18 dicembre 2016

"Fotografie" di Roberto Panzani

            Lo sguardo lungo di Roberto Panzani

di Luciano Luciani

Non era un segreto per nessuno che nei momenti liberi dai doveri professionali e dagli impegni familiari, lo sguardo curioso e penetrante di Roberto Panzani, attraverso la mediazione della macchina fotografica, si posasse, spesso, spessissimo su immagini di luoghi e persone. 


Migliaia di scatti, quasi sempre di buona - talora ottima, in alcuni casi eccellente - qualità e fattura. Foto ragionate, pensate nella testa e elaborate nel cuore e, forse, anche nella pancia. A testimonianza che per Roberto la fotografia era ben più di un hobby e appena qualcosa di meno di un lavoro: una passione che nel corso degli anni aveva saputo appropriarsi di spazi sempre più larghi della sua esistenza, contendendoli ai decreti e alle normative, ai codici e alle Gazzette Ufficiali. 

Migliaia di negativi e solo alcuni tra questi emersi alla dignità della stampa secondo criteri tanto personali, quanto severi: soprattutto paesaggi lucchesi e toscani, antropizzati ma privi di presenze umane e per questo, forse, intrisi di una loro pacata serenità che sconfina in una velata malinconia; oppure immagini di uomini e di donne: figure umane cariche di passato, di storia, di esperienze che nei volti, nei corpi, negli abiti, nelle posture  mostrano un'umanità mossa, drammatica, meno pacificata...
 

Fotografie rigorosamente in bianco e nero, le due estremità della scala cromatica: la luce e le ombre, i cromatismi del Levante e del Ponente, le tinte in cui si condensano "le alternative di speranza e disperazione a cui l'umanità è sempre soggetta" (R. Frank). Gli stessi stati d'animo che l'avvocato Panzani incontrava ogni giorno nelle aule dei tribunali e che gli rimanevano dentro, sedimenti di complicate, problematiche, sofferenti vite degli altri, bisognose d'aiuto: legale e non solo. E per rimettere ordine in un mondo caotico, quando non impazzito, per restituire a se stesso e offrire agli altri agli altri senso, direzione e significato, l'avvocato Panzani usava la fotografia. Al posto delle parole, quando si accorgeva che anche le più nobili tra esse - libertà, uguaglianza, giustizia, solidarietà... - erano ormai consumate, trite, inani. 

Fotografava, Roberto Panzani, per non smemorare i frammenti di bellezza che coglieva nel mondo delle cose e degli uomini, istanti fugaci che valeva la pena di afferrare e fissare prima che svanissero per sempre. Fotografava, come dice Daniel Pennac, "per  non smettere di guardare": ovvero continuare a praticare l'esercizio imperterrito dello sguardo. Sempre con attenzione e interesse, ammirazione e amore, dolcezza e stupore. Per abbracciare per sempre e partecipare ad altri occhi e cuori sensibili le relazioni indecifrabili, sottese, le armonie misteriose comunque presenti nella realtà: le cose inesplicabili che nessuno può vedere prima che esse siano fotografate. Perché chi verrà dopo di te possa vedere, sentire con i tuoi occhi: quelli del fotografo, colui che sa disegnare nella luce e con la luce. 

Anche questo è stato l'avvocato Panzani: e il libro fotografico che avete sotto gli occhi, così intenso e meditato, è un suo dono, non il solo, a familiari e amici, colleghi e conoscenti. È la memoria della sua idea del mondo.

Roberto Panzani, Fotografie, La Grafica Pisana- Bientina (Pisa), 2016

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