e la forza di alcune di queste, l'originalità del libro e dell'autore. Filosoficamente si potrebbe affermare che Luigi Martini sia inconsapevolmente un esistenzialista sartriano: un uomo, cioè, che si inventa, che si è inventata la vita.

Primo sogno: diventare un calciatore famoso. Ed è un sogno che nasce nell'infanzia in lucchesia, a Lammari, negli anni '50, in una situazione familiare dolorosissima, per la morte della sorellina per una peritonite non diagnosticata. Questo sogno ha un inizio, una mattina del 1955 a sei anni, quando sul ciglio della strada vede “una piccola palla bucata e indurita dal gelo”. Da lì passa da partite immaginarie giocate con se stesso a quelle all'oratorio, da un prima squadra giovanile alla Lucchese, per poi, nel volgere di breve tempo, transitare dal Livorno al Siena per arrivare infine alla Lazio, che gli darà onori, scudetto e nazionale.

Secondo sogno: a 30 anni. Ha appena vinto lo scudetto ed è ancora competitivo tanto che Nils Liedholm lo richiede per la Roma. Decide invece di smettere. E' una svolta coraggiosa: inizia corsi di pilota all'Italia, ritornando ad essere, lui campione, uno dei tanti giovani in cerca di futuro, scegliendo di passare da 8 milioni a sole 400 mila lire al mese. Dopo un anno viene promosso pilota, diventa responsabile, ogni volta, della sicurezza dei passeggeri, matura, scopre l'umiltà, la freddezza , l'umanità e lo spazio: l'abbraccio dell'infinito, una visione d'insieme ed anche più distaccata della vita.

La terza svolta è, invece, casuale, quella a cui nel libro egli dedica minor spazio. Senza quasi volerlo diventa, infatti, deputato di Alleanza Nazionale. Qui scopre il Parlamento, la politica e i politici. Entrare nell'ingranaggio parlamentare, interagire con un ambiente dove la trasparenza e la lealtà sono poco diffuse sarà duro, ma gli servirà per raffinare, radicare e cercare un'altra strada.

Che sarà la quarta e più esaltante svolta, il sogno più grande, quello che Martini vive tuttora: il mare.

Qui Luigi Martini scrive le pagine più profonde e poetiche, in cui trasmette la filosofia a cui è progressivamente arrivato: vivere il mare, conoscerne la natura e i movimenti, rispettarlo e contemporaneamente avere un orizzonte davanti aperto e illimitato, non avere più radicamenti, né certezze, sentirsi inserito nella natura, diventare essere minuscolo nella grandezza del creato. C'è una concezione della vita e una felicità nell'osmosi con l'universo che mi ha fatto pensare, in quel senso, agli ultimi scritti di Tiziano Terzani.

Tutto il libro è percorso da sogni, che diventano sfide, ma è nelle pagine sul mare che Martini raggiunge quella essenzialità filosofica e poetica, che ha fatto scrivere ad Antonio Ghirelli: “Credo che questo libro di Luigi Martini sia uno dei più bei libri mai scritti sul calcio” Non sul calcio penso, che è forse la parte più debole del libro, anche se gustosa nella descrizione dei rapporti conflittuali tra i calciatori stessi. A partire dal calcio, ma sulla vita come scelta, come sfida, come ricerca e felicità, come bilancio, sia pure provvisorio di un orizzonte ancora aperto.