19 gennaio 2011

6° Lucca Digital Fest “Il dono” di Giorgia Fiorio

di Gianni Quilici


Lucca Digital Fest, nato e in buona parte gestito a Lucca sotto la direzione artistica di Enrico Stefanelli, è da sei anni uno dei pochissimi appuntamenti annuali di spessore europeo della nostra città.

In questi sei anni ha visto, infatti, la presenza fisica e/o fotografica di grandi personaggi come Steve McCurry, Elliott Erwitt, Richard Evadon, Roberto Bazan, Berengo Gardin; ha organizzato una miriade di incontri: letture di immagini e proiezioni, filmati e presentazioni di libri, riflessioni sulla fotografia e meditazioni; infine, ha un successo costante di pubblico.

Quest'anno sono state presentate 17 mostre, tra cui quelle di maestri consacrati come Jan Saudek o Horst P. Horst e la consueta rassegna con il grande concorso di fotogiornalismo della “World Press Photo 2010”.

Tra tutte queste mostre mi ha colpito particolarmente “Il dono” di Giorgia Fiorio, il cui libro, non a caso, ha ottenuto il patrocinio dell'UNESCO per la salvaguardia del patrimonio immateriale.

Innanzitutto mi ha colpito per la sottigliezza e la complessità con cui la Fiorio motiva questo titolo.

Il dono” è, infatti, per la fotografa “ la vita umana ricevuta quale grazia e offerta come tributo, sacricio, conservazione... è (quindi) la vita stessa, e poiché indissolubile da essa, anche la morte”.

Da qui una ricerca fotografica durata nove anni, attraverso trentotto Paesi. Paesi, per lo più, poveri, che più radicalmente hanno conservato le memorie del Passato, in cui è più possibile, quindi, documentare la storia del Credere, perché più diretto è il rapporto con il Mistero e il Sacro e più percebile è il senso dell'esistenza tutta nella sua complessità. Motivazioni che sembrerebbero più da antropologa che da fotografa. Soltanto che in popolazioni, dove le credenze concorrono a creare un'identità forte, questo tipo di rapporto non è soltanto intimo ed intenso, ma anche pubblico e collettivo, filtra attraverso riti e spoliazioni, sacrifici e danze, meditazioni e rigenerazioni. Con al centro la visibilità del corpo e dei corpi e ciò che essi esprimono dentro e fuori.

Giorgia Fiorio quindi ha raccolto per un verso un enorme materiale fotografico utile alla storia e alle varie branche di essa; per un altro verso ha “fissato” attimi di intensa bellezza espressiva.

Prendiamo uno di questi scatti, che ha apparentemente una dimensione più spettacolare-sportiva che religiosa. In questa foto Giorgia Fiorio ha colto l'attimo più straordinario di un rituale iniziatico estremo praticato nell'isola di Pentecoste, il bungee jumping, in cui gli uomini si lanciano da rudimentali e alte torri, alle quali sono legati con delle liane come auspicio per il raccolto dell'igname. Foto straordinaria perché ferma il preciso momento, in cui il corpo appare sospeso orizzontalmente nel vuoto come per miracolo divino. Equilibrio ammirevole di bellezza fisica e di geometrie, di esibizione e di ritualità. Si può non sapere niente di ciò che la foto vuole esprimere; colpisce di per sé, al di là di ogni conoscenza.

da Arcipelago, rivista dell'Arci di Lucca