24 gennaio 2013

"Volevo fermarmi ad ascoltare" di Anna Pieroni



Foto di Gianni Quilici
                                                      
Volevo fermarmi ad ascoltare

Oggi ho sentito le ultime cicale
raccontare la storia di questa estate

Volevo fermarmi ad ascoltare
avrei dovuto
ma una ruota girava
e l’altra seguiva
e i pedali andavano
e si portavano dietro il piede
e l’altro seguiva

e le cicale celebravano

Sono passata così
attraverso la porta delle mura

attraverso un improvviso silenzio

Al di là nessun canto
nuvole soffici
un tepore settembrino

Avrei voluto tornare indietro
avrei dovuto

a riprendermi un pezzo
di splendore estivo
di malinconia marina
di sera selvaggia
di stelle cadenti
di ambra e corallo
di turchesi e giada
di erbe profumate
di intese e abbandoni
di passato
passato

Ma una ruota girava
e l’altra seguiva
e io andavo
così
nella traccia obbligata

E non era in mio potere
Fermarmi
             Anna Pieroni



Leggo questa poesia di Anna Pieroni e immediatamente mi colpisce.

Primo: per l'andamento prosaico di chi racconta una scheggia di vita quotidiana che scorre.

Secondo: per il ritmo che i versi quasi subito assumono con l'uso di tutte quelle forme retoriche (l'anafora e l'iterazione, l'alliterazione e l'assonanza ), che danno musicalità e movimento stesso allo scorrere delle immagini.

Terzo: per i contenuti stessi della poesia, che sono-diventano movimento. Si “pedala”, infatti, sia nel paesaggio che muta (la porta delle mura e le nuvole soffici), sia nello snodarsi dei “suoni” ( le ultime cicale e l'improvviso silenzio).

Quarto: la semplicità (apparente) della poesia si fa complessa, senza tuttavia perdere la sua (apparente) semplicità. C'è come un salto filosofico, ma lieve da sembrare quasi involontario.

Ecco, infatti, stagliarsi di fronte a noi in un frenetico succedersi, il Passato, che ha il ricordo, la nostalgia abbagliante dello “splendore estivo”: la malinconia marina, la sera selvaggia, le stelle cadenti le intese e gli abbandoni eccetera, eccetera. E però questo passato è fuggito, non può essere ripreso, così come è appena fuggito (...“una ruota girava/e l'altra seguiva”...) il presente: quel canto delle cicale. Dunque: il passato è passato, ma pure il presente è passato. Ci resta soltanto inevitabilmente il flusso del presente, che tuttavia non può essere fermato, neppure per un istante.
 Ecco fondersi nella poesia canto e immagine in movimento, semplicità e complessità, vita quotidiana e senso filosofico dell'esistenza.

Ma chi è Anna Pieroni? Nel profondo è la sua poesia. Da sempre ella scrive, ma solo da pochi anni ha iniziato “timidamente” a “mostrarsi”. Con risultati anche visibili:  3° Premio Nazionale di Poesia “Giancarlo Galliani” e quest'anno 1° Premio nazionale “città di capannori”. Ma soprattutto Anna Pieroni, mi dice, sta scoprendo in se stessa “nuove forze, nuove passioni, nuovi orizzonti”.  
                                                                                                   Gianni Quilici
                                                                                                                                                                                                               


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